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Trump, i parchi e l’Antiquities Act

Con lo Utah’s Bears Ears e il Grand Staircase-Escalante l'amministrazione Trump ha fatto qualcosa di piuttosto raro: ridurre l'estensione di un monumento nazionale istituito da un presidente precedente

Il Bear’s Ears National Monument, Utah. Foto US Bureau of Land Management, Public Domain

ESTERI – Meno restrizioni e tutela dell’ambiente, più libertà nell’utilizzo dei terreni pubblici: è questa la direzione presa dall’amministrazione Trump, un approccio che vede le risorse ambientali come tali solo una volta sfruttate. Come accaduto al Bears Ears National Monument e al Grand Staircase-Escalante, due monumenti nazionali ridotti rispettivamente dell’85% e del 50%. “Alcuni pensano che le risorse naturali dello Utah dovrebbero essere controllate da una manciata di burocrati lontani, che se ne stanno a Washington”, ha detto il presidente Trump. “E sapete una cosa? Si sbagliano”.

Entrambi i due monumenti naturali erano stati protetti da due presidenti, il Grand Staircase-Escalante da Bill Clinton, nel 1996, e il Bears Ears da Barack Obama, nel 2016, servendosi del cosiddetto Antiquities Act. Si tratta di un documento di poco più di una pagina approvato dal Congresso e diventato legge nel 1906 durante la presidenza di Theodore Roosevelt, con l’obiettivo di tutelare soprattutto i siti preistorici e le costruzioni nei canyon degli Stati Uniti meridionali. Ma Roosevelt non si era fermato a questo e, prima del termine del suo mandato, aveva tutelato grazie all’Antiquities Act altri 18 monumenti tra i quali molti siti archeologici, i Muir Woods in California (famosi per le enormi sequoie che possono superare i 100 metri d’altezza) e il Grand Canyon. Una decisione, quest’ultima, non troppo popolare, perché l’area era considerata un possibile sito per l’estrazione mineraria.

L’Antiquities Act rappresenta per i presidenti, che godono di autorità esecutiva, un modo ufficiale per tutelare risorse terrestri o marine nell’interesse di tutti i cittadini americani. Anche laddove vi fossero interessi industriali. Gli ultimi provvedimenti di Trump in questo senso non mancano infatti di sostenitori nello Utah, dove ogni prospettiva di estrazione è finora stata bloccata dall’istituzione dei monumenti naturali, volti anche a proteggere i territori sacri per varie tribù di nativi americani. Dalle compagnie legate ai combustibili fossili e dai legislatori repubblicani la novità è stata recepita con entusiasmo. Secondo il senatore dello Utah Mike Lee, Trump “ha capito che siamo stati bistrattati e sono grato che voglia correggere lo sbaglio”.

Lo stesso Obama si è servito dell’Antiquities Act fino al termine della sua carica, mandando un messaggio importante e arrivando a creare 25 monumenti nazionali tra i quali l’enorme Papahanaumokuakea Marine National Monument, ovvero l’area marina protetta più grande del pianeta con 1,5 milioni di chilometri quadrati nel Pacifico e una grossa porzione no-take a tutela completa, nella quale ogni tipo di pesca commerciale è proibito.

Un provvedimento che non era stato visto di buon occhio da tutti, al punto che nel 2016 il programma elettorale repubblicano includeva una proposta di modifica dell’atto stesso, per far sì che la volontà del presidente dovesse essere approvata dalle assemblee legislative di Stato e dal Congresso. L’estensione di Papahanaumokuakea, il cui territorio si è praticamente quadruplicato, è diventata realtà, ma non sono mancate critiche e preoccupazione, riportate soprattutto dalla voce di Edwin Ebisui Jr., presidente del Western Pacific Regional Fishery Management Council. Secondo Ebisui, la zona protetta avrebbe privato le popolazioni native hawaiiane di risorse ittiche sulle quali avevano sempre potuto contare, basi della loro economia ma anche del sostentamento quotidiano.

Se solitamente i presidenti ampliano le aree protette, la rotta di Trump è quella opposta e, finora, solo in rare occasioni i monumenti sono stati ridotti in dimensioni. A settembre è finita in rete la prima bozza di un rapporto (Final Report Summarizing Findings of the Review of Designations Under the Antiquities Act) che ha commissionato all’allora Segretario degli Interni Ryan Zynke l’incarico di valutare 27 monumenti nazionali e suggerire quali potessero essere ridotti, quali avrebbero beneficiato di cambiamenti nella gestione e via dicendo.

Trattandosi di un’indiscrezione trapelata, inizialmente non ci sono stati commenti dalla Casa Bianca, ma tra i monumenti figuravano lo Utah’s Bears Ears e il Grand Staircase-Escalante. E non solo: anche il Gold Butte in Nevada, il Cascade-Siskiyou in Oregon e due aree marine protette, Pacific Remote Islands e l’atollo Rose nelle Samoa americane, entrambe istituite da George W. Bush. Oltre a grandi riduzioni nell’estensione, per dieci monumenti Zynke ha suggerito vengano riprese le “attività tradizionali” come estrazione mineraria, disboscamento, pascolo e pesca commerciale.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".