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Africa Sub-sahariana: la prima mappa degli ospedali pubblici

In appena 16 paesi su 48 almeno l'80% della popolazione vive a meno di due ore dell'ospedale più vicino. Su The Lancet la prima mappa che mostra la disuguaglianza di accesso ai servizi sanitari

APPROFONDIMENTO – La distanza dall’ospedale più vicino può fare la differenza, non solo in caso di emergenza riducendo la mortalità, ma anche per quanto riguarda la gestione di malattie croniche e la loro prevenzione. Uno degli obiettivi dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030 è migliorare l’accesso alle cure riducendo le disuguaglianze sociali, ma finora non esisteva un database che mappasse concretamente la situazione in Africa Sub-sahariana, cioè che contasse quanti ospedali pubblici sono attualmente attivi in ogni paese e soprattutto dove sono localizzati con precisione, in modo da capire quante persone vivono a oltre due ore distanza da essi.

Ci è riuscito per la prima volta un team internazionale, che ha pubblicato i suoi risultati in questi giorni su The Lancet, mostrano come l’accesso fisico alle cure ospedaliere di emergenza fornite dal settore pubblico in Africa rimanga scarso e – come era prevedibile – estremamente diseguale fra zone urbane e rurali.

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Su Nature è apparso un altro studio interessante in questa direzione, che ha mappato a livello globale la distanza dalla città più vicina. Risultato: nei paesi a basso reddito come in Africa Sub-sahariana, solo il 50,9% delle persone abita a meno di un’ora dalla città più vicina.“Se hai intenzione di costruire una nuova struttura medica in una nazione in via di sviluppo, dove dovresti costruirla per raggiungere meglio le popolazioni meno servite?” commenta Matt Hancher, Co-fondatore e Manager di Google Earth Engine in un recente articolo pubblicato su Medium.

Tornando all’articolo su The Lancet, i ricercatori hanno consultato 100 database di 48 paesi sub-sahariani, identificando nel 2015 4908 ospedali pubblici, di cui 2701 con informazioni complete o parziali sulle loro coordinate geografiche. Hanno poi stimato che circa 287.282 013 persone (il 30% della popolazione dell’Africa Sub-sahariana) e soprattutto 64.495.526 donne in età fertile (il 28% del totale) si trovano oggi a più di 2 ore di viaggio dall’ospedale più vicino. La media però ci dice poco: le differenze tra i paesi e anche all’interno dello stesso paese sono molto marcate, variando da meno del 25% della popolazione che vive a meno di 2 ore di viaggio da un ospedale pubblico nel Sud Sudan a oltre il 90% in Nigeria, Kenya, Capo Verde, Swaziland, Sud Africa, Burundi, Comore, São Tomé e Principe, e Zanzibar. Nel 2015, nei paesi dell’Africa Centrale, vessati da guerre e povertà, e nei paesi della fascia del Sahara, oltre la metà delle persone vive a oltre due ore dall’ospedale pubblico più vicino. In Sud Sudan queste persone sono addirittura il 77% degli abitanti. Solo 16 paesi su 48 (1 su 3) hanno raggiunto la “soglia” di accettabilità fissata a livello internazionale di avere oltre l’80% della popolazione a meno di 2 ore dal primo ospedale.

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Le disuguaglianze all’interno del continente sono enormi anche se calcoliamo il numero di ospedali pubblici per 100 mila abitanti, al di là della loro ubicazione. Sempre in Africa Centrale troviamo paesi come il Sud Sudan con 0,3 ospedali pubblici ogni 100 mila abitanti, che significa un ospedale pubblico per 300 mila persone. In Niger addirittura il tasso è di 0,02 strutture per 100 mila individui, cioè un solo ospedale per 5 milioni di persone. Per capirci, è come se avessimo un unico ospedale per tutti gli abitanti del Veneto.

Per fare un paragone con l’Europa, si possono utilizzare i dati dello European Health Information Gateway dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ci mostrano come in Italia il tasso sia 0,82 ospedali pubblici per 100 mila persone, cioè in media un ospedale per 120 mila persone. In altri paesi europei i tassi sono molto più elevati. In Francia abbiamo 2,31 ospedali per 100 mila persone, cioè un ospedale per 43 mila persone; in Germania il tasso è di 1,02, cioè un ospedale per 98 mila persone. Certo, evidentemente non è solo il numero di strutture a determinare la qualità di un servizio pubblico, e in questo senso paragonare i paesi europei è scarsamente significativo, ma in ogni caso questi dati ci forniscono una prima misura delle disuguaglianze di accesso alle cure fra noi e i paesi più poveri al di là del Mediterraneo.

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.