SCOPERTE

In Tasmania istantanee di vita dal passato

Le stromatoliti sono state le prime strutture prodotte da organismi viventi di cui abbiamo traccia. Un gruppo di ricercatori ha osservato queste formazioni in un sito inaspettato, in Tasmania.

Nei bacini d’acqua dolce formati dal fiume Giblin, in Tasmania, sono stati osservati esemplari di stromatoliti. Crediti immagine: Proemse et al., Scientific Reports

SCOPERTE – A volte nuove scoperte portano alla ribalta vecchi organismi. In alcuni casi quello che si scopre era del tutto inatteso, come è accaduto di recente in Tasmania, dove un gruppo di ricercatori locali ha messo in luce una formazione di stromatoliti, attive e vitali, in un habitat che nessuno mai aveva sospettato che potesse accoglierle. La scoperta è descritta dagli autori, ricercatori del Department of Primary Industries, Parks, Water & Environment (DPIPWE) e della University of Tasmania, sulla rivista Scientific Reports.

Se vi chiedete cosa siano le stromatoliti, proviamo a tornare con la mente alla giovane Terra in cui la vita muoveva i primi passi. I mari erano senza vita e l’aria irrespirabile, quando cominciarono ad apparire le prime strutture prodotte da un organismo vivente, le stromatoliti appunto.
Si tratta di strutture sedimentarie calcaree, costituite da strati laminari sovrapposti, che possono raggiungere anche qualche metro di altezza. I loro architetti e costruttori sono però organismi invisibili all’occhio umano, appartenenti soprattutto al gruppo dei cianobatteri, microrganismi che fanno la fotosintesi, esattamente come le piante. Furono loro, con ogni probabilità, a riempire di ossigeno l’atmosfera del pianeta, e poco più di un anno fa uscì la notizia della scoperta di stromatoliti fossili di ben 3,7 miliardi di anni fa, venute alla luce in Groenlandia.

Attualmente, in un mondo in cui la competizione “darwiniana” è ben più aspra che in passato, le stromatoliti le troviamo ancora in habitat peculiari, soprattutto laghi ipersalini e lagune marine con livelli elevati di salinità, condizioni che impediscono lo sviluppo di organismi più complessi, che normalmente prevalgono dal punto di vista ecologico. Si trovano per esempio nell’Australia occidentale, dove possiamo ammirare le formazioni più appariscenti e famose, ma anche in Cile e in Brasile, in Messico e nelle Bahamas, al momento l’unico luogo in cui sono state rinvenute in un ambiente marino aperto.

Mai erano state osservate stromatoliti in ambienti come quello descritto nell’articolo. In una remota regione dell’isola a Est dell’Australia sono apparse agli occhi dei ricercatori giunti sul luogo colonie viventi di stromatoliti all’interno di bacini d’acqua dolce formati dal fiume Giblin, nel cuore di un’area umida inclusa nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità. In Tasmania non erano mai state scoperti questi organismi prima d’ora, né si sospettava minimamente la loro esistenza. “La scoperta di stromatoliti viventi in Tasmania è molto significativa perché sono rare globalmente e sconosciute in Tasmania, con l’eccezione di antichi fossili”, ha commentato in un comunicato Roland Eberhard del DPIPWE’s Natural and Cultural Heritage Division.

Le acque in cui sono state scoperte non hanno l’elevata salinità tipica degli ambienti classici delle stromatoliti, ed è questo aspetto a sorprendere maggiormente gli scienziati. Secondo gli autori, sarebbe la loro forte alcalinità a sostenere non un’unica formazione di stromatoliti, bensì un intero ecosistema, costituito da colonie create da specie microbiche diverse. “Le analisi del DNA indicano che le stromatoliti tasmaniane sono comunità microbiche diverse rispetto a tutte le altre note”. Non sono solo i cianobatteri i responsabili della loro formazione, ma anche altre comunità di microrganismi, quali alfaproteobatteri, chloroflexi, armatimonadetes e planctomycetes.

“Abbiamo scoperto un ecosistema unico e inaspettato in una valle remota nel Sud-Ovest della Tasmania”, ha raccontato l’autrice principale dello studio, Bernadette Proemse, docente di geochimica presso l’Università della Tasmania. “L’ecosistema si è sviluppato attorno ad aree sedimentarie dove le acque sotterranee ricche di minerali sono spinte in superficie dalle rocce calcaree sottostanti. La scoperta si è dimostrata doppiamente interessante, dal momento che a un esame approfondito è emerso che questi sedimenti erano in parte costituiti da stromatoliti viventi”.

A sorprendere i ricercatori è stato anche osservare che le parti superiori di alcuni organismi spuntavano fuori dall’acqua, quasi a suggerire che forse ne potrebbero esistere (o potrebbero essere esistite in passato) anche versioni terrestri.

Proemse e colleghi ipotizzano che la forte alcalinità permetta lo sviluppo di queste formazioni perché impedisce il proliferare di altri organismi che sarebbero in concorrenza per le stesse risorse o che se ne potrebbero cibare, come le lumache d’acqua dolce. E le stromatoliti possono contare anche su una sorta di assicurazione sulla vita, dato che si trovano in un’area che gode già di politiche di protezione e conservazione, grazie all’inserimento nella lista UNESCO.

I ricercatori non si fermeranno qui, ma andranno presto alla ricerca di altre possibili tracce di stromatoliti all’interno dell’area UNESCO, per capire di più il segreto della loro sopravvivenza. Si tratta delle forme di vita tra le più antiche che conosciamo, e dagli antenati, si sa, c’è sempre tanto da imparare.

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