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Una nuova generazione di scienziati aperti al dialogo con la società

“Spesso ci lamentiamo che la gente non sa niente di scienza o che ha informazioni sbagliate… e adesso possiamo fare qualcosa personalmente. Insomma, non basta lamentarsi, bisogna intervenire per fare in modo che le persone diventino più consapevoli di che cosa sia la scienza e di che cosa facciamo noi scienziati.”

RICERCA – Questa è una delle dichiarazioni di una studentessa di dottorato a proposito della sua partecipazione a SISSA for schools, il programma di visite per le scuole della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, Trieste) che coinvolge ogni anno circa 2000 bambini e ragazzi in incontri con scienziate e scienziati per mostrare la scienza reale nel suo divenire. È stato il punto di partenza per una ricerca di tre anni con lo scopo di riflettere su aspettative, aspirazioni e bisogni di una nuova generazione di scienziate e scienziati molto più consapevoli del loro ruolo pubblico e più aperti al dialogo con la società.

Chi deve fare divulgazione?

Molti sostengono che la divulgazione scientifica sia più adatta a ricercatori senior, ormai nella fase avanzata della loro carriera, quando sono liberi di occuparsi anche di cose più frivole. Ma non è questo il nostro caso. Anzi. Secondo la nostra esperienza, sono moltissimi i giovani ricercatori e le giovani ricercatrici che sentono la responsabilità di partecipare ad attività con il pubblico per condividere la loro passione e il loro lavoro. Abbiamo anche rilevato che i giovani sono meno propensi a trattare il pubblico in modo paternalistico, e si presentano liberi dai vestiti pomposi e paludati tipici dell’accademia. Preferiscono un modello di comunicazione basato sul dialogo e la condivisione molto distante dal cosiddetto modello deficit dove il pubblico è considerato ignorante e deve essere istruito dagli esperti, in una relazione che inevitabilmente si struttura dall’alto al basso. Questo modello ha dimostrato negli anni la sua inadeguatezza in un mondo dove la scienza e la tecnologia diventano ogni giorno più importanti e ubique. Dove e il grado di incertezza e complessità aumenta. Dove il dialogo e la fiducia reciproca sono essenziali.

SISSA for schools

SISSA for schools, il programma nell’ambito del quale si è svolta la ricerca, ha un carattere partecipativo e attento all’inclusione sociale e di genere, e si basa sulla massiccia partecipazione volontaria degli studenti di dottorato della SISSA. Gli studenti di dottorato della SISSA formano una piccola comunità (circa 280) internazionale proveniente per circa due terzi dall’Italia e per un terzo da altri paesi di circa tutti i continenti. Fanno ricerca in tre macroaree scientifiche (matematica, neuroscienze e fisica) e sono all’inizio della loro carriera con un’età che varia dai 23 ai 29 anni circa. Circa un terzo dei 280 studenti partecipa alle attività di public engagement con le scuole e con il pubblico più vario.

Alla base del loro impegno c’è una varietà di motivazioni. Innanzitutto, l’esperienza è divertente ed emotivamente gratificante, permette di migliorare le proprie capacità comunicative e offre l’opportunità di uno stacco dalla routine quotidiana e un buon esercizio di pensiero critico e creativo. Ci sono anche motivazioni più nobili: il senso del dovere verso la società, il desiderio di influenzare in positivo la percezione pubblica della scienza, la voglia di instillare l’amore per la scienza nelle nuove generazioni. Alcuni, soprattutto coloro che provengono da paesi o regioni dove c’è un alto tasso di criminalità (Colombia, Messico, Sud Italia) e molti bambini rubano o spacciano per guadagnare “soldi facili”, sono convinti che la scienza possa servire come veicolo di inclusione sociale e che una carriera scientifica possa rappresentare un’alternativa onesta.

Tutti, dopo aver lavorato con i bambini, esprimono un elevato livello di soddisfazione e dichiarano che i benefici si sono rivelati superiori alle aspettative, sia da un punto di vista emozionale che professionale. Infatti, come dimostrato ormai da molti studi, gli scienziati attivi nella divulgazione scientifica sono anche migliori ricercatori proprio per effetto di questo loro impegno: il contatto diretto con il pubblico è una costante fonte di ispirazione e di opportunità di imparare dato che obbliga a confrontarsi con punti di vista e domande insolite e inaspettate, amplia i propri orizzonti e la capacità di comprendere questioni nuove, e migliora la capacità di affrontare problemi complessi e a volte controversi.

E che cosa si può fare affinché sempre più giovani scienziati partecipino attivamente nel dialogo con la società? Quali sono i loro bisogni? Sono molti i fattori che possono facilitare o, al contrario, ostacolare la partecipazione. Secondo il nostro gruppo di volontari, sarebbe auspicabile che la comunicazione della scienza diventasse parte integrante di tutti i programmi di dottorato, con l’introduzione di corsi professionali specifici. La comunicazione è ormai un elemento essenziale anche per la carriera scientifica. Altri fattori sono illustrati nella tabella: alcuni vanno ben al di là della portata locale, altri invece dipendono direttamente dalla volontà di ogni istituzione.

Affinché la divulgazione scientifica non rimanga un evento sporadico, come spesso accade, è essenziale che le istituzioni mostrino un impegno forte per promuovere, formare, sostenere e premiare coloro che sono coinvolti. Questi fattori possono essere strumenti efficaci per incoraggiare la partecipazione dei giovani ricercatori e quindi creare una nuova generazione di scienziati più consapevole del loro ruolo pubblico e, in fin dei conti, contribuire alla costruzione di un dialogo con la società: positivo e costruttivo.

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