STRANIMONDI

Streghe di tutti i giorni

Stranimondi questa settimana ci racconta del nostro quotidiano visto dal punto di vista di Silvia Bencivelli nel suo romanzo d'esordio

STRANIMONDI – Con la nostra rubrica spesso visitiamo mondi lontani nel tempo e nello spazio, popolati da esploratori, astronauti, supereroi e creature bizzarre, studiando la scienza di cui sono intrise le loro storie. Ma anche il nostro mondo quotidiano può essere un’ottima ambientazione per una narrazione dove la scienza ha un ruolo di primo piano.

Prendiamo la storia di Alice, raccontata da Silvia Bencivelli nel suo romanzo d’esordio, Le mie amiche streghe. Alice ha quasi quarant’anni, è una giornalista scientifica laureata in medicina ed è precisa, ironica, talvolta saputella. Soprattutto con Valeria, Arianna e Lucia, amiche da una vita, da quando ha scoperto che sono diventate streghe. Non aspettatevi nessuna deriva urban fantasy, le amiche in questione – che, come Alice, sono “figlie della stessa borghesia intellettuale di sinistra” e laureate in materie scientifiche – non lanciano incantesimi, non creano pozioni magiche, non evocano creature sovrannaturali. Però credono alla magia.

Valeria, per esempio. Nonostante il suo dottorato in biologia molecolare è convinta che mettersi in una stanza al buio con una torcia puntata sul pube possa aiutare il bimbo podalico che porta in grembo a girarsi dalla parte giusta. Arianna invece è anestesista. Alice e le altre l’hanno sempre considerata predestinata a indossare il camice bianco. Ma Arianna dà ai suoi figli pozioni basate sui principi della similitudine del farmaco e della memoria dell’acqua. Mentre Lucia, laureata in chimica, usa l’aggettivo “chimico” con quella stessa accezione negativa che molti gli attribuiscono, in contrasto con la positività di tutto ciò che è “biologico” e “naturale”.

Alice non ci sta, non si capacita di come quelle persone istruite e razionali con le quali è cresciuta siano diventate streghe. E la sua doppia deontologia, medica e giornalistica, la induce a cercare di smontare queste superstizioni, citando dati, prove, fatti documentati. E pazienza se ciò può provocare negli altri “una fragorosa esplosione di palle”.

Ma il conflitto con la stregoneria delle amiche non è l’unico che Alice deve affrontare. Ce n’è un altro, interiore, che la spaventa, e di cui parla il meno possibile e in maniera evasiva. È grazie a questo evento che emerge lo strabismo identitario di Alice, divisa fra la sua parte precisina e quella emotiva che, come le dice un’altra sua amica, “sa dire di aver paura”.

Il protagonista razionale che entra in contatto con il suo lato irrazionale è un archetipo narrativo molto sfruttato, che Bencivelli riesce a declinare con naturalezza e senza cadere nella banalità. Nel corso della storia Alice cambia senza però perdere le sfumature di complessità che la caratterizzano, senza rinunciare a una delle due anime a favore dell’altra. Continua a cercare un modo adatto per definire sé stessa, senza disdegnare cose come un oroscopo descrittivo – non predittivo – che sembra aver colto alcuni aspetti di lei. E, soprattutto, accetta la possibilità che anche lei, nonostante la sua doppia predisposizione deontologica al rigore scientifico, ogni tanto cerca conferme per quello che crede di aver capito. Il che, forse, non la rende poi così diversa dalle sue amiche streghe.

Le mie amiche streghe parla di tante cose: dell’amicizia, della complessità, del bias di conferma (da cui nessuno è immune), dell’ossessione per la comprensione. Tutti argomenti che si annodano nelle introspezioni di Alice e nei suoi dialoghi con amiche, parenti e colleghi. Nei quali ogni tanto si inseriscono gli spiegoni con cui la protagonista smonta alcune delle bufale più comuni, dal legame fra vaccini e autismo ai falsi esperimenti sulla memoria dell’acqua.

Spiegoni che però in alcuni punti spezzano il ritmo e la vivacità dei dialoghi, e danno la sensazione che queste spiegazioni non le stia facendo Alice alle sue amiche, ma Silvia ai suoi lettori. Un approccio che tradisce la deformazione professionale dell’autrice e rischia di trasferire su di lei l’eccesso di pignoleria della protagonista, dando così l’impressione di avere a che fare con un debunking mascherato da romanzo. Il che in sé non è un problema, ma a tratti potrebbe indebolire la struttura narrativa del libro e distogliere l’attenzione dagli altri temi che affronta.

Un peccato più che perdonabile per un romanzo di esordio, soprattutto contando che Bencivelli riesce a evitare i toni didascalici grazie a una scrittura fresca e spigliata, ironica senza essere troppo ammiccante, scorrevole senza essere piatta.

A ciò si aggiunge una riuscita caratterizzazione dei personaggi, a partire da un’Alice sfaccettata e definita dai suoi pregi così come dalle sue debolezze, fino a includere anche i comprimari che, in un romanzo così incentrato sull’introspezione della protagonista, rischiavano di essere poco più che macchiette che vivono di luce riflessa. Non è così, per fortuna, ciascuno di essi ha un suo spessore e una sua identità fatta di pregi e difetti, e non di rado è proprio a loro che Bencivelli affida riflessioni interessanti. Come questa di Arianna, su cosa definisca un buon medico: “a volte la differenza la fa quell’attimo di attenzione in più o di sensibilità che non potrai mai misurare. Ed è anche una cosa di cui sono orgogliosa: tu pensi che io sia un bravo medico perché ho studiato tanto, ma io so di essere un bravo medico soprattutto perché ho sviluppato una sensibilità che ho imparato con l’esperienza”.

Questa attenzione alla caratterizzazione dei personaggi, ai loro rapporti e ai loro dialoghi, contribuisce ad aumentare il senso di verosimiglianza della vicenda e a rendere Le mie amiche streghe un romanzo piacevole e scorrevole, capace sia di coinvolgere il lettore sia di offrire spunti di riflessione sul modo in cui affrontiamo problemi e paure.

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Michele Bellone
Sono un giornalista e mi occupo di comunicazione della scienza in diversi ambiti. I principali sono la dissemination di progetti europei, in collaborazione con Zadig, e il rapporto fra scienza e narrativa, argomento su cui tengo anche un corso al Master di comunicazione della scienza Franco Prattico della SISSA di Trieste. Ho scritto e scrivo per Focus, Micron, OggiScienza, Oxygen, Pagina 99, Pikaia, Le Scienze, Scienzainrete, La Stampa, Il Tascabile, Wired.it.