SCOPERTE

Mi piaci, se c’è la musica

Secondo un nuovo studio dell’Università di Vienna pubblicato sulla rivista PLOS ONE, la musica è in grado di aumentare l’attrazione che le donne provano per i volti maschili. Questo apre le porte a nuovi studi sull’origine della musica.

Secondo Darwin, la musica potrebbe essersi evoluta come parte di riti di corteggiamento per attrarre un partner.

[…] it appears probable that the progenitors of man, either the males or females or both sexes, before acquiring the power of expressing their mutual love in articulate language, endeavoured to charm each other with musical notes and rhythm

(sembra probabile che i progenitori degli esseri umani, maschi, femmine o di entrambi i sessi, prima di acquisire la capacità di esprimere l’amore reciproco con un linguaggio articolato, cercassero di sedursi l’un l’altro con le note musicali e il ritmo).

SCOPERTE – Darwin scriveva queste parole nel 1871, nella sua opera The descent of man, and Selection in relation to sex. La sua idea secondo cui la maggior parte dei canti degli uccelli facesse parte dei riti di corteggiamento per attrarre un partner è stata pienamente supportata da numerose ricerche, mentre l’ipotesi che la musica umana si fosse evoluta per le stesse ragioni è stata stranamente trascurata. Almeno finora.

Un gruppo di psicologi guidati da Manuela Marin dell’Università di Innsbruck e da Helmut Leder dell’Università di Vienna ha provato a indagare se e come la musica influenzi il modo in cui valutiamo un potenziale compagno. In particolare, i ricercatori hanno esaminato se l’ascolto di alcuni passi scelti di musica per pianoforte influenzasse quanto si trova piacente il viso di una persona del sesso opposto e il desiderio di frequentarsi con lui o lei. La scelta di questo genere musicale è legata al fatto che si tratta di uno stile poco familiare per i partecipanti alla ricerca, e perché, in uno studio precedente, si era rivelato adatto per facilitare i processi emotivi verso l’ambiente circostante. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PLOS ONE.

Dalle loro ricerche risulta che solo le donne giudicano più attraenti i volti maschili mostrati loro dopo l’ascolto della musica, e sarebbero più bendisposte a uscire con i soggetti valutati. Negli uomini, invece, non si osservano cambiamenti apprezzabili. Il campione era composto da 32 uomini, 32 donne nella fase fertile del ciclo e 32 in quella non fertile, tutti eterosessuali. Nessuno di loro era musicista, i tre gruppi erano caratterizzati da situazioni sentimentali, umore e preferenze musicali simili. Dopo aver ascoltato un brano, dovevano votare le foto mostrate (di persone di sesso opposto, con espressione neutra e su sfondo grigio) su una scala di gradimento e scrivere se avrebbero voluto vedersi con quella persona o meno. La fase del ciclo in cui si trovavano le partecipanti non ha influito particolarmente sulle votazioni, mentre le melodie più complesse avevano effetti maggiori.

“Sempre più osservazioni empiriche mostrano come la musica abbia il potere di influenzare il comportamento umano riguardo alla scelta del partner.”, spiega Manuela Marin in un comunicato. “Ma come si può conciliare la teoria di Darwin con quelle biologiche e sociali sulla genesi della musica? Quest’ultima può promuovere la coesione sociale, e gioca anche un ruolo importante nella relazione tra madre e figlio. Finché non comprenderemo a fondo queste connessioni, la strada da fare sarà ancora lunga”.

La speranza è che questi risultati aprano la strada a nuove ricerche, prima di tutto ampliando il campione studiato, in secondo luogo chiarendo se creatività e abilità musicali sono in grado di compensare mancanze nell’aspetto e nella forma fisica. La scelta della persona amata potrebbe essere più complessa di quanto la avessimo sempre immaginata.

@giuliavnegri89

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Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.