SCOPERTE

Le origini degli antichi Egizi svelate dal primo sequenziamento di DNA

L'analisi del DNA di 90 mummie ha permesso di tracciare uno scenario di migrazioni e mescolamenti genetici.

Gli autori del nuovo studio non solo sono riusciti nell’intento di compiere sequenziamenti precisi del DNA mitocondriale delle mummie egizie, ma sono stati pionieri nell’estrazione di DNA nucleare. Crediti immagine: Pixabay

SCOPERTE – In un’epoca in cui la scrittura si esprimeva mediante immagini, la Valle del Nilo era teatro di una delle forme più avanzate di civiltà che erano fiorite nel Vecchio Mondo. Gli antichi Egizi nel corso di 4.000 anni di storia hanno lasciato il segno tangibile della loro cultura nell’impressionante architettura funebre e rituale, prima ancora che nei testi dei geroglifici e nei precisi calcoli matematici e astronomici. Furono innovatori senza eguali in un crocevia di popoli e culture, capaci di creare una società florida e ricca in ogni settore, raggiungendo vette che ancora oggi sorprendono tenuto conto del livello tecnologico dell’epoca.

Ma chi erano costoro? E soprattutto, quanto del loro passaggio è custodito nel patrimonio genetico attuale? A tutt’oggi le vicende che hanno dato origine alla società dell’Antico Egitto non sono del tutto chiare, e non conosciamo con precisione l’eredità che hanno trasmesso a livello genetico nella popolazione odierna. Ma un nuovo studio pubblicato su Nature, avvalendosi dei dati forniti dal sequenziamento del DNA, aggiunge preziosi tasselli che permettono ora di tracciare un più chiaro identikit genetico del popolo egizio antico e degli attuali abitanti della regione. Come illustrano gli autori – un team guidato dai ricercatori dell’Università di Tubinga e del Max Planck Institute for the Science of Human History in Jena – gli antichi Egizi erano imparentati soprattutto con gli agricoltori di Anatolia, Giordania e dell’attuale Israele, mentre nell’origine delle popolazioni attuali hanno influito i numerosi afflussi provenienti dall’Africa sub-sahariana che avvennero negli ultimi 1.500 anni.

Lo studio è partito dal sequenziamento del genoma di ben 93 mummie egizie risalenti al periodo tra il XIV e il V secolo a.C.. Si tratta di dati preziosi, poiché finora le informazioni genetiche provenienti dagli antichi Egizi erano scarse e frammentarie, a causa di limiti metodologici dovuti alla conservazione incompleta e alle contaminazioni. Si pensava che non fosse possibile ottenere campioni di DNA sufficientemente conservati da poter compiere sequenziamenti efficaci, per via delle difficili condizioni climatiche cui le mummie sono state sottoposte.

Gli autori del nuovo studio non solo sono riusciti nell’intento di compiere sequenziamenti precisi del DNA mitocondriale delle mummie egizie, ma sono stati pionieri nell’estrazione di DNA nucleare di comprovata affidabilità, grazie a precisi metodi di autenticazione. Un deciso passo avanti che fa ben sperare di poter continuare sulla strada di compiere analisi genetiche direttamente sulle mummie, una vera miniera di informazioni su questo popolo e non solo.

Le mummie provengono tutte dal sito di Abusir el-Meleq, situato lungo il Nilo nell’Egitto centrale, custodite all’interno di due distinte collezioni conservate all’Università di Tubinga e al Museum of Prehistory of the Staatliche Museen zu Berlin. Il sito era un centro cerimoniale legato al culto di Osiride e della vita dopo la morte, un luogo di sepoltura che costituiva una scelta d’elezione per i membri dei ranghi più alti della società.

In totale, i ricercatori hanno estratto DNA mitocondriale da 90 individui – la parte del genoma ereditato solo per via materna – mentre da altre tre mummie di diverse epoche sono riusciti a estrarre il DNA nucleare, che dà informazioni anche sull’eredità della linea paterna, e che è più difficile da estrarre da materiali antichi.

I dati raccolti sono sufficienti a tracciare uno scenario di migrazioni e mescolamenti genetici piuttosto definito. Gli antenati degli antichi Egizi erano coltivatori neolitici provenienti dall’attuale Vicino Oriente, e soprattutto Giordania, Israele e Anatolia. Il genoma delle mummie ha subito minime variazioni nell’arco di 1300 anni, segno che i cambiamenti politici e le diverse tappe colonizzatrici non produssero alterazioni tangibili a livello del patrimonio genetico. Un dato, questo, che risponde in modo chiaro a una delle principali domande che i ricercatori si erano posti prima di iniziare le indagini. “In particolare, eravamo interessati a guardare ai cambiamenti e alle continuità nel make-up genetico degli antichi abitanti di Abusir el-Meleq.”, racconta Alexander Peltzer dell’Università di Tubinga. “Volevamo testare se le conquiste di Alessandro Magno e di altre potenze straniere avessero lasciato un’impronta genetica nella popolazione egizia antica”, aggiunge Verena Schuenemann, ‘group leader’ dell’Università di Tubinga e tra i firmatari principali dell’articolo.

Il passaggio di Alessandro Magno e degli altri popoli stranieri (soprattutto Assiri, Persiani e Romani) fu impattante per la cultura egizia, accompagnandola verso il tramonto, eppure non lasciò tracce importanti nel loro DNA. Si osserva in sostanza una netta continuità tra le popolazioni di epoca pre-tolemaica (precedente al 332 a.C.), tolemaica (fra il 332 e il 30 a.C.) e romana (successiva al 30 a.C.).

Il patrimonio genetico delle popolazioni stanziate in Egitto ha subito invece un drastico cambiamento negli ultimi 1500 anni, per via di abbondanti mescolamenti con popoli di origine sub-sahariana. Il dato è particolarmente evidente a livello del DNA nucleare. In quest’ottica, gli egiziani attuali sono geneticamente meno affini agli antichi Egizi rispetto alle popolazioni sub-sahariane, con le quali condividono un 8% in più di DNA in comune.
Non si hanno a disposizione sufficienti dati sul popolamento dell’Egitto per chiarire le ragioni di questa variazione, ma è probabile che in precedenza gli afflussi sub-sahariani fossero limitati da una viabilità più difficile lungo il Nilo e dalla scarsità di traffici commerciali, i quali in seguito si svilupparono maggiormente, raggiungendo il culmine nel periodo della grande tratta degli schiavi che iniziò 1300 anni fa.

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