IPAZIA

Asima Chatterjee: la chimica organica al servizio della fitomedicina

Esperta di chimica vegetale, ha compiuto ricerche che hanno influenzato profondamente l'utilizzo di piante e dei loro derivati per scopi medico-terapeutici.

IPAZIA – L’immagine mostra il volto stilizzato di una donna: foglie al posto dei capelli, un paio di occhiali dalla montatura spessa, occhi chiusi e un sorriso sornione; attorno una serie di esagoni connessi da linee, un modo per rappresentare i legami tra gli atomi in chimica organica. È il bellissimo doodle con cui lo scorso 23 settembre Google ha reso omaggio ad Asima Chatterjee, chimica indiana, in occasione del centenario della sua nascita. Scienziata sconosciuta ai più, Chatterjee ha lavorato per decenni allo sviluppo di farmaci ricavati da alcaloidi, terpenoidi e altre sostanze di origine vegetale, tra cui alcuni tra gli antiepilettici e gli antimalarici più utilizzati oggi in medicina. La sua ricerca più importante è forse quella sugli alcaloidi della vinca, derivati dalla pervinca del Madagascar (Catharanthus roseus), grazie a cui è stato possibile sintetizzare un farmaco chemioterapico in grado di rallentare il moltiplicarsi delle cellule tumorali. Il suo lavoro ha avuto un impatto profondo sulla fitomedicina, la disciplina che si serve delle piante e dei loro derivati per scopi medico-terapeutici.

Crediti immagine: Indian Academy of Sciences

Nata a Calcutta nel 1917, quando l’India faceva ancora parte dell’Impero Britannico, Asima Chatterjee cresce in una famiglia dell’alta borghesia indiana. Mostra un precoce interesse per la chimica e le specie vegetali, seguendo in questo le orme del padre, grande appassionato di botanica. Brucia tutte le tappe e nel 1936, a soli 19 anni, si laurea con lode in chimica allo Scottish Church College dell’Università di Calcutta. Due anni dopo si specializza in chimica organica. Studentessa brillante, colleziona premi prestigiosi per i suoi meriti accademici, tra cui la Basanti Das Gold Medal e la Jogmay Devi Gold Medal ed entra in contatto con i più importanti chimici del tempo, come Prafulla Chandra Rây, fondatore della prima compagnia farmaceutica indiana, e Prafulla Kumar Bose, pioniere nello sviluppo di farmaci di estrazione vegetale. Nel 1940 viene chiamata dal Lady Brabourne College, uno dei più prestigiosi istituti femminili di Calcutta, per costituire il dipartimento di chimica, che guiderà per oltre vent’anni. Nel 1944 consegue il dottorato in chimica organica, prima donna di sempre a raggiungere questo traguardo in un’università indiana; lo stesso anno, appena ventisettenne, diventa professoressa onoraria di chimica all’Università di Calcutta.

Tra il 1947 e il 1950, negli anni in cui l’India ottiene l’indipendenza e fervono i lavori per la stesura della costituzione, Asima Chatterjee trascorre lunghi periodi all’estero per approfondire le sue conoscenze di chimica vegetale. Conduce una ricerca sui glicosidi naturali con Lloyd M. Parks dell’Università del Wisconsin, mentre con László Zechmeister del California Institute of Technology studia i carotenoidi e la provitamina A, lavoro che viene premiato con l’ambita Watumull Fellowship, borsa di studio che le consente di proseguire le sue attività negli Stati Uniti. Prima di tornare in India collabora con Paul Karrer dell’Università di Zurigo a uno studio sugli alcaloidi indolici biologicamente attivi. Le enormi potenzialità terapeutiche di queste sostanze accendono il suo interesse. Nel 1950, rientrata a Calcutta, decide di proseguire le sue ricerche sugli alcaloidi presenti in decine di specie di piante. Li isola e ne analizza la struttura. Negli anni successivi estende le sue ricerche ai terpenoidi, alla cumarina e ad altre sostanze di origine vegetale. Tra gli anni Sessanta e Settanta, in collaborazione col fratello, medico presso un ospedale infantile di Calcutta, lavora allo sviluppo di un farmaco ricavato da una biomolecola presente in una felce acquatica (Marsilea minuta). Dopo anni di esperimenti e trial clinici, nel 1976 viene sintetizzato un preparato efficace per il trattamento dei disturbi epilettici, brevettato col nome di Ayush-56. Pochi anni dopo è il turno di Ayush-64, farmaco ottenuto combinando le biomolecole provenienti da quattro diverse piante medicinali (Alstonia scholaris, Swertia chirata, Picrorhiza kurroa e Caesalpinia crista).

Ricercatrice instancabile, in attività per quasi sessant’anni, nel corso della sua carriera Asima Chatterjee è stata autrice di oltre 400 pubblicazioni nazionali e internazionali, tra cui The Treatise on Indian Medicinal Plants, fondamentale saggio in sei volumi contenente informazioni sulle proprietà terapeutiche di centinaia di piante medicinali indiane. Cresciuta in una famiglia molto religiosa, è sempre rimasta fedele ai principi dell’induismo ed è diventata una Karma Yogi. Credeva nell’importanza di compiere il proprio dovere senza aspirare a onori e ricompense, eppure premi e riconoscimenti non sono mancati. Tra i molti, ricordiamo il prestigioso Shanti Swarup Bhatnagar Award, ottenuto nel 1961 per i suoi meriti scientifici, e il Sir PC Ray Award, conferitole nel 1974 dalla Indian Chemical Society. Nel 1975 è stata la prima donna a essere eletta presidente generale del Congresso Scientifico Indiano e lo stesso anno il governo le ha conferito il titolo di Padma Bhushan, terza onorificenza civile più importante del Paese.

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Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.