SCOPERTE

Stress e decisioni rischiose

Le situazioni di stress sembrano modificare il funzionamento di un circuito cerebrale coinvolto nelle decisioni. Gli animali più stressati preferiscono le scelte più rischiose, ma che offrono una ricompensa maggiore.

Gli animali stressati tendono a preferire le scelte più rischiose, ma con una maggiore ricompensa. Crediti immagine: British Pest Control Association

SCOPERTE – Vivere una condizione di stress prolungato potrebbe spingerci a rischiare di più. Lo afferma un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology in un articolo pubblicato sulla rivista Cell. I neuroscienziati hanno condotto una serie di studi sui topi e hanno evidenziato come gli animali più stressati fossero inclini a scegliere situazioni rischiose, che però potevano offire maggiori vantaggi. I ricercatori hanno ipotizzato che questo processo decisionale potesse essere collegato a uno specifico circuito cerebrale: modificando alcune di queste connessioni nei topi, è stato possibile ripristinare le funzioni danneggiate.

Il gruppo di ricerca guidato da Ann Graybiel già nel 2015 aveva identificato alcuni neuroni coinvolti nei processi decisionali che riguardano l’analisi costi-benefici. Questo circuito neuronale parte dalla corteccia prefrontale mediale – la regione cerebrale responsabile del controllo dell’umore – e raggiunge un gruppo di neuroni detti striosomi che si trovano nel nucleo striato, la parte del cervello associata alla formazione delle abitudini, alla motivazione e ai meccanismi legati alla ricompensa. Nello studio, i topi si trovavano all’interno di un labirinto e potevano scegliere tra due alternative: in un lato, illuminato con una luce luminosa, avevano a disposizione latte con alta concentrazione di cioccolato; nell’altro lato, in cui la luce era più debole, potevano consumare latte con minor concentrazione di cioccolato (i topi normalmente preferiscono latte con molto cioccolato e luce debole). Utilizzando una tecnica nota come optogenetica, i ricercatori hanno bloccato la connessione tra i neuroni corticali e gli striosomi: a questo punto, i topi hanno iniziato a preferire le scelte più azzardate (ma più vantaggiose), rispetto a quelle a basso rischio.

Nel nuovo studio pubblicato su Cell, i ricercatori non hanno utilizzato l’optogenetica, ma hanno sottoposto i roditori a piccole dosi di stress. I topi inizialmente sceglievano le due opzioni con la stessa probabilità: solo quando i ricercatori aumentavano la concentrazione di cioccolato nella parte meno luminosa del labirinto, la scelta ricadeva più frequentemente su questo lato. Dopo aver subito piccole dosi di stress quotidiano, per due settimane, i topi sceglievano invece più spesso il lato luminoso (dove potevano trovare latte con maggiore cioccolato), indipendentemente dalla concentrazione di cioccolato presente nel lato meno luminoso. In altre parole, questo comportamento era lo stesso adottato dai topi modificati con l’optogenetica: gli animali preferivano la situazione più rischiosa ma con ricompensa maggiore.

Secondo i ricercatori, il circuito coinvolto nello studio si occupa di integrare le informazioni sugli aspetti positivi e negativi delle possibili scelte, aiutando il cervello a prendere decisioni. Normalmente, quando il circuito viene avviato, i neuroni della corteccia prefrontale attivano altri neuroni che sopprimono l’attività degli striosomi. In condizioni di stress, invece, i neuroni corticali iniziano a funzionare troppo tardi e non riescono a bloccare gli striosomi, che diventano sovraeccitati: questo meccanismo determina un’alterazione delle capacità decisionali.

Una volta che è avvenuta una variazione nelle dinamiche di questo circuito cerebrale, gli effetti possono durare anche per molti mesi. Il cambiamento è però reversibile: studi sui topi hanno dimostrato che è possibile ripristinare il normale meccanismo. Tra le future applicazioni si potrebbero sviluppare metodi per agire su questi circuiti anche negli esseri umani, e aiutare pazienti che hanno difficoltà nei processi decisionali, come ad esempio coloro che soffrono di depressione, ansia e dipendenze.

Leggi anche: Prendere decisioni: un lavoro di squadra nel cervello

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.