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Pelle nera, ma anche bianca e mille varianti: le razze africane non esistono

Il colore della pelle umana, che tanto ha creato divergenze e pregiudizi nei secoli scorsi, è determinato in modo complesso a livello genetico.

“Quando la gente pensa al colore della pelle in Africa la maggior parte pensa alla pelle più scura, ma noi abbiamo mostrato che in Africa esiste un enorme grado di variazione, che va da una pelle chiara come quella di alcuni asiatici fino alla pelle più scura a livello globale e ogni variante possibile tra di esse.” Crediti immagine: Pixabay

RICERCA – Sappiamo che gli uomini di pelle scura tendono ad avere la melanina dispersa nel citosol, mentre quelli di pelle chiara la custodiscono all’interno di vacuoli. Ma i precisi meccanismi genetici che sottendono alla genesi delle diverse tonalità di epidermide negli esseri umani sono ancora oggetto di dibattito. Uno studio compiuto dai genetisti dell’Università della Pennsylvania e pubblicato su Science porta all’attenzione nuove varianti genetiche associate alla variabilità fenotipica del colore della pelle nelle popolazioni africane. A fronte di scoperte di questo tipo, già avvenute riguardanti le popolazioni europee, si tratta del primo caso relativo al continente africano.
Anche se viene facile pensare all’Africa come a un crogiolo di popoli dalla pelle nera, in realtà il quadro cromatico è più complesso, e nel Continente Nero esiste una vasta gamma di varianti di colore. “

Abbiamo identificato nuove varianti genetiche che contribuiscono alle basi genetiche di uno dei tratti che variano in modo più sorprendente”, ha dichiarato Sarah Tishkoff, una delle coautrici dello studio. “Quando la gente pensa al colore della pelle in Africa la maggior parte pensa alla pelle più scura, ma noi abbiamo mostrato che in Africa esiste un enorme grado di variazione, che va da una pelle chiara come quella di alcuni asiatici fino alla pelle più scura a livello globale e ogni variante possibile tra di esse. Noi abbiamo identificato varianti genetiche che condizionano questi tratti e mostrato che che le mutazioni che influenzano la pelle chiara e scura sono esistite a lungo, persino prima dell’origine degli uomini moderni”.

L’impegno di Tishkoff nell’indagine sulla genetica africana è di lunga data, e aveva già portato all’identificazione dei meccanismi genetici responsabili dell’altezza, del grado di tolleranza al lattosio, della sensibilità al gusto amaro e dell’adattamento all’altitudine.
Per indagare la genetica del colore della pelle, Tishkoff e colleghi hanno innanzitutto misurato la riflettività della pelle in un campione di 2000 africani, scegliendo come parte del corpo la zona interna del braccio, meno esposta ai raggi solari. Dai valori di riflettività si possono desumere i livelli di melanina nelle cellule. La loro analisi ha portato a un range di variabilità del colore della pelle che va dalla più scura delle popolazioni di pastori nilo-sahariani dell’Africa Orientale alla chiarissima pelle dei cacciatori-raccoglitori San dell’Africa Meridionale.
Sia nei casi di pelle scura sia in quelli di pelle chiara esistono vantaggi di tipo adattativo. La pelle scura protegge dalle radiazioni ultraviolette, mentre quella chiara aiuta a favorire la sintesi di vitamina D.

La vera e propria indagine genetica compiuta in un secondo step dagli autori ha permesso di rilevare le zone del genoma interessate dalle variazioni di colore della pelle, mettendo in evidenza in particolare la regione del gene SLC24A5, una variante del quale ha un ruolo nel colore chiaro di alcune popolazioni europee e asiatiche, e si ritiene abbia avuto origine 30.000 anni fa.
Un’altra regione interessante è quella che contiene il gene MFSD12, in cui alcune varianti, OCA2 e HERC2, sono all’origine della pelle bianca dei San del Sudafrica e degli europei.

MFSD12 ha un impatto anche sulla genesi della vitiligine, che causa la comparsa di chiazze più chiare sulla pelle.
La diffusione geografica delle varianti di questo gene permette di ricostruire le rotte migratorie del passato. Le varianti associate a una pelle più scura derivano dalle popolazioni di origine Nilo-Sahariana, eccetto i San. Ma l’aspetto degno di nota è che queste varianti legate alla pelle scura sono state riscontrate in passato anche in popolazioni molto lontane, provenienti dal sub-continente indiano e dall’Australia e Melanesia.
Questi dati vanno a sostegno di un’ipotesi sul popolamento del Sudest asiatico dibattuta a lungo, secondo cui gli uomini anatomicamente dall’Africa Orientale hanno attraversato l’Asia Meridionale per poi giungere e stabilizzarsi in Australia e Melanesia.

In generale il quadro che emerge per il Continente Africano è un’elevata variabilità genotipica del colore della pelle, che non giustifica nessun tentativo di classificazione razziale.
Il colore della pelle è un fenomeno complesso, determinato da sistemi genetici sofisticati e selezionato in modo plastico dai fattori esterni. “Molti dei geni e delle varianti genetiche che sono associati al colore della pelle potrebbero non essere mai stati scoperti al di fuori dell’Africa perché non sono altrettanto variabili.”, ha concluso Tishkoff. “C’è così tanta diversità in Africa che spesso non è apprezzata. Non c’è una razza africana, non esiste nulla del genere. Noi mostriamo che il colore della pelle è estremamente variabile nel continente africano e che sta tuttora evolvendo. Inoltre, nella maggior parte dei casi le varianti genetiche associate alla pelle chiara comparvero in Africa.”

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