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Un tè al giorno riduce il rischio di glaucoma?

Uno studio sul British Journal of Ophtalmology suggerisce un’azione protettiva, ma altri esperti sono più cauti. Non si può parlare di riduzione del rischio senza avere prove adeguate da trial clinici

Secondo un piccolo studio il tè caldo ha un effetto protettivo sul rischio di glaucoma. Ma vari esperti invitano alla cautela. Crediti foto: Pixabay

SALUTE – Secondo un piccolo studio uscito sul British Journal of Ophtalmology, bere almeno una tazza di tè caldo al giorno potrebbe avere un effetto protettivo riducendo il rischio di sviluppare glaucoma, come viene chiamato l’insieme di patologie che danneggiano il nervo ottico, responsabile della connessione tra retina e cervello, e possono causare la perdita parziale o totale della vista. Al momento, secondo le stime, ne soffrono oltre 57 milioni di persone, che potrebbero superare i 65 arrivati al 2020.

Che ruolo può avere una bevanda calda nella salute dell’occhio? Le sostanze chimiche che contiene come i famosi flavonoidi hanno effetti antiossidanti, antinfiammatori e neuroprotettivi, dicono gli autori, che già in passato sono state associate a una riduzione del rischio di patologie a carico del cuore, ma anche tumori e diabete. L’ossidazione e i processi neurodegenerativi, allo stesso tempo, potrebbero essere coinvolti nel processo che porta a un glaucoma.

Secondo il National Eye Institute conoscere la patologia è fondamentale per fare una buona prevenzione: solo il 50% di chi soffre di glaucoma ne è al corrente, soprattutto perché i sintomi iniziali possono sfuggire, ma la vista perduta non può essere recuperata. Il diabete, come la miopia e l’età avanzata, è considerato un fattore che predispone maggiormente al rischio. Secondo gli esperti, anche le malattie che compromettono il flusso di sangue diretto al nervo ottico potrebbero giocare un ruolo.

La pressione oculare è uno degli elementi principali che, in questo caso, possono provocare danni al nervo ottico. All’interno dell’occhio, in una porzione del bulbo chiamata camera anteriore, scorre continuamente un liquido che fuoriesce nel punto di incontro tra cornea e iride, lasciando così l’occhio. In presenza di glaucoma ad angolo aperto (il tipo più comune) il liquido scorre più lentamente e la sua fuoriuscita è meno efficace, il che causa un accumulo di pressione e rischia di danneggiare il nervo ottico.

I ricercatori coordinati da Anne Coleman, docente di oftalmologia alla University of California, Los Angeles, hanno usato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey per cercare eventuali associazioni tra il consumo di alcune bevande e il glaucoma. Si tratta di un sondaggio condotto annualmente negli Stati Uniti e che, combinando questionari e visite, raccoglie i dati sanitari di circa 10 000 persone, dai bambini agli anziani. Nel biennio 2005-2006 i dati includevano i test di controllo condotti per il glaucoma, immagini comprese, e tra i quasi 1700 partecipanti over 40 il 5% aveva sviluppato la patologia. Queste persone avevano risposto a varie domande sul loro consumo abituale di bevande con o senza caffeina, bibite zuccherate e tè (freddo e caldo) nell’anno precedente, servendosi di un questionario.

Così il team di Coleman ha scoperto che le persone che consumavano tè caldo ogni giorno avevano un rischio di glaucoma inferiore. Bilanciando l’analisi per fattori come la presenza di una diagnosi di diabete, l’indice di massa corporea, l’età e il fumo, sono arrivati a una percentuale: il rischio era ridotto del 74% ma solo per chi beveva il tè caldo. Il caffè e il decaffeinato, come le bibite e il tè freddo, non avevano effetti simili. In base a queste conclusioni, nel loro studio propongono un effetto protettivo per il tè caldo, sottolineandone i limiti (come il self report dei pazienti e il piccolo numero di persone con diagnosi di glaucoma) e chiarendo che serviranno indagini più ampie per saperne di più. Chi beve tè fa bene, in pratica, specialmente se non zuccherato, ma deve tenere in considerazione che “i risultati sono preliminari e bere tè potrebbe non prevenire il glaucoma”, ha detto Coleman.

Alla pubblicazione dello studio, infatti, vari esperti non coinvolti hanno richiamato alla cautela rilasciando i propri commenti tramite il Science Media Centre – un’organizzazione del Regno Unito che cerca di velocizzare la comunicazione tra scienziati e media, per incoraggiare la fiducia del pubblico nei confronti della scienza e fornire informazione di qualità -. Secondo questi esperti, che lavorano sia in ambito oftalmologico che nel campo della nutrizione e della statistica, non è possibile parlare di associazioni ed effetto protettivo prima di aver condotto dei trial clinici controllati, tenendo in considerazione aspetti come lo status socioeconomico e lo stile di vita.

“Questo studio ha tenuto in considerazione molti aspetti della dieta ed è solo un’istantanea di un momento, perciò serviranno altri studi, nel Regno Unito e in altre popolazioni, per poter dire se bere tè protegga davvero dal glaucoma”, ha commentato Chris Hammond, Frost Chair in oftalmologia al King’s College di Londra.

“Il sondaggio non mostra che bere tè caldo è associato a una diminuzione del rischio di sviluppare glaucoma. I partecipanti sono stati intervistati una volta e senza follow up, perciò gli autori avrebbero anche potuto dire che le persone con glaucoma bevono meno tè caldo. Gli autori non hanno approfondito come, dal punto di vista biologico, possa funzionare questa associazione, il che significa che i risultati dello studio non dicono nulla riguardo alla causalità tra le due cose”, ha confermato Graham Wheeler, statista medico dello University College London”.

Un commento ancora più deciso è arrivato da Melanie Hingorani del Royal College of Ophthalmologists, intervistata dal Guardian. “Non c’è assolutamente nulla di provato né ci sono forti evidenze, ma ha un sacco di problemi”, ha detto dello studio, sottolineando che tutte le persone sopra ai 40 anni dovrebbero fare prevenzione e controllare la salute oculare ogni uno o due anni, soprattutto in presenza di fattori di rischio come il diabete o una storia familiare di glaucoma.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".