CRONACA

Per un bussolotto Milano perse l’EMA

Il capoluogo lombardo è stato sconfitto da Amsterdam nella corsa per diventare la nuova sede dell’Agenzia europea per i medicinali. Malgrado il dossier tecnico favorevole, Milano non ha avuto fortuna nell’estrazione finale, avvenuta dopo il pareggio.

CRONACA – In vista dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, l’Agenzia europea per i medicinali (European Medicines Agency, Ema) cambia casa. Garante per la valutazione scientifica, la supervisione e il controllo della sicurezza dei medicinali per uso umano e veterinario nell’Unione, ospitata a Londra dal 1995, a causa della Brexit avrà bisogno di un’altra sede, scelta ieri tramite votazioni segrete, il cui esito ha dato come vincente Amsterdam.

Dopo il voto degli inglesi per uscire dall’Unione europea, è necessario trovare nuove sedi per le Agenzie ospitate nel Regno Unito.

19 le candidature: Milano, Amsterdam, Copenaghen, Vienna e Barcellona quelle che hanno presentato le proposte tecniche più convincenti; la slovacca Bratislava, favorita per il criterio di redistribuzione geografica e per il probabile appoggio di diversi paesi dell’Est; e infine, Stoccolma, Atene, Bonn, Bruxelles, Bucarest, Dublino, Helsinki, Lille, Malta, Porto, Sofia, Varsavia e Zagabria. Dublino, Malta e Zagabria si sono ritirate dalla corsa prima dell’inizio delle votazioni.

I criteri per la scelta puntavano sulla capacità, da parte della nuova città ospitante, di garantire la continuità dei lavori per l’Agenzia nonostante la Brexit, fornendo una sede accessibile, scuole adeguate per i figli dei dipendenti, assistenza medica, previdenza sociale e un mercato del lavoro accessibile per i coniugi. Tutto questo rispettando in maniera equilibrata la distribuzione geografica delle diverse Agenzie negli Stati membri.

Milano, con il Pirellone come sede già pronta e infrastrutture all’avanguardia, sembrava un’ottima candidata, considerato che l’Ema ha meno di 17 mesi per trasferirsi ed essere operativa entro la fine di marzo 2019. Le altre principali aspiranti, infatti, presentavano alcune criticità, legate a questioni logistiche – come la presenza di una sede ancora in costruzione o divisa in più edifici, una ricettività alberghiera insufficiente, un aeroporto troppo affollato o con pochi collegamenti con le altre capitali – o di gradimento – le leggi che trattano i diritti della comunità LGBT sono state tra le discriminanti.

Eppure non tutti, in Italia, gradivano la candidatura milanese: in particolare il Codacons avrebbe scritto alla Commissione Ue chiedendo una bocciatura.

“Scegliere Milano come sede dell’Agenzia vorrebbe dire arrecare un enorme danno all’Europa, dal momento che il nostro paese registra il record di conflitti di interesse tra istituzioni, dirigenti sanitari e aziende farmaceutiche, con quest’ultime che finanziano e sostengono in modo assolutamente dubbio soggetti con cui non dovrebbero avere alcun tipo di rapporto e che decidono in tema di sanità pubblica.
Il rischio concreto insito nella scelta di Milano è di assoggettare l’Agenzia europea all’influenza della lobby dei farmaci, che in Italia trova terreno fertile ed estende i propri interessi come in un nessun altro paese Ue, con la conseguenza di privare l’ente della necessaria oggettività e imparzialità che deve contraddistinguere il suo operato”.

Considerato il ruolo centrale dell’Ema nel facilitare lo sviluppo e l’accesso ai medicinali e nel valutare le domande di autorizzazione all’immissione in commercio, monitorandone la sicurezza durante il loro intero arco di vita e fornendo informazioni agli operatori sanitari e ai pazienti, è innegabile l’importanza dell’imparzialità di un simile ente.
Grazie al suo potere di controllo e regolazione dell’industria farmaceutica in Europa, infatti, l’Ema costituisce il fulcro del mercato dei medicinali e della ricerca biomedica. Il suo indotto economico potrebbe oscillare tra un miliardo e mezzo e due miliardi di euro, con maggiori investimenti da parte delle multinazionali nello Stato che ospita l’agenzia per sedi logistiche e commerciali, laboratori e – forse – anche catene produttive. Il totale, stimato da Alberto Dell’Acqua, docente della Sda Bocconi e direttore del Master in Corporate Finance, e colleghi per il nostro Paese, comprendeva anche l’effetto economico del trasferimento di quasi 900 dipendenti seguiti dalle loro famiglie, e l’impatto turistico, con circa 60.000 visitatori all’anno grazie alle centinaia di eventi che organizza.

La partita, però, non è stata vinta dal capoluogo lombardo, malgrado abbia guidato tutte le votazioni. I turni previsti erano al massimo tre: ogni Stato avrebbe avuto a disposizione 6 voti, di cui 3 da attribuire alla prima scelta, 2 alla seconda e 1 alla terza. Per vincere, un candidato avrebbe dovuto essere la prima scelta per almeno 14 dei 27 Paesi. Al primo turno sono risultate in testa Milano, con 25 punti, più Amsterdam e Copenaghen con 20 a testa. Si è passati al secondo turno, dove ogni votante aveva a disposizione un voto; la Slovacchia, dopo l’eliminazione di Bratislava ha scelto di astenersi per protesta. Anche in questo caso, per vincere, erano necessari almeno 14 voti, mancati per poco dalla candidata ambrosiana con un totale di 12, avanti di 3 punti sulla rivale Amsterdam, con la quale è passata al terzo round. La città olandese era convinta di poter contare sui 5 consensi avuti da Copenaghen, ma a quel punto sono ripartiti i contatti e i giochi di alleanze, guidati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi, che ha rappresentato l’Italia a Bruxelles. E 1 di quei 5 è andato a favore dell’Italia, garantendo la parità. A quel punto è stato estratto il bussolotto con la vincitrice.

Malgrado le polemiche seguite al sorteggio, l’approvazione della procedura che avrebbe portato all’elezione della sede, proposta il 22 giugno, era stata unanime, e tutti gli Stati membri avevano accettato di rispettare l’esito. Inoltre, l’affidamento alla sorte non è stato una decisione inaspettata, in quanto già era previsto in caso di pareggio nel terzo round. È comprensibile, però, l’amarezza per una sconfitta legata a un’estrazione, quando dal punto di vista tecnico erano stati soddisfatti tutti i requisiti richiesti.

@giuliavnegri89

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Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.