IL PARCO DELLE BUFALE

Il ventennale di una teoria climatica e delle sue smentite

Con una perseveranza encomiabile, dal 1997 un fisico scopre che i raggi cosmici emessi dall'esterno o dall'interno della Via Lattea riscaldano o raffreddano il clima.

Vignetta sempreverde riprodotta per gentile concessione di David Archer, professore di modelli climatici all’Università di Chicago. A sinistra i modelli climatici contro, a destra, i modelli degli scettici. Spettatore: “Le chiami nuvole? Fai schifo!”

IL PARCO DELLE BUFALE – Secondo il meteorologo dell’Aeronautica, ten. col. Guido Guidi, l’era glaciale è iniziata nel 1999. Per motivi a lui oscuri, da allora le temperature terrestri e marine si ostinano a salire, malgrado l’attività solare in calo da cinquant’anni. Il 19 dicembre scorso, l’alt.uff. delle FF.AA. riprendeva a sperare:

L’impressione, appena sussurrata per evitare di disturbare i lavori dei summit che ormai si susseguono a ritmo bimestrale, è che il prossimo futuro stia preparando una sorpresa niente male per quanti giurano di aver capito tutto su come funziona il clima di questo pianeta. Gli anni a venire, dicono, potrebbero segnare una tendenza al raffreddamento, in totale contro tendenza con quanto prospettato…

Lo ha impressionato un articolo pubblicato il giorno prima su Nature Communications da  Henrik Svensmark, un fisico danese, la cui

teoria vuole che all’aumento dei raggi cosmici che raggiungono il pianeta la temperatura diminuisca e viceversa

e che detti raggi cosmici, meno deflessi dal campo magnetico solare, portino alla formazione di nuclei di condensazione, i quali portano a una maggiore copertura nuvolosa, la quale fa ombra al pianeta e sotto si gela. Henrik Svensmark, il figlio, un collega del Politecnico e uno che milita insieme a lui in una lobby inglese del petrolio e del carbone, hanno appena pubblicato una “importante scoperta”, scrive l’alt.uff. delle FF.AA.:

 l’anello mancante tra il sole e il clima (che ancora tutti ignorano)

Dagli anni Sessanta, è noto che i raggi cosmici in arrivo sono inversamente proporzionali all’attività solare:

Nella realtà, la “scoperta” risale al 1997, il ten. col. Guidi la racconta dal 2008 e dal 1998 i climatologi smentiscono che i raggi cosmici siano un anello nella catena di interazioni – solitamente chiamata “clima” – tra il Sole, l’atmosfera e la superficie terrestre.

La “teoria” tende a cambiare per adeguarsi all’abbondanza dei raggi cosmici che all’inizio raffreddavano, dieci anni fa riscaldavano e ora raffreddano di nuovo. Prima provenivano da “stelle congelanti” (sic, chilling stars) alla periferia della Via Lattea, tra le quali il nostro sistema solare si avviava nell’era glaciale.

Da questo mese vengono emessi da supernove che nella nostra galassia sarebbero in pieno boom demografico “(ancora ignorato da tutti)”: gli astronomi sono convinti che in media ne nasca una ogni cento anni.

L’ondivaga “teoria” è stata smentita perfino dagli esperimenti con la camera a nebbia CLOUD, costruita al CERN apposta per dimostrarla. Dopo certe ingenuità uscite su Nature nel 2011, i finanziatori minacciarono di tagliare i fondi per ulteriori esperimenti se il loro promotore, Jasper Kirkby, non chiedeva aiuto a chimici e fisici dell’atmosfera.

Rimpolpata, la collaborazione CLOUD sfornò decine di articoli, i cui risultati vennero confrontati e confortati da osservazioni in natura. L’influenza dei raggi cosmici risultava irrilevante, limitata ai sostanze volatili “aromatiche” emesse dalle conifere. (La custode del Parco ricorda ai distratti e ai meteorologi dell’Aeronautica che il pianeta è coperto al 70% di oceani sui quali non cresce né un albero di Natale né un cedro del Libano, e dai quali proviene il vapore acqueo indispensabile alla formazione di nubi e alle piogge.)

Svensmark non ne tiene conto e la comunità dei climatologi non tiene conto dei suoi articoli, ripetitivi come la loro bibliografia sempre più antiquata e autoreferenziale. Il ten. col. Guidi ne è entusiasta invece, perché a suo avviso

  • Nei modelli di simulazione climatica, che notoriamente funzionano solo a CO2, il ruolo del sole è valutato “ininfluente” in ragione (sragione!) della sostanziale stabilità della radiazione solare totale. Altri effetti dell’attività solare quali quelli descritti in questo nuovo studio non sono neanche presi in considerazione.

Sragiona! I modelli – alcuni dei quali hanno preso in considerazione proprio gli effetti descritti in quel (non) nuovo studio – non potrebbero “funzionare solo a CO2”. Senza il “ruolo del sole” non ci sarebbe effetto serra né vapore acqueo, il gas serra dieci volte più abbondante della CO2 sia nei modelli che nell’atmosfera.

  • Le dinamiche delle nubi costituiscono la più elevata fonte di incertezza nella simulazione del sistema, perché la microfisica delle nubi avviene ad una scala spaziale inferiore al millimetro, e i modelli climatici hanno passi di griglia che vanno dai 50 ai 100 Km.

Le dinamiche delle nubi sono dettate da correnti e moti atmosferici causati dal Sole, tutt’altro che millimetrici, gli alisei fanno il giro del mondo. Forse il ten. col. Guidi intendeva alludere alla micro-chimica che genera i nuclei di condensazione o alla microfisica che misura la loro convezione?

  • Benché le si misuri nella loro totalità soltanto da quando sono disponibili i dati satellitari, è noto che la quantità di nubi che occupano globalmente il cielo varia eccome: tra il 1987 e il 2000 è passata dal massimo del 69% al minimo del 64%, una variazione di 5 punti percentuali che in termini di bilancio radiativo vale 0.9 W/m2 in più.

Dal 2000 a oggi sono passati 18 anni durante i quali il vapore acqueo aumentava e le nubi anche; l’attività solare e i raggi cosmici calavano; e la temperatura globale continuava a salire. Non in modo lineare, da sei mesi è in corso la Niña, la fase fredda della corrente del Pacifico meridionale, e nel 2017 la temperatura alla superficie del pianeta è aumentata meno che nel 2015-2016.

Auguri per il 2018.

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