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Marte, gli antichi oceani sono nati insieme a Tharsis?

Quando sono nati gli oceani di Marte? Un nuovo studio suggerisce che siano più antichi del previsto e che si siano formati circa 4 miliardi di anni fa, in contemporanea a Tharsis, il più grande sistema vulcanico del sistema solare

Il nuovo modello proposto dagli scienziati stima la formazione degli oceani ben avanti nel tempo, sostenendo che si siano formati prima o in contemporanea al sistema vulcanico Tharsis. Crediti immagine: Robert Citron images, UC Berkeley

SCOPERTE – Non solo sarebbero più antichi di quanto previsto, ma anche meno profondi. Una nuova teoria proposta dai geofisici dell’Università della California di Berkeley riscrive la storia degli oceani di Marte e del legame con il complesso sistema vulcanico Tharsis, che si è formato sul pianeta rosso a partire da 3.7 miliardi di anni fa. Secondo lo studio infatti oceani e vulcani si sono evoluti insieme, modellando la storia climatica del pianeta in uno scenario del tutto innovativo. Proprio l’evoluzione in contemporanea spiegherebbe sia l’insolita irregolarità delle coste oceaniche, che presentano dislivelli anche di chilometri, che la presenza di acqua allo stato liquido in quantità inferiore a quella stimata.

La nuova teoria è stata avanzata dal ricercatore Robert Citron e dal professore Michael Manga della Uc Berkeley ed è stata pubblicata in uno studio sulla rivista Nature. I due geofisici sono partiti dalle teorie secondo cui Marte non abbia mai avuto oceani di acqua liquida, teorie supportate dal fatto che le stime delle dimensione degli oceani non sono in accordo con le stime di acqua che potrebbe essere contenuta ad oggi nel permafrost del sottosuolo marziano e di quanta sia invece evaporata nello spazio. Le calotte polari del pianeta rosso infatti non contengono abbastanza acqua per riempire un oceano. Ma un ruolo fondamentale, nella creazione delle condizioni per un Marte “bagnato, potrebbero averlo avuto proprio i vulcani, come ha sottolineato Manga.

Il nuovo modello proposto dagli scienziati stima infatti la formazione degli oceani ben avanti nel tempo, sostenendo che si siano formati prima o in contemporanea al sistema vulcanico Tharsis a partire da almeno 3.7 miliardi di anni fa. A quel tempo infatti Tharsis era solo un “piccolo” vulcano, non ancora in grado di influenzare il pianeta rosso nella sua morfologia come ora, che con i suoi 5mila chilometri di estensione contiene i più grandi vulcani del sistema solare e domina la topografia del pianeta rosso. Basti pensare che il Monte Olimpo che fa parte del complesso vulcanico marziano si estende per 25 chilometri di altezza, mentre sulla Terra, che ha un diametro doppio rispetto a Marte ed è 10 volte più massiva, il picco delle catene montuose è raggiunto dal Monte Everest, con i suoi 8,848 chilometri di altezza.

Nelle pianure situate nell’emisfero nord del pianeta, i ricercatori avrebbero identificato invece gli antichi fondali degli oceani ormai estinti, e l’assenza di una deformazione della crosta da parte di Tharsis sarebbe la prova che tali oceani fossero meno profondi di quanto ipotizzato in precedenza. Questo implica che per essere riempiti abbiano avuto bisogno di circa la metà dell’acqua liquida prevista dalle stime precedenti, come spiegato da Manga:

“In passato si riteneva che Tharsis si fosse formato velocemente e presto, piuttosto che gradualmente, e che gli oceani fossero arrivati dopo. Quello che invece noi proponiamo ora è che gli oceani abbiano preceduto e accompagnato le espulsioni di lava che hanno creato il vulcano”.

Il sistema vulcanico dunque avrebbe espulso gas nell’atmosfera provocando il riscaldamento globale o un effetto serra tale da permettere all’acqua liquida di esistere sul pianeta, mentre le eruzioni vulcaniche hanno scavato i canali che hanno permesso all’acqua nel sottosuolo di raggiungere la superficie e riempire le pianure settentrionali.

Il modello proposto dagli scienziati della UC Berkeley tiene conto anche di un altro fenomeno, cioè l’irregolarità delle coste. Pensate agli oceani sulla Terra, le coste sono regolari e livellate variando di poco in altezza. Questo non accade né per Arabia, il primo oceano di Marte, né per Deuteronilus, che è di formazione successiva. Le coste di questi presunti oceani marziani variano in altezza anche di oltre un chilometro.

Citron, primo autore dello studio, sottolinea che queste irregolarità troverebbero spiegazione proprio in una formazione precedente o contemporanea a Tharsis. Secondo la nuova teoria, Arabia avrebbe iniziato a formarsi circa 4 miliardi di anni fa, proprio durante la nascita di Tharsis e il vulcano, crescendo, avrebbe depresso il suolo e deformato nel tempo le coste, causando i significativi dislivelli. Una situazione simile a quella che ha portato alla formazione di Deuteronilus, che però si sarebbe originato e deformato durante l’ultimo periodo di crescita di Tharsis, circa 3.6 miliardi di anni fa.

Non solo una teoria, sottolinea Manga, ma un modello che potrà essere verificato con relativa facilità. Per stabilire infatti se gli oceani si siano formati prima del previsto sarà sufficiente effettuare datazioni più precise sia del sistema vulcanico che delle coste. Una datazione dettagliata e rigorosa potrà infatti svelare quale formazione geologica, tra le pianure e il vulcano, sia nata prima o se siano state originate in contemporanea e siano evolute insieme.

Una risposta che potrebbe arrivare dai dati che saranno raccolti dal prossimo lander che la NASA invierà su Marte. A maggio infatti inizierà la missione InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport), che porterà sul suolo marziano un sismometro in grado di indagare l’interno del pianeta e di dare la caccia non solo all’acqua liquida, ma anche ai resti congelati di quegli oceani antichi, oceani forse anche più antichi di quanto fino ad oggi ritenuto.

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.