SALUTE

Meno contraccezione sì, ma anche meno figli e meno aborti. Perché?

Sembra una contraddizione ma le spiegazioni ci sono: la fertilità delle donne italiane è in calo e l'inquinamento ci mette lo zampino

Crediti immagine: Pixabay

SALUTE – Secondo gli ultimi dati pubblicati all’interno del Rapporto di Osservasalute, in Italia una donna su tre fra i 18 e i 49 anni non utilizza alcun metodo anticoncezionale, nemmeno il vecchio coito interrotto, e non lo fa una donna su 6 che non vive un rapporto di coppia stabile ma che ha una vita sessuale attiva. La contraccezione in Italia è praticata poco rispetto agli altri paesi europei, eppure negli ultimi anni non è aumentato né il numero di figli per donna né gli aborti. Un fatto che fa indubbiamente riflettere su quali possono essere le ragioni di tale fenomeno, se semplicemente siamo di fronte a una maggiore consapevolezza nell’arte amatoria o se siamo di fronte a un calo della fertilità fra le donne italiane. Anche perché i dati mostrano come questo connubio fra scarso uso della contraccezione, poche nascite e pochi aborti sia in realtà un fenomeno tutto italiano e non di altri Paesi Europei, seppure in tutto il mondo si registri un aumento della infertilità.

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Calano le interruzioni volontarie di gravidanza

Gli aborti volontari sono meno rispetto a 10 anni fa e continuano a diminuire. Rispetto al 2004 – raccontano sempre i dati pubblicati da Osservasalute – si registra una diminuzione complessiva del 32% che coinvolge tutte le classi di età, in particolar modo per le donne più giovani, cioè fra i 15 e i 24 anni.
In media il tasso di abortività volontaria per l’anno 2014 è risultato pari a 6,9 casi di IVG per 1.000 donne residenti in età feconda. I tassi di abortività volontaria più elevati riguardano la fascia 20-24 anni, con 10,4 aborti per 1.000 donne residenti in età feconda, quella dai 25 ai 29 anni (11,4 per 1.000) e dei 30-34 anni (11,0 per 1.000). Per quanto riguarda le differenze regionali, è al centro che si riscontrano in media i tassi più elevati: 8,1 interruzioni per 1000 donne, di poco maggiori delle 7,9 interruzioni per 1000 delle regioni più settentrionali, mentre il sud si ferma a quota 7 per mille.

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Aumentano le malattie sessualmente trasmesse, specie fra i giovanissimi

Quello che è certo è che comunque uno scarso utilizzo della contraccezione degli effetti ce li ha, se non sull’aumento delle gravidanze indesiderate, per lo meno sulla salute. Se calano le misure contraccettive, gli aborti e i tassi di natalità, aumentano invece i casi di malattie sessualmente trasmissibili. Stando a quanto reso noto dal portale Epicentro dell’ISS, il numero dei casi di infezioni Sessualmente Tramesse (Ist) è rimasto stabile dal 1991 al 2004, per poi registrare dal 2005 al 2013 un incremento pari al 31,1% rispetto al periodo precedente. Le patologie più frequenti sono risultate essere i condilomi ano-genitali, la sifilide latente, le cervicovaginiti batteriche e l’herpes genitale.

Il problema è particolarmente virulento fra i giovanissimi, ancora estremamente disinformati in materia. Appena un paio di mesi fa alcuni dati Censis (ne avevamo parlato qui) hanno messo in luce che il 18,7% fra i ragazzi di età compresa fra i 12 e i 14 anni dichiara, per esempio, di non aver mai sentito parlare di malattie sessualmente trasmesse. La conseguenza è che tre ragazzi su 10 fanno sesso non protetto.

Un’italiana su quattro usa la pillola anticoncezionale

Il preservativo è usato pochissimo in generale: fra coloro che dichiarano di utilizzare un qualche metodo anticoncezionale, scelgono il preservativo quattro donne su 10. Ma se si approfondisce chiedendo loro se l’utilizzo è regolare considerando gli ultimi 12 mesi, la percentuale si dimezza. Ha utilizzato regolarmente il preservativo nell’ultimo anno il 22% delle donne italiane, mentre quanto alla pillola anticoncezionale, la utilizza regolarmente il 28% delle donne al nord contro il 23% delle donne del sud, con picchi al ribasso in Basilicata (vedi box), nelle Marche, in Campania e Molise. Interessante è anche gettare uno sguardo oltre i nostri confini. Secondo quanto riportano i dati pubblicati dalle Nazioni Unite contenuti nel rapporto Trends in Contraceptive Use Worldwide 2015, il nostro paese presenta tassi di utilizzo della pillola anticoncezionale al di sotto di paesi come Francia, Germania, Regno Unito, Norvegia Olanda e Belgio. In Germania e Francia per esempio già 10 anni fa solo meno dell’1% delle donne si affidava per esempio al coito interrotto.

“In generale, pur non essendo cresciuta la contraccezione, c’è più consapevolezza rispetto alle condizioni con cui si instaura una gravidanza, rispetto a epoche in cui il tema era ritenuto un tabù ed era più complicato accedere a mezzi di informazione ed educazione alla sessualità” spiega Carlo Gastaldi, Direttore del servizio di Ostetricia e Ginecologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia. Ciò che è certo è che tassi così bassi nell’utilizzo dei metodi contraccettivi non sembrano essere dovuti al desiderio di avere famiglie numerose, dato che il numero di figli per donna continua lentamente a calare, né tantomeno stanno portando a un aumento dei tassi di abortività volontaria, che stanno invece calando da anni. “Una cosa che sappiamo con certezza è che è aumentata in modo significativo l’età media delle donne al primo matrimonio: questo spostamento della ricerca della maternità ben oltre i 30 anni coincide con una naturale flessione della fertilità femminile, per cui possiamo in generale ritenere che con un calo così marcato delle gravidanze in generale, calino anche le gravidanze indesiderate e le interruzioni di gravidanza” conclude Gastaldi.

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Perché la fertilità è in calo?

L’aspetto problematico è capire il perché di questo calo della fertilità, dal momento che si tratta di un fenomeno globale. Una delle possibili cause dell’infertilità gli scienziati la stanno ricercando nella presenza di inquinanti, anche se al momento di risposte certe non ne abbiamo.

“Sebbene sia noto in letteratura che gli inquinanti hanno la capacità di alterare l’endocrinologia dei processi fisiologici, i dati epidemiologici al momento non mostrano una variazione significativa dell’ infertilità di coppia in relazione all’inquinamento, se non in alcune aree specifiche del nostro paese come Taranto o la Terra dei Fuochi, ma qui più che di inquinamento sarebbe meglio parlare di avvelenamento” spiega Annibale Volpe, Direttore della Cattedra di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Modena, Presidente della S.I.C. (Società Italiana Contraccezione). La questione è quindi ancora difficile da dirimere, data l’eterogeneità dei contesti ambientali del nostro paese e la complessità che richiede uno studio epidemiologico.

“Con la dovuta cautela, va detto che il calo della fertilità relativamente ad alcune specifiche sostanze quali ftalati, bisfenoli, parabeni, e componenti del fumo di sigaretta è comunque riportato da diversi studi scientifici. Gli ftalati sono molto presenti nella nostra vita quotidiana, per esempio nella produzione di giocattoli ma anche di dispositivi medici – spiega Anna Maria Paoletti del Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Cagliari e del Consiglio direttivo della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) – e sia negli animali che nell’uomo la letteratura ha studiato alterazioni della funzione endocrina con disordini dell’ovulazione imputabili all’azione di queste sostanze. Passando al bisfenolo, che viene usato per rivestimento interno di lattine, livelli alti di questa sostanza sono stati riscontrati in donne obese o con policistosi ovarica.”

Poi c’è la ben nota diossina, che come sappiamo altera il funzionamento del sistema immunitario. “È stato studiato come la presenza di diossina aumenti la crescita delle cellule dei tessuti con endometriosi, e diversi studi epidemiologici hanno dimostrato una maggiore prevalenza di tale patologia in aree in cui si era verificato un inquinamento da diossina” continua Paoletti.

E non da ultimo c’è il fumo, che è la principale fonte di cadmio che si accumula negli organi riproduttivi (ovaio, testicolo). È ben noto infatti che le donne fumatrici hanno una fertilità più bassa rispetto alle non fumatrici. Non a caso proprio il fumo sarà al centro della campagna Healthy Lungs for Life all’interno del Congresso Internazionale di salute respiratoria che si terrà a Milano a dal 9 al 13 settembre, incentrata proprio sugli effetti del fumo sulla salute, anche riproduttiva.

“Si tratta di una porta che è appena stata socchiusa verso una serie di possibilità che vanno approfondite per capire se in qualche modo l’inquinamento di aria, acqua stia influenzando la nostra fertilità” continua Anna Maria Paoletti. “È interessante osservare, inoltre, che il fenomeno di poco uso della contraccezione, poche nascite e pochi aborti è un fenomeno tutto italiano e non di altri Paesi Europei, seppure in tutto il mondo si registri un aumento della infertilità.” aggiunge Paoletti. “Pertanto è necessario considerare anche altre possibili cause: un uso più “consapevole” del coito interrotto da parte delle nuove generazioni di uomini, la presenza oggi di una problematica socio-economica che potrebbe aver ridotto la frequenza dei rapporti, oppure che le donne siano oggi meglio informate sul rischio di gravidanza in determinate fasi del ciclo mestruale.

Pochi figli? Non è colpa della pillola del giorno dopo

Qual è infine il ruolo della contraccezione d’emergenza, la famosa pillola del giorno dopo, in tutto questo fenomeno? “Non possiamo certo dire che la risposta stia nel fatto che le donne italiane stanno semplicemente optando per la contraccezione d’emergenza – precisa ancora Annibale Volpe. Sebbene da quando la contraccezione di emergenza è stata liberalizzata senza la prescrizione medica abbiamo riscontrato un aumento del suo uso, le donne italiane la usano ancora molto meno del resto d’Europa”.

Ed è un bene, perché la contraccezione d’emergenza non è efficace al 100%. “Una donna che pratichi rapporti non protetti nei giorni successivi alla gravidanza ha un rischio tre volte maggiore di incorrere in una gravidanza indesiderata, dal momento che la pillola del giorno dopo funziona ritardando l’ovulazione di qualche giorno, per cui per un utilizzo corretto è necessario comunque continuare a proteggersi” spiega Volpe. “Insomma, l’informazione è ancora la vera chiave di volta per una sessualità consapevole, sia sul fronte della prevenzione che su quello della fertilità.”

@CristinaDaRold

Leggi anche: Verso una pillola anticoncezionale maschile?

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
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