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Curcuma, quali sono le proprietà dimostrate?

Nel 1949 è stata confermata la sua proprietà antibatterica, e da allora sempre più studi hanno cercato di quantificarne gli effetti benefici. Ma permangono le incertezze su modalità di assunzione e dosi

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La curcuma è una pianta erbacea perenne, diffusamente usata in cucina e negli integratori alimentari. L’India è oggi il maggior produttore ed esportatore. Foto Pixabay

APPROFONDIMENTO – Ingrediente principale del curry e del popolare golden milk, la curcuma è una spezia dalla tradizione millenaria. Viene usata da secoli e non solo in cucina, perché i benefici della curcuma l’hanno resa nota come rimedio contro vari disturbi. Le proprietà terapeutiche restano da dimostrare, ma alcuni effetti legati a questa sostanza – e alle molecole che la compongono – sono stati verificati in laboratorio già intorno alla metà del secolo scorso.

Il nome comune inglese turmeric (che in italiano corrisponde al poco usato turmerico) deriva dall’espressione latina terra merita, ovvero terra meritevole. La parola curcuma deriva invece dall’arabo Kourkoum, che significa zafferano. Conosciuta anche come zafferano delle Indie e golden spice, questa spezia viene utilizzata da migliaia di anni nella medicina tradizionale orientale e nella pratica religiosa. In base alle diverse proprietà, in sanscrito esistono 55 sinonimi per definirla.

Dalla pianta ai suoi derivati

La curcuma viene estratta dalla Curcuma longa L., una pianta erbacea, perenne e rizomatosa della famiglia delle Zingiberacee. Curcuma longa cresce in climi caldi e umidi e ha bisogno di molta acqua. Viene coltivata soprattutto in India, Cina, Indonesia, Thailandia e altre regioni tropicali, tra le quali alcuni Paesi dell’Africa. Il più grande produttore, esportatore e consumatore è proprio l’India, che ne produce più di 8 000 tonnellate l’anno. La polvere derivata da questa radice oggi viene usata come spezia per insaporire i cibi, come colorante e integratore alimentare ma anche nel settore cosmetico.

I componenti attivi di C. longa legati ai benefici della curcuma sono i curcuminoidi – pigmenti responsabili della colorazione gialla, tra i quali il più importante è la curcumina – e un olio essenziale dal quale dipende l’aroma di questa spezia. La molecola della curcumina è stata isolata per la prima volta nel 1815 e nel 1910 è stata identificata la struttura. Nel 1949 ne è stato poi dimostrato il potere antibatterico. Da quel momento studi in vitro e studi condotti su modelli animali hanno evidenziato diverse azioni farmacologiche.

Dal punto di vista molecolare la curcumina è in grado di interagire con proteine, DNA, RNA e molecole trasportatrici, agisce come agente anti-ossidante e regola la risposta infiammatoria. Altri effetti riconosciuti sono le azioni antiartritica, antitumorale, antitrombotica, antibatterica, antivirale e coleretica (cioè di stimolazione della secrezione biliare).

La scienza dei benefici della curcuma

Negli ultimi anni alcune ricerche hanno studiato i potenziali effetti benefici dell’aggiunta di questa molecola per il trattamento di malattie croniche anche nell’uomo. Secondo studi clinici recenti, il consumo di curcumina potrebbe essere utile contro l’obesità, la sindrome metabolica e il diabete. Inoltre, essa sembra esercitare un effetto positivo sulle persone che soffrono di vari tipi di cancro, steatosi epatica, depressione, artrite, malattie della pelle, infiammazione intestinale e sintomi della sindrome premestruale.

Conclusioni precise e definitive sui benefici della curcuma, però, non sono state ancora raggiunte: gli studi clinici differiscono per l’efficacia esatta delle dose di curcumina e della sua formulazione (come ad esempio emulsioni, compresse o polvere), così come sulla durata del trattamento raccomandata per ogni malattia.

Il meccanismo di azione, inoltre, non è ancora chiaro. Una spiegazione è che la curcumina possa regolare l’infiammazione dell’intestino, diminuendo la risposta locale nelle cellule epiteliali e proteggendo la normale funzione della barriera intestinale. Un’altra ipotesi, osservata in topi affetti da sindrome del colon irritabile, riguarda una possibile azione sull’asse intestino-cervello, attraverso la regolazione di neurotrasmettitori.

Negli integratori e nei farmaci

L’uso della curcuma come integratore alimentare è approvato sia dall’Unione Europea sia dall’FDA. L’applicazione come farmaco, invece, è riconosciuta solo in pochissimi casi. La Commissione E tedesca, un’agenzia governativa che valuta e approva l’uso di erbe medicinali, consiglia l’uso della curcuma per il trattamento della dispepsia, ma anche in questo caso sembrerebbero necessari ulteriori studi.

Alcune caratteristiche limitano l’applicazione della curcumina in ambito clinico: la molecola viene assorbita difficilmente e viene metabolizzata ed eliminata dall’organismo in tempi rapidi. I ricercatori stanno cercando varie strategie per renderla più biodisponibile, ad esempio somministrandola insieme a sostanze che interferiscono nei processi metabolici come la piperina, contenuta nel pepe nero.

Secondo quanto riporta la FAO, l’assunzione per via orale di una quantità di curcuma pari a otto grammi al giorno può essere considerata sicura (la Commissione E tedesca raccomanda invece una dose giornaliera di 1,5-3 grammi). Tuttavia, ricorda il Medical Center dell’Università del Maryland, i pazienti che hanno calcoli alla cistifellea o ostruzioni delle vie biliari, i pazienti diabetici, le donne in gravidanza o in allattamento e i pazienti che devono affrontare un intervento chirurgico dovrebbero prestare attenzione all’assunzione di questa sostanza e consultare il proprio medico.

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.