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Il menù degli erbivori salva la biodiversità

Se chi mangia erba tende naturalmente a prediligere le specie più diffuse, aiuta quelle meno numerose a non scomparire. Ma se si parla di specie invasive, gli equilibri cambiano, e in peggio

ANIMALI – Cosa mangiano gli erbivori? Erba, è chiaro. Ma se iniziamo a chiederci che tipo di erba, le cose diventano un po’ meno scontate: quello che scelgono per il loro menù influenza l’intero ecosistema. Si pensava che negli ambienti altamente produttivi – come nella giungla o nella savana tropicale – gli animali preferissero i vegetali dominanti, a crescita veloce, liberando così spazio e nutrienti per una varietà di piante più ampia. Dove invece la biomassa vegetale è più scarsa – come nella tundra o nel deserto – gli erbivori mangiano tutto quello che riescono a trovare, diminuendo ulteriormente la diversità in un ecosistema già a corto di nutrienti.

Cortesia immagine: Pixabay

Lo studio

Gli scienziati erano consci di questa capacità degli erbivori nel modificare la diversità vegetale nei loro ambienti, ma ora un team della sede di Santa Barbara dell’Università della California ha messo alla prova queste ipotesi con una meta-analisi sugli studi che riguardavano gli effetti delle scelte degli erbivori sulla biodiversità – per quanto riguarda le piante – in tutto il mondo. Deron Burkepile, professore associato di ecologia, ha guidato un gruppo di 82 biologi che hanno esaminato 252 diversi studi, e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Ecology and Evolution.

Anche se la connessione tra la produttività dell’ecosistema e gli effetti degli erbivori sulla diversità vegetale era piccola, il team ha notato un’altra associazione, decisamente più forte. Quando l’ambiente ospita un tipo di pianta particolarmente vigorosa, gli erbivori sembrano davvero cruciali nel mantenimento della varietà biologica, preferendola alle altre e permettendo così alle specie più piccole o a crescita più lenta, meno diffuse, di non essere rimpiazzate.

I risultati

I ricercatori hanno trovato che il legame tra il nutrirsi di vegetali e la diversità era particolarmente forte nelle praterie dove più animali brucano erba rispetto a dove prediligono gli arbusti: questo ha perfettamente senso, dal momento che la prima è proprio la specie dominante nei pascoli. In più, Burkepile aveva precedentemente scoperto che le specie animali invasive tendono a promuovere la diffusione delle piante aliene. Al contrario, le specie vegetali autoctone sono molto vulnerabili agli animali “forestieri”, perché non hanno potuto evolvere difese adatte contro di loro. E quando gli invasori riducono l’abbondanza delle piante di casa, quelle straniere prendono il loro posto.

“Abbiamo analizzato trent’anni di importanti studi: questi ci dicono che gli ecosistemi funzionano meglio quando al loro interno ci sono più specie”, ha sottolineato Burkepile. “Quello che i nostri dati suggeriscono è che gli erbivori sono fondamentali specialmente per mantenere la diversità nei luoghi dove c’è una specie vegetale che potenzialmente è molto dominante”. Dal momento che chi si occupa di conservazione è alla ricerca di mezzi per contrastare il continuo declino della biodiversità, “Questo suggerisce che un potenziale metodo per la gestione degli ecosistemi e della biodiversità è utilizzare gli erbivori per tenere sotto controllo le specie dominanti.”, conclude Burkepile.

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Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.