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Quando la Storia diventa farsa: Furland® di Tullio Avoledo

Cosa succederebbe se una regione ricca di storia come il Friuli Venezia Giulia si trasformasse in una Disneyland del proprio passato?

Ospiti di gente unica: è lo slogan che per alcuni anni ha guidato la promozione turistica della Regione Friuli Venezia Giulia. Gente unica per tanti motivi, non per forza tutti positivi, dicevano alcuni maligni. Di sicuro unici per la storia che ha lasciato profondi segni sulle loro terre: i mosaici di Aquileia, i palazzi veneziani a Udine e quelli asburgici a Trieste, le trincee della Grande Guerra e il terremoto del 1976.

Aggiungi alla bellezza dei luoghi i rinomati vitigni locali, un po’ di buona cucina e un po’ di spettacolo, e il gioco dovrebbe essere fatto: il Friuli Venezia Giulia polo di primo livello nell’attrazione turistica mondiale.


Sembra essere partito da qui lo scrittore friulano Tullio Avoledo per il suo più recente romanzo, il distopico Furland® (Chiarelettere, 2018), che si immagina cosa potrebbe succedere se davvero l’industria turistica diventasse il primo comparto economico della sua regione. Anzi, se questa trasformazione fosse l’unica strada sostenibile percorribile per uno Stato friulano indipendente dall’Italia, figlio di una crisi economica che ha permesso al sogno dell’amato Leader Vittorio Volpatti di avere gioco facile su sentimenti separatisti e particolaristi (oggi, forse, dovremmo dire sovranisti), sempre vivi come braci sotto la cenere.

Ecco allora che il Friuli Venezia Giulia del 2023 si chiama Furland, anzi Furland®, con cittadini comparse in Attrazioni storiche sparse per tutta la regione, tra il Kosakenland ’44 e le ritualità celtiche, per appagare la voglia di Storia degli Onorevoli Ospiti che giungono da tutto il mondo.

Un sogno che rischia di diventare un incubo

Però qualcosa va storto, perché il protagonista, Francesco Salvador, si trova a indagare sulla comparsa di un personaggio completamente fuori contesto, uno Zorro con pancetta da cinquantenne, che guasta alcuni spettacoli per dileguarsi nel nulla. Le sue azioni da guastatore turbano la perfetta armonia che regna nel Furland, dove il benessere è tangibile a patto che si rimanga nella propria “parte”, dove non c’è un corpo di polizia se non declinato per le ricostruzioni storiche, dove tutto funziona e non ci sono stranieri a diluire la purezza della furlanità.

Ben presto Salvador scoprirà che nulla è davvero come sembra emergere dalle sue indagini e che all’interno dell’organizzazione del Furland sta agendo una macchinazione ramificata e doppiogiochista, in cui non è facile capire chi sta da che parte.

Il romanzo di Avoledo si legge d’un fiato, con la sua consueta capacità di dominare le scene d’azione e di gestire anche i temi più delicati con leggerezza. Che non significa che quello che ha da dire non sia serio. Non si lascia attrarre dal facile richiamo di una delle parole salite alla ribalta nel 2018, overtourism, per i dubbi sollevati sulla sostenibilità dei numeri di turisti di alcune grandi città del mondo, Venezia in primis.

Avoledo ha voluto invece tentare un proprio esperimento sociale mentale domandandosi cosa succederebbe se alcuni pensieri buoni per lo spritz al bar diventassero realtà. E si tratta di frasi più o meno fatte che si sentono in un’osteria di Udine o di Castelfranco Veneto e chissà in quante altre città d’Italia: “se solo volessimo, potremmo vivere del nostro patrimonio artistico ed enogastronomico”, “la nostra vera ricchezza è il nostro passato” e così via.

L’ispirazione dietro casa

Non deve essere andato lontano dal suo paese natale  per trovare l’ispirazione. Valvasone, paese sul Tagliamento in provincia di Pordenone, è uno dei tanti comuni friulani che a settembre celebra il proprio passato con Medioevo a Valvasone, una rievocazione storica in cui i visitatori sono i protagonisti, perché – si legge sul sito – “Medioevo a Valvasone sei tu, che sei parte della festa”.

E lì accanto, eccoti i numeri delle edizioni passate: 150 spettacoli, 11 taverne, 300 partecipanti alla “fiabesca cena medievale”, 100 artigiani e 40 mila visitatori. Cifre che potrebbero fare la felicità degli investitori del Furland, che però sono quasi tutti stranieri. Sì, perché la via alla sostenibilità del sogno di Volpatti passa per una raccolta di capitali sui mercati internazionali, mostrando come nel mondo globalizzato e finanziarizzato di oggi o del 2023 isolarsi in nome della propria unicità non sia davvero una strada percorribile.

Questo è però solo uno dei fili che si possono ritrovare dentro al romanzo. Per tutti gli altri, cominciate bene il 2019 e leggetelo!

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Marco Boscolo
Science writer, datajournalist, music lover e divoratore di libri e fumetti datajournalism.it