ANIMALI

I cavalli leggono il nostro linguaggio del corpo

E agiscono di conseguenza: preferiscono avvicinarci se siamo rilassati e non assumiamo posizioni dominanti, minacciose. Un tassello in più per migliorare la comunicazione inter-specie, rendendola fruttuosa e piacevole per entrambi

Saper leggere i comportamenti dei cavalli, e sapere come loro leggono i nostri, può rendere più produttiva e piacevole la relazione per entrambi. Foto Pixabay

ANIMALI – Quando si tratta di cani e gatti, con i nostri animali comunichiamo moltissimo. Parliamo loro come fossero persone, interpretiamo in modo più o meno fantasioso i loro comportamenti e stiamo in genere molto attenti a come si rapportano con noi: come ci guardano, come muovono coda e orecchie, come reagiscono ai nostri movimenti. Ma facciamo lo stesso con i cavalli?

Non serve scomodare le ricerche degli ultimi anni per capire che i cavalli sono molto attenti a come ci muoviamo e alle posizioni che assumiamo con il corpo: all’inizio del Novecento Kluger Hans (“Hans l’intelligente”) ne ha dato una dimostrazione più che esaustiva. Hans era un cavallo da trotto di origine russa ed è diventato famoso in tutta Europa perché – o almeno così diceva il suo padrone Wilhelm von Osten – sapeva contare, ma anche capire il tedesco e leggere le partiture musicali. Alle domande rispondeva battendo lo zoccolo a terra il numero di volte richiesto. E ci azzeccava.

Lo psicologo Otto Pfungst, tuttavia, non era affatto convinto. E volle vederci chiaro. Impostò una serie di esperimenti e scoprì che Hans non era un cavallo matematico né un abile linguista, ma aveva un’altra sorprendente capacità: leggeva i movimenti del suo padrone con estrema accuratezza. Alla domanda “qual è la radice di 16?”, ad esempio, arrivati a quattro colpi di zoccolo von Osten (inconsapevolmente) muoveva la testa e il suo movimento, amplificato dal cappello a tesa larga che indossava, segnalava ad Hans che quello era il momento giusto per fermarsi.

Gli studi moderni hanno confermato che i cavalli prestano attenzione a come ci muoviamo, non solo quando siamo sopra di loro – e chiediamo “parti”, “fermati”, “gira a destra” – ma anche da terra. Usano il nostro sguardo come indizio e attirano la nostra attenzione quando pensano che possiamo aiutarli, ad esempio raccogliendo una carota fuori portata. Ma non si fermano qui.

Secondo un nuovo studio, uscito da poco su Animal Cognition, i cavalli discriminano tra le posture dominanti e di sottomissione, anche quando si trovano insieme a una persona che non conoscono. Se ad esempio un addestratore ha le ginocchia rilassate e braccia e gambe “raccolte” è molto più probabile che un cavallo decida di avvicinarsi se può scegliere tra lui/ lei e un’altra persona che ha invece braccia e gambe “aperte”, il petto in fuori e il corpo maggiormente “in tensione”. Una posizione che può anche essere letta come minacciosa.

Le due dimostratrici assumono, nell’immagine b, la postura dominante (a sinistra) e quella sottomessa (a destra)

Nell’esperimento due persone hanno prima dato da mangiare a 30 cavalli e, in un secondo momento, hanno assunto le differenti posture, dominante e sottomessa, così che gli scienziati potessero monitorare chi sarebbe stato avvicinato dai cavalli. Entrambe erano vestite allo stesso modo, di corporatura simile e con parte del volto coperta così da ridurre l’influenza di elementi come le espressioni facciali.

Secondo Amy Smith, studentessa PhD in psicologia e co-autrice dello studio, si tratta di una scoperta interessante perché sottolinea quanto poco sappiamo della flessibilità nella comunicazione inter-specie. In un’altra ricerca Smith aveva già mostrato che i cavalli (come i cani) sanno discriminare tra una faccia umana felice e una arrabbiata. E di fronte a un volto umano nuovo mostrano quello che viene chiamato gaze bias, ovvero la preferenza per un occhio o per l’altro in base al tipo di stimolo: proprio come si aspettavano i ricercatori, i cavalli guardavano i volti arrabbiati con l’occhio sinistro, quello usato per le novità potenzialmente pericolose.

“Parlando da un punto di vista evolutivo, gli animali – umani compresi – tendono a servirsi di posture più ampie per indicare dominanza o minaccia, e viceversa a ‘farsi più piccoli’ per mostrare sottomissione”, aggiunge in un comunicato Leanne Proops, co-autrice e ricercatrice alla University of Portsmouth. “I cavalli potrebbero avere una comprensione istintiva di questa differenza tra posture”. Capire come leggono e cosa traggono dai nostri movimenti è fondamentale per tutte le attività nelle quali umani e cavalli si trovano insieme: molti approcci di lunga data, come l’idea che il cavallo ci percepisca come predatori e per farci rispondere sia necessario imporsi quali “capibranco”, si rivelano poco solidi non appena si cerca davvero di capire l’altra specie.

Nell’addestramento molti professionisti si servono della postura come indizio per i cavalli, con l’apertura o chiusura del corpo, sfruttando segnali del capo o la direzione dello sguardo. Ma sembra che, anche senza uno specifico addestramento, i cavalli siano sensibili a questo tipo di segnali. Studiarli approfonditamente potrebbe rendere molto più fruttuosa e piacevole la comunicazione, dunque la relazione, tra la nostra e la loro specie. Rendendoci più consapevoli di tutti i messaggi che inviamo senza nemmeno rendercene conto e portandoci, magari, ad abbandonare preconcetti troppo legati al “si è sempre fatto così”, ma che poco considerano l’etologia e la biologia dei cavalli.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".