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E se domani l’aria tornasse pulita

Sulle Geophysical Research Letters, un modello tenta di stimare l'effetto sul clima globale della scomparsa improvvisa dei principali inquinanti atmosferici.

RICERCA  – Cosa succederebbe al clima se di botto scomparissero le nostre emissioni di aerosol? Un disastro.

Alcuni aerosol riflettono la radiazione solare e raffreddano, altri la assorbono e scaldano, altri contribuiscono alla formazione di nuvole che localmente raffreddano altri ancora, come le “particelle carboniose” – la fuliggine – si depositano sui ghiacciai e sulle superfici innevate, ne diminuiscono l’albedo e riscaldano. Altri reagiscono, si ossidano, cambiano proprietà…

Per farla breve, la stima è complicata.

Bjørn Hallvard Samset del centro Cicero e colleghi in Norvegia, Inghilterra e Germania ci hanno provato lo stesso. Prima hanno simulato l’assenza – quasi – di particelle carboniose e solfati, in un articolo su Nature Climate & Atmospheric Science che riguarda in generale la composizione dell’atmosfera e le precipitazioni. Poi sulle Geophysical Research Letters hanno pubblicato un modello più ambizioso.

Parte da due ipotesi che per verificarsi richiederebbero un miracolo, anzi parecchi.

Se domani i cieli tornassero limpidi, di notte si riempissero di stelle e la concentrazione di gas serra restasse attorno ai 450 ppm (li ha già superati), la temperatura globale aumenterebbe da 0,5 a 1,1 °C (di più sull’emisfero nord), le precipitazioni aumenterebbero del 2-4,6% (molto di più sugli oceani fra i Tropici) insieme alla frequenza degli eventi meteorologici estremi come tifoni, alluvioni, ondate di calore e siccità.

Francamente, quelli del 2017 bastano e avanzano (nota 1).

Eppure ridurre le emissioni di aerosol da attività industriali e agricole, e da combustione di carburanti fossili, gioverebbe alla salute della biosfera e dei suoi abitanti. Non serve una rivoluzione tecnologica. Con le leggi  introdotte dal finire degli Cinquanta, prima in Inghilterra e via via nel resto del mondo, parte di quelle emissioni sta già calando, in particolare i solfati – salvo in India – e di più dal 2020 quando entreranno in vigore le nuove norme per il trasporto marittimo.

Microparticelle ci intasano i polmoni, ma nelle grandi città circolano sempre più auto elettriche. Quanto alle centrali a carbone dai fumi velenosi, se ne costruiscono molte meno del previsto, quelle vecchie vengono dismesse e sostituite da quelle a gas, meno costose. Anche se nella Cina del nord-est il freddo di dicembre ha costretto il governo a riaprire centrali a carbone che aveva chiuso per decreto in marzo.

Fonte: World Economic Forum

 Bisogna ridurre anche le emissioni di ammoniaca e di ossidi d’azoto sebbene influiscano sulla temperatura con effetti che nell’insieme si compensano. Al clima non fanno né caldo né freddo, ma quelli emessi dalle attività agricole inquinano l’aria, le acque e in fin dei conti la resa delle terre coltivabili. I dati statunitensi danno un’idea del problema: quasi l‘80% dei NOx proviene da una “gestione del suolo” poco accorta che spreca l’azoto dei fertilizzanti invece di sfruttarlo in modo efficiente.

Per ripulire il cielo ci vorranno decenni, sempre che la comunità mondiale decida di farlo. Nel frattempo, un brusco raddoppio del riscaldamento globale è escluso.

Nota 1

Anche la tendenza degli eventi estremi è al rialzo. In queste settimane, Swiss Re e Munich Re hanno pubblicato la stima dei danni globali e la NOAA quella per gli eventi “catastrofici” che hanno causato danni superiori a $1 miliardo negli Stati Uniti.

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