IPAZIA

Eva Crane, la fisica che amava le api

La passione per l'apicultura le è nata quasi per caso, grazie a un regalo di nozze, ma la sua mentalità scientifica l'ha portata ad approfondire l'argomento sotto molti punti di vista, dalla biologia all'archeologia.

La fisica britannica Eva Crane ha fondato l’International Bee Research Association, che contiene il più ampio database mondiale di ricerche sulle api. Crediti immagine: Public Domain

IPAZIA – Nel mondo esistono oltre 20 000 specie di api, molte delle quali a rischio di estinzione. Le api impollinatrici sono fondamentali per l’agricoltura e per il mantenimento dell’equilibrio di numerosi ecosistemi. Per questo, oggi più che mai, è essenziale studiare questi insetti e cercare di comprendere quali azioni attuare per preservarne la sopravvivenza. L’International Bee Research Association (IBRA), oltre a occuparsi attivamente di promuovere la conoscenza delle api e delle varie forme di apicoltura, contiene il più grande database mondiale di studi scientifici e ricerche sull’argomento. A fondare e dirigere l’associazione per oltre trentacinque anni è stata una donna, fisica di formazione, che ha iniziato a occuparsi di api quasi per caso, grazie a un regalo di nozze. Si chiamava Eva Crane.

Eva Crane nasce come Ethel Eva Widdowson nel 1912, in un sobborgo a sud di Londra. Ha una sorella maggiore, Elsie, che come lei mostra una precoce passione per la scienza (diventerà una delle più importanti nutrizioniste del XX Secolo). Entrambe frequentano la Sydenham School, un istituto per ragazze in cui hanno modo di esprimere appieno le loro capacità. Eva eccelle in tutte le materie scientifiche e nel 1931 vince una borsa di studio per entrare al King’s College, dove è una delle due sole donne a frequentare i corsi di matematica e l’unica a studiare fisica. Dopo la laurea, ottenuta col massimo dei voti, si specializza in meccanica quantistica e nel 1938 consegue un dottorato in fisica nucleare. Le sue ricerche vertono sui materiali radioattivi e sui film molecolari. Nel 1941 inizia a lavorare presso il dipartimento di fisica dell’Università di Sheffield, dove conduce uno studio sulla variazione di potenziale elettrico nel corpo umano. È una ricercatrice seria e rigorosa e ci sono tutte le premesse perché possa diventare una fisica di prim’ordine, ma ben presto – per una serie di circostanze casuali che portano alla luce una sua inclinazione latente – indirizzerà le sue capacità in un ambito completamente diverso, l’apicoltura e la melittologia, ovvero la branca dell’entomologia che si occupa dello studio delle api.

Nel luglio del 1942 Eva sposa James Crane, agente di cambio al servizio della marina militare britannica. Tra i regali di nozze c’è anche un alveare. Siamo nel pieno della seconda guerra mondiale, le scorte alimentari scarseggiano e il miele prodotto dall’alveare può essere un valido sostituto dello zucchero, difficile da reperire. Per Eva è una folgorazione, a partire da quel momento lo studio delle api diventerà la sua occupazione principale. Affascinata dal funzionamento degli alveari, si abbona a Bee World, una rivista per apicoltori, e inizia a frequentare un club di apicoltura locale. La sua mentalità scientifica la porta sin dal principio ad affrontare l’argomento “api” a tutto tondo: dal punto di vista biologico, agricolo ed ecologico, date le caratteristiche complesse di questi insetti e la loro importanza per gli ecosistemi, ma anche dal punto di vista storico e antropologico, essendo l’apicoltura una pratica millenaria, diffusa in decine di culture diverse. Nel 1945 entra a far parte del comitato di ricerca dell’associazione degli apicoltori britannici, il cui compito è quello di coordinare gli studi sulle api condotti nel Regno Unito. Consapevole della necessità di organizzare in modo sistematico i dati raccolti, nel 1949 fonda il BRA (Bee Research Association), di cui sarà direttrice per trentacinque anni. Dopo appena cinque mesi, gli iscritti all’associazione sono più di 400. A quell’epoca, la Crane ha già realizzato un dizionario d’apicoltura in quattro lingue e ultimato una bibliografia completa di tutta la produzione letteraria sull’argomento. L’associazione diventa presto un punto di riferimento per tutti coloro che fanno ricerca sulle api, pubblicando tra l’altro le più importanti riviste scientifiche del settore, Apicultural Abstracts e Journal of Apicultural Research, e organizzando conferenze e convegni a cui partecipano biologi, ecologi, apicoltori, agricoltori e appassionati provenienti da tutto il mondo. Nel 1976 l’associazione cambia nome in IBRA (International Bee Research Association), ufficializzando la sua importanza a livello globale.

Eva Crane non smette mai di documentarsi e viaggia senza sosta per condurre le sue ricerche sulla biologia delle api, sulle proprietà organolettiche del miele e sulle forme di apicoltura praticate dalla preistoria al presente. Nelle sue peregrinazioni in giro per il mondo attraversa oltre sessanta Paesi. Scopre, tra l’altro, che gli antichi babilonesi usavano il miele per preservare i cadaveri, che l’apicoltura praticata in alcune zone del Pakistan è identica a quella diffusa nell’antica Grecia e che durante la guerra del Vietnam le api sono state usate come armi dai Viet Cong. Realizza anche uno studio meticoloso sulle raffigurazioni di api e miele nelle opere di arte rupestre, analizzando oltre centocinquanta siti preistorici in diciassette Paesi.

Scienziata, ricercatrice, archivista, storica, Eva Crane è stata anche un’autrice prolifica; nel corso della sua carriera ha pubblicato quasi duecento fra articoli e libri di melittologia e apicoltura, scritti soprattutto fra i settanta e gli ottant’anni, dopo aver lasciato il suo posto come direttrice dell’IBRA. Fra le sue opere non solo testi tecnici, ma anche saggi divulgativi divenuti veri e propri best-seller, come “Dottor Miele”, tradotto in 23 lingue e venduto in oltre 50 Paesi. A supporto delle attività dell’IBRA, la Crane ha istituito l’Eva Crane Trust, con lo scopo di far progredire le conoscenze sulle api, finanziare ricerche in melittologia e promuovere la nascita e la diffusione in tutto il mondo di biblioteche e musei sull’apicoltura.

Leggi anche: Virginia Apgar e l’indice per valutare la salute dei neonati

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.