SALUTE

Europa: nel 2016 una persona su sei ha sofferto di un problema di salute mentale

I suicidi maschili sono più frequenti di quelli femminili, come è maggiore la prevalenza di disturbi legati all’abuso di alcol e droghe. Ma l'11% delle donne over 55 soffre di depressione.

Secondo le stime dell’Institute for Health Metrics and Evaluation, un centro di ricerca indipendente dell’Università di Washington sulla salute globale, un europeo su sei ha sofferto di un problema di salute mentale nel corso del 2016. Precisamente il 17,3%, circa 84 milioni di persone. Fra questi, il 5,4%, cioè un europeo su venti, vive disturbi dell’ansia e poco meno sono le persone che soffrono di depressione. Il 2,4% della popolazione fa invece uso di droghe o abuso di alcol, un europeo su cento soffre di disturbo bipolare e uno su 300 di schizofrenia.

Oltre l’11% delle donne europee over 55 soffre di depressione. Immagine Pixabay

La probabilità che nel corso della nostra vita ci capiti di vivere uno di questi disturbi è del 50%, dice il rapporto Health at a Glance di OCSE. Insomma, testa o croce.

Da paese a paese le cose non cambiano di molto: dal primo all’ultimo in classifica per percentuale di cittadini con disturbi mentali il gap è di soli quattro punti. La Nazione con il tasso più elevato è la Finlandia, dove soffre di ansia, depressione e altri disturbi il 18,8% della popolazione.

Le differenze di genere

C’è un sostanziale gap di genere: fra le donne è più frequente la presenza di disturbi come ansia e depressione, mentre fra gli uomini è maggiore l’abuso di alcol e droghe. Alcuni dati relativi al 2014 provenienti dalla European Health Interview Survey avevano mostrato che, in particolare nella fascia d’età 55-74 anni, più dell’11% delle donne risultava depressa.

Anche fra le 45-54 enni la percentuale di donne depresse è molto elevata: una donna su dieci, con un gap sensibile rispetto alla generazione successiva, quella delle 35-44 enni. La percentuale di uomini che manifestano depressione è invece molto più bassa: il 7% dei 55-64 enni e il 6,7% dei 45-54 enni.

Viene da chiedersi quale ruolo giochi la fisiologia e quale invece il gap sociologico che le donne di quelle generazioni hanno vissuto, a partire dalla minor partecipazione alla forza lavoro. Statisticamente, dai dati OCSE Health at a Glance 2018, fra gli occupati i livelli di depressione sono minori e chi ha problemi di questo tipo è più a rischio di rimanere senza lavoro. È occupato quasi l’80% dei 25-64 enni senza depressione, contro il 50% di chi soffre di depressione.

In molti paesi poi la differenza fra percentuale di persone con disturbi mentali fra i più ricchi e i più poveri è molto ampia. In Olanda per esempio il 18% delle donne con un basso status socio economico vive questa esperienza, fra le persone più benestanti solo il 5%. La stessa forbice si osserva in Finlandia. Nel Regno Unito si passa dal 17% al 7%, in Germania dal 15% all’8%, mentre in Italia la differenza non è molto marcata, e in generale le donne con un reddito più basso che soffrono di disturbi mentali sono meno del 10%.

I numeri dei suicidi

A suicidarsi sono però prevalentemente gli uomini, che hanno maggiori tendenze alla dipendenza da sostanze stupefacenti e da alcol. Ci sono stati 43mila uomini suicidi nel 2015 e 13mila donne. L’Italia è il terzo paese per minor numero di suicidi, sia fra gli uomini che fra le donne.

Il trend emerge già dall’adolescenza, anche se dal 2000 al 2015 il numero di suicidi fra i giovanissimi in Europa è sceso del 20%. Nel 2015, dati OCSE, si sono suicidate circa 80 ragazze e quasi 3000 ragazzi dai 15 ai 24 anni, anche se la prevalenza di disordini mentali fra i due gruppi è pressoché la stessa. Nell’ultimo anno esaminato, le ragazze suicide fra i 25 e i 34 anni sono state poco più di 1000, i ragazzi quasi 5000. Fra i 35-44 enni rispettivamente meno di 2000 e quasi 7000. Fra i 45-54 enni si sono suicidate quasi 3000 donne e ben 9000 uomini, e fra i 55-64 enni 2500 donne e 8000 uomini.

Parlare di salute e di benessere è anche parlare di economia, sia in termini di spesa sanitaria vera e propria (farmaceutica, ospedalizzazioni…) che di spesa sociale (assistenza alla disabilità…) e costi indiretti correlati alla scarsa partecipazione al mercato del lavoro. Una popolazione con bassa salute mentale costa molto al sistema Paese, che in questo modo ha in linea di principio meno risorse per mettere in atto politiche di inclusione sociale.

I costi stimati passano dal 2% del PIL in Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca al 5% in Danimarca, Finlandia, Olanda e Belgio. In Italia siano intorno al 3,3% del PIL dedicato a questa spesa.


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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.