IL PARCO DELLE BUFALE

L’ottimismo razionale del visconte Ridley

La Gran Bretagna vuol approvare il bando degli insetticidi neo-nicotinoidi, implorato dai suoi entomologi, ma un celebre finanziere è certo che giovino agli insetti.

Bombo impollinato, foto di P7r7 per Wikimedia

IL PARCO DELLE BUFALE – Tra pochi giorni l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) pubblicherà l’ennesima valutazione delle ricerche riguardanti gli effetti dei neo-nicotinoidi sulle api e altri insetti impollinatori. Sono gli insetticidi più diffusi non solo in caso di infestazione, ma anche per trattamenti preventivi, inutili o sostituibili con la normale lotta biointegrata.

Entro fine dicembre i ministri dei paesi membri dell’Unione Europea decideranno se bandirli del tutto, o proseguire con moratorie parziali e relative deroghe. In Francia è in vigore una “sospensione” dal 1994, imitata via via in altri paesi dopo le proteste degli apicoltori locali. In Italia per esempio, una moratoria parziale per quattro di essi è rinnovata dal 2009.

Finora ogni tentativo di bandirli in tutta l’Unione è stato ostacolato dai due principali produttori, Bayer e Syngenta, dal veto della Polonia e della Gran Bretagna, anche se nessuno è riuscito a trovare effetti positivi per gli impollinatori o una maggior resa delle piante trattate o da semi conciati con i neo-nicotinoidi.

A sorpresa la settimana scorsa, il segretario britannico per l’ambiente Michael Gove, un leader della campagna per la Brexit, ha annunciato che il proprio paese voterà a favore di un bando totale perché “l’evidenza scientifica punta ormai tutta nella stessa direzione”. Ci punta da vent’anni durante i quali l’euro-scettico Gove ha accusato l’Unione di usare il principio di precauzione per rovinare gli agricoltori britannici.

In questi mesi, va detto, l’evidenza è stata univoca.

Bayer e Syngenta hanno equivocato lo stesso, contestando le conclusioni dell’articolo pubblicato in giugno su Science dagli entomologi coordinati da Ben Woodcock del Centre for Ecology & Hydrology di Oxford. Riportava i dati di un esperimento durato due anni in 33 campi di colza trattata con due “neonic” in Gran Bretagna, Ungheria e Germania, finanziato con $3 milioni dalle due multinazionali, che ne avevano approvato il protocollo. I danni per la salute e la riproduzione di api, bombi e osmie erano palesi. Solo in Germania, nelle vicinanze delle coltivazioni le colonie di api da miele facevano più cellette da uova, forse per condizioni ambientali, sanitarie (per esempio meno co-infezioni) o meteo favorevoli.

Un mese fa, due studi hanno risvegliato l’interesse dei media perfino in Italia. Nei 198 campioni di miele raccolti in tutto il mondo, ricercatori svizzeri hanno cercato cinque neo-nicotinoidi e ne hanno trovato, scrivono su Science,

uno nel 75% dei campioni, due o tre in nel 45%, e quattro o cinque nel 10%

a livelli molto inferiori a quelli tossici per gli esseri umani. Il secondo è sbalorditivo: in oltre 60 riserve naturali tedesche, negli ultimi 27 anni la biomassa degli insetti volanti è calata del 75%. Non solo per colpa degli insetticidi, ma è molto improbabile che un loro uso così massiccio sia stato ininfluente, dicono gli autori. (Lo conferma Stefano Maini, l’entomologo dell’Università di Bologna alla quale la custode del Parco – scettica, ma incapace di trovare errori nelle statistiche – ha chiesto una revisione a posteriori.)

Il consenso scientifico sui neonicotinoidi rasenta ormai quello sul riscaldamento globale, ma i difensori della libertà di ammorbare la biosfera e i suoi abitanti resistono coraggiosamente all’evidenza.

In un editoriale per il Times di Londra l’ha subito negata il quinto visconte Ridley, celebre per i libri di divulgazione scritti prima di affondare la banca Northern Rock dopo averne ereditato la presidenza dal padre e poi, da proprietario di miniere di carbone a cielo aperto, per negare a pagamento i danni delle emissioni di gas serra.

Passato al Wall Street Journal e al Times dopo il crash costato $20 miliardi agli azionisti e altrettanti in crediti governativi non ancora recuperati, il prode finanziere sostiene che i neonicotinoidi aumentino le popolazioni di insetti. Si tratta di una tesi contro-intuitiva che spiega così alla plebe e a Michael Gove, troppo incline a farsi traviare dalla lobby dei Verdi:

Il punto-chiave non è che i neonic uccidono gli insetti – così fa ogni insetticida usato da agricoltori organici e non organici – ma che invece di essere spruzzati sulle coltivazioni, sono solitamente inseriti nella pianta alla nascita sotto forma di “conciatura del seme”. Questo significa meno danni collaterali per gli insetti non nocivi, in particolare sulle piante senza fioritura che non sono visitate dalle api.

I suoi argomenti sono spesso difficili da capire. Gli agricoltori farebbero anche a meno dei pesticidi, afferma per esempio, ma sono costretti ad abusarne

dalle proteste dei Verdi contro gli Ogm.

Sul Wall Street Journal e sul suo blog “The Rational Optimist”, lo ripete da anni con poche variazioni, accusando i burocrati europei di prepotenze varie e gli scienziati di truccare i dati, esattamente come fa a proposito dei cambiamenti climatici, ma con minor successo.

Traviata dai media britannici tutti entomofili e da aristocratici di più alto e antico lignaggio, la plebe irrazionale resta convinta che

  • i semi conciati rilascino neonic nell’aria durante la semina, nel terreno e nell’acqua dopo;
  • molte piante alimentari fioriscano e rilascino neonic nel nettare e nel polline
  • di cui le api si nutrono;
  • and last but not least, ritiene che il declino delle api sia un problema ancora più grave dei cambiamenti climatici.

Dal canto suo invece, l’ottimista visconte Ridley è certo che i Verdi stiano per vincere la guerra contro il carbone e che soltanto il razionale presidente Trump potrà sconfiggerli e salvare l’umanità dalla catastrofe imminente.

Leggi anche: Neo-nicotinoidi, la lotta continua e Neonicotinoidi, a rischio non solo le api

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