SCOPERTE

Il sonno e i pensieri ossessivi

Non bisogna considerare solo il numero di ore di sonno, ma anche il momento in cui si va a letto: le abitudini legate al riposo possono influenzare i sintomi di alcuni disturbi mentali.

Il sonno può influenzare la capacità di controllare i pensieri ossessivi nei pazienti che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo. Crediti immagine: Public Domain

SCOPERTE – Andare a letto tardi peggiora i sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo. Lo afferma uno studio condotto dai ricercatori della Binghamton University e presentato al 31esimo meeting della Associated Professional Sleep Societies.

Meredith E. Coles e Jessica Schubert della Binghamton University hanno osservato per una settimana le abitudini di 20 pazienti che soffrono di questo tipo di disturbo e di 10 individui con disturbi sottosoglia. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un diario del sonno e registrare giorno per giorno quanto riuscissero a controllare pensieri ossessivi e comportamenti ritualizzati.

I ricercatori hanno individuato una relazione significativa tra il controllo delle ossessioni e la precedente notte di sonno. In particolare, andando a letto più tardi, i pazienti avevano un livello più basso di percezione del controllo sui pensieri ossessivi. Come spiega Meredith Coles, la ricerca aggiunge un nuovo elemento: dobbiamo considerare non soltanto il numero di ore, ma anche il momento in cui dormiamo. Ci sono possibili conseguenze negative legate all’alterazione dei componenti del ciclo circadiano ed è importante esserne a conoscenza, precisa la ricercatrice.

Nella fase successiva, l’obiettivo degli studi sarà quello di utilizzare la tecnica della fototerapia per stimolare i pazienti ad andare a dormire a un diverso orario. In questo modo, si potrà capire se un’alterazione delle abitudini sonno/veglia possa contribuire a ridurre i sintomi e a migliorare la capacità di controllare i pensieri intrusivi, limitando i rituali compulsivi.

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.