ATTUALITÀ

World AIDS Day 2017

In attesa di un vaccino che possa eradicare in modo definitivo il virus dell'HIV, gli obiettivi delle strategie per affrontare l'AIDS sono una diagnosi tempestiva e un trattamento che porti alla soppressione del virus.

ATTUALITÀ – “Let’s end it”. È questo lo slogan scelto per la campagna 2017 dedicata alla Giornata Mondiale contro l’AIDS, che come ogni anno viene celebrata il 1 dicembre. In occasione della ricorrenza, PLOS Medicine fa il punto sulla prevenzione, il trattamento e la cura di questa malattia, in un’edizione speciale dedicata all’argomento.

 

Come riporta l’editoriale – a firma Steven G. Deeks, Sharon R. Lewin e Linda-Gail Bekker – negli ultimi 35 anni in tutto il mondo 75 milioni di persone sono state infettate dall’HIV. Dagli anni Settanta, quando è stata registrata la prima infezione, le morti causate da questo virus sono state più di 35 milioni. Grazie all’avvento della terapia antiretrovirale (ART) nel 1996, l’aspettativa di vita è migliorata ed è ora paragonabile a quella della popolazione generale. A condizione, però, che i pazienti inizino la terapia nelle fasi iniziali della malattia, che seguano le cure quotidianamente e che abbiano accesso per tutta la vita ai farmaci antiretrovirali e agli strumenti per il monitoraggio degli effetti antivirali.

La terapia antiretrovirale è oggi il trattamento principale utilizzato per combattere il virus, e uno degli elementi fondamentali nella strategia di UNAIDS (il Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS). Il Programma mira a raggiungere, entro il 2020, il cosiddetto obiettivo 90-90-90: diagnosticare il 90% delle infezioni, somministrare la terapia al 90% delle persone infettate e raggiungere la soppressione virale nel 90% dei pazienti trattati. Oggi più di 20 dei 36,7 milioni di persone infettate dal virus ricevono la terapia antiretrovirale. La ART non migliora solamente la salute del paziente ma lo rende anche non infettivo: le madri sieropositive che seguono una terapia corretta raramente trasmettono l’HIV ai propri figli, ed è stato dimostrato che gli individui adulti non contagiano i partner sessuali.

La ART, tuttavia, non è sufficiente per ripristinare completamente lo stato di salute: sebbene questo approccio permetta di bloccare la replicazione del virus, non elimina il reservoir, ovvero il serbatoio di cellule latenti che producono i virioni dell’HIV. Gli approcci utilizzati per ridurre il reservoir consistono nell’iniziare la terapia molto presto o nel ricostruire un nuovo sistema immunitario privo del virus attraverso un trapianto di cellule staminali ematopoietiche. In uno studio condotto da Timothy Henrich e colleghi della University of California, sono stati ottenuti dei risultati straordinari iniziando la terapia il primo giorno in cui è stata diagnosticata l’infezione (cioè approssimativamente 10 giorni dopo il momento in cui è avvenuta).

Nonostante l’importanza riconosciuta all’applicazione di adeguate misure di prevenzione, tuttavia, gli scienziati concordano sul fatto che per eradicare definitivamente il virus sarà necessario sviluppare un vaccino efficace. Possibili strumenti comprendono gli anticorpi neutralizzanti HIV-1 (BNAbs o Broadly Neutralizing HIV-1 Antibodies), che potrebbero contribuire alla prevenzione stimolando l’immunità passiva. I ricercatori sperano che sugli studi sui BNAbs possano portare a identificare nuove terapie per la prevenzione e fornire indicazioni sullo sviluppo di vaccini da applicare su larga scala.

Leggi anche: Quanto manca alla fine dell’AIDS?

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.