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Il castoro è tornato in Italia

A fine novembre è stata confermata la presenza di almeno un esemplare di castoro europeo (Castor fiber) nel comune di Tarvisio.

ANIMALI – Dopo quasi cinque secoli il castoro è tornato in Italia. A fine novembre è stata confermata la presenza di almeno un esemplare di castoro europeo (Castor fiber) in comune di Tarvisio, nella punta più a nord-est d’Italia, in Friuli Venezia Giulia. I segni dell’attività del castoro si trovano in un’area di almeno 6-7 chilometri, a ridosso del confine con l’Austria, la nazione da cui è arrivato. La scoperta è sensazionale se si considerano la plurisecolare assenza dal nostro territorio e il ruolo chiave del castoro nel creare le condizioni ideali per l’incremento della biodiversità nelle aree fluviali.

«Castor fiber nel Tarvisiano, 22 novembre 2018 (foto R. Pontarini/Progetto Lince Italia)»

I reperti sub-fossili tardiglaciali e olocenici (risalenti a circa 8.000 anni fa) testimoniano la presenza del castoro nell’Italia nord-orientale ma la specie si era estinta nel corso del XVI° Secolo. Il motivo della scomparsa del castoro in gran parte dell’Europa fu da una parte dovuta all’utilizzo delle sue carni e delle sue pelli, dall’altra all’elevato valore del castoreum, un olio prodotto dalle sue ghiandole. L’unguento veniva utilizzato nell’industria dei profumi, e si riteneva avesse anche proprietà medicamentose.

La reintroduzione del castoro

Solo in tempi relativamente recenti ci si è resi conto che il castoro è in grado di incrementare in maniera sostanziale la bio-diversità delle aste fluviali che frequenta, grazie a sistemi di dighe che creano piccoli bacini e ristagni d’acqua particolarmente ricchi i vita. È questo il motivo che ha spinto molte nazioni europee ad avviare progetti per la sua reintroduzione. Queste iniziative hanno riportato il castoro in Svizzera (Canton Ticino), in Austria (Carinzia, Valle del Gail), dove la specie è stata reintrodotta tra gli anni ’70 e ’90 del XX° secolo. In Slovenia la specie è stata reintrodotta nel 1999, ma la sua presenza finora sembra essere ancora relativamente lontana dai confini italo-sloveni.

I primi indizi dal ritorno del castoro in Italia risalgono alla fine di ottobre, quando alcuni cacciatori hanno notato alcuni segni di presenza che potevano essere attribuiti, con buona probabilità, alla specie. Poche settimane dopo, il 18 novembre, Daniele Vuerich, agente del Corpo Forestale Regionale del Friuli Venezia Giulia, ha fotografato un salice profondamente scortecciato. Tracce di questo tipo vengono di solito attribuite agli ungulati ma, in questo caso, i marchi sull’albero hanno destato più di un sospetto. Vista l’incertezza di attribuzione, è stato chiesto a Renato Pontarini (Progetto Lince Italia) di compiere alcune verifiche nell’area. I primi accertamenti, effettuati il 21 novembre 2018, hanno indicato che il danno sembrava poter essere attribuito a castoro. Le verifiche successive, condotte assieme a Luca Lapini (Museo Friulano di Storia Naturale di Udine) hanno infine confermato la presenza del castoro in Comune di Tarvisio.

«Il castoro crea piccoli bacini lungo i fiumi dalle acque molto correnti e ha un ruolo di primaria importanza nello sviluppare e arricchire la biodiversità» spiega Luca Lapini, «ha una funzione di architetto e gestore degli ecosistemi che è assolutamente strepitosa. È arrivato spontaneamente dall’Austria, dove lo avevano reintrodotto più di 40 anni fa. Nel 2006, nella stessa zona era arrivata la lontra che, già nel 2011, si era spinta fino al Comune di Buia (a circa 20 chilometri da Udine n.d.a.). Non sappiamo se il castoro abbia le stesse capacità di spostamento ma tutto lascia supporre che a breve lo osserveremo sempre più».

Il castoro europeo è una specie protetta dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, che lo elenca negli Allegati II e IV, con lo stesso pregio conservazionistico della lontra. 
Nei fiumi di Tarvisio da qualche settimana convivono sia le lontre che i castori. 
Un primato nell’ambito italiano, che dimostra ancora una volta l’assoluta unicità di queste terre di confine.

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.