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I rettili distinguono tra diverse numerosità?

Può servire a scegliere la fonte di cibo migliore, o a scappare da un gruppo avversario in maggioranza. La stima della numerosità è un'abilità molto studiata tra gli animali, fatta eccezione per i rettili. Un nuovo studio la esplora nelle tartarughe di terra.

Fotografia: Pixabay

A cosa serve saper stimare le numerosità? Nella nostra vita quotidiana torna utile in momenti cruciali e non – come la fila al supermercato: in quale cassa ci sono più persone in coda? Di certo non le contiamo una per una  – ma anche per altri animali si tratta di una capacità importante.

Di fronte a diversi alberi da frutto saper stimare le quantità può aiutare a decidere dove orientare gli sforzi per procacciarsi il pranzo, quindi mangiare di più. In presenza di un altro gruppo di animali consente di stabilire se siamo in maggioranza o in minoranza: cinque individui e dieci non sono diversi solo per il numero assoluto, ma anche per diverse variabili. Ad esempio, occupano più spazio.

Questa abilità è stata diffusamente studiata attraverso molti taxa, ma ne sappiamo poco quando si tratta di rettili. Un nuovo studio pubblicato su Biology Letters a firma di Andrea Gazzola e Daniele Pellitteri-Rosa dell’Università di Pavia insieme a Giorgio Vallortigara dell’Università di Trento, ha ampliato il ventaglio sottoponendo un test alle tartarughe di terra (Testudo hermanni). Gli scienziati hanno scoperto che scelgono quantità di cibo maggiori sia quando hanno due opzioni di dimensioni diverse sia quando hanno opzioni che differiscono per numerosità – più pezzi di cibo e meno pezzi di cibo -.

Un risultato diverso da quello dello studio che ha dato il “la” agli autori e che aveva indagato la stessa abilità nelle lucertole. Ne abbiamo parlato con Andrea Gazzola e Daniele Pellitteri-Rosa.

Partiamo dall’inizio: perché studiamo questo tipo di conoscenze nelle altre specie e cosa ci dicono rispetto a ciò che abbiamo in comune con animali anche molto distanti da noi?

AG: Studiare abilità cognitive in altre specie, in questo caso la capacità di discriminare quantità numeriche discrete o continue, serve soprattutto per confrontare le loro abilità con le nostre. Per usare le parole del primatologo Frans De Waal nel suo libro Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali, esplorare le capacità cognitive in specie anche molto lontane dalla nostra e trovare il giusto modo di porre una domanda – dal punto di vista sperimentale – è interessante proprio per capirne limiti cognitivi. Spesso partiamo dal presupposto che una specie non sia in grado di svolgere alcuni compiti o problemi, e scopriamo il contrario.

La capacità di discriminare quantità serve loro per prendere la decisione ottimale, ad esempio andare a foraggiare dove ci sono più prede o prede più grosse. Non in tutte le circostanze scegliere una quantità maggiore è la scelta ottimale, ad esempio se significa più predatori o un gruppo più numeroso in competizione con il mio, perciò serve saper discriminare per ottimizzare il comportamento.

E nel caso delle tartarughe del vostro studio?

In questo caso la capacità numerica è sostanzialmente visiva e si dimostra permettendo alle tartarughe di scegliere, ad esempio, tra due pezzi di cibo e tre pezzi di cibo. Le tartarughe scelgono i tre pezzi di cibo ma non è detto che sia perché distinguono una quantità numerica maggiore o minore; potrebbe trattarsi della somma della superficie degli oggetti, o del loro allineamento se sono allineati uno dopo l’altro.

Come si è svolto lo studio?

DPR: L’unico lavoro sui rettili di cui sappiamo era stato condotto sulle lucertole campestri, Podarcis siculus. I ricercatori avevano presentato loro diverse quantità di prede ed è emerso che questi rettili non sono in grado di distinguere le quantità.  Ma rispetto alle Testudo hermanni, animali erbivori, c’è una grossa differenza: le lucertole sono predatrici. Abbiamo mantenuto l’impostazione di quello studio, coinvolgendo nel nostro 16 tartarughe, e anche l’approccio in termini numerici e sperimentali.

Abbiamo abituato le tartarughe a uno stimolo alimentare usando dei pezzi di pomodoro, un cibo che apprezzano molto, perché da studi passati sappiamo che sono attratte da cibi rossi e gialli, forse per la presenza di carotenoidi. Dopo questa fase abbiamo fatto i primi test, per capire se fossero in grado di discriminare quantità maggiori e minori servendoci di diverse combinazioni numeriche. Prima un pezzo di pomodoro contro quattro, due contro quattro, due contro tre e tre contro quattro. Poi abbiamo mantenuto le stesse proporzioni in termini di quantità ma senza fare a pezzi i pomodori: il quattro contro uno, ad esempio, era sempre un solo pezzo ma quattro volte più grande dell’altro. Tutte le tartarughe sono state testate 15 volte per ciascuna di queste combinazioni.

E la risposta è stata quella sperata?

AG: È stata sempre significativamente a favore della quantità maggiore, sia che lo fosse per numerosità che per dimensione. Un risultato diverso da quello ottenuto nello studio con le lucertole, dove avevano scoperto che tra una larva piccola e una grande questi rettili sceglievano quella grande, ma la risposta non era altrettanto significativa con le numerosità.

Perché secondo voi?

DPR: Dal punto di vista dell’interpretazione dei risultati, sappiamo che le lucertole sono orientate sul predare invertebrati vivi e attivi. Usare larve di mosca morta è utile ai ricercatori per confrontare più facilmente la situazione e avere uno stimolo uniforme, ma non riproduce qualcosa che succede in natura, dove è davvero difficile che una lucertola attacchi una preda ferma. È meno stimolante, e potrebbe essere il motivo per cui hanno ottenuto risultati diversi.

Il prossimo step della ricerca?

AG: Una delle idee che vorremmo portare avanti è approfondire questo tema dal punto di vista delle proporzioni e coinvolgere altre specie di rettili comuni. Ad esempio la lucertola muraiola Podarcis muralis, che si può allevare in grandi numeri e potrebbe essere un soggetto interessante da studiare trovando il modo di fornirle degli stimoli attrattivi. Studiando diverse popolazioni, inoltre, potremmo capire se la situazione cambia a seconda dell’ambiente, ad esempio se ci sono differenze nei comportamenti predatori tra le lucertole urbane e quelle che vivono in ambienti agricoli.

Quello che ci interessa è affrontare il “valore ecologico” delle capacità animali, non solo valutarle. Ovvero poter anche mostrare che se un animale sa fare una certa cosa, è perché è funzionale a un certo scopo.

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".