WHAAAT?

Se ci sono le microplastiche, la cozza è meno salda

Le microplastiche sono rifiuti estremamente dannosi per l'ambiente e danneggiano anche i mitili. Ad esempio, diminuendo la loro capacità di aderire ai substrati.

Il modo di dire “attaccato come una cozza” potrebbe subire una brusca battuta d’arresto: un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Environmental Pollution, mostra come le microplastiche influiscano sulla capacità di questi mitili di ancorarsi a quello che li circonda. Cosa che avrebbe un impatto devastante sugli ecosistemi oceanici, così come sull’industria mondiale dei molluschi, del valore di 3-4 miliardi di dollari all’anno.

I ricercatori hanno scoperto che le cozze blu, quando si trovano esposte a dosi di microplastiche non biodegradabili per un periodo di 52 giorni, producono meno – in maniera significativa – filamenti di bisso, ovvero quelle sottili fibre che sono d’aiuto, per questi molluschi, per fissarsi a rocce e corde. Questi filamenti non permettono loro soltanto di rimanere ancorate e sopravvivere a onde e forti maree, ma fanno anche sì che i molluschi formino gli estesi agglomerati in cui siamo abituati a vederli, che a loro volta fungono da habitat per piante e altri animali marini.

Lo studio ha anche calcolato di quanto calerebbe la tenacia con cui le cozze si fissano nel loro ambiente: misurando la massima forza verticale che deve essere esercitata per dislocare il mollusco dalla sua posizione, i mitili che erano nell’acqua con presenti le microplastiche mostravano un crollo del 50% della forza, se confrontate con il gruppo di controllo in acqua non inquinata. Per capire i potenziali effetti delle microplastiche sulla salute delle cozze, gli scienziati hanno deciso di misurare anche le proteine nel fluido circolatorio dei molluschi, detto emolinfa, che svolge una funzione simile a quella del sangue. Questo ha rivelato come le microplastiche inducano una forte risposta immunitaria e colpiscano anche il metabolismo dei mitili.

Dannielle Green, professoressa di Biologia all’Anglia Ruskin University, spiega come la tenacia per questo animale sia vitale: “i filamenti di bisso aiutano le cozze a formare assembramenti, aumentano il successo della fecondazione e rendono i mitili più resistenti alla predazione. Una riduzione di questi filamenti in natura potrebbe portare a impatti a cascata sulla biodiversità, così come a minori rese nell’acquacoltura, dal momento che per questi molluschi sarebbe più semplice essere spazzati via dalle onde o dalle forti maree.”

Dalla ricerca è risultato che anche le microplastiche biodegradabili possono creare problemi di salute alle cozze. Le microplastiche, biodegradabili e non, vengono utilizzate per produrre gli imballaggi a perdere, che una volta gettati nella spazzatura possono disintegrarsi in particelle potenzialmente tossiche. La miglior soluzione sarebbe non solo quella di riciclarle, ma anche e soprattutto quella di ridurne l’utilizzo, salvaguardando così l’ambiente marino. E continuando a far attaccare saldamente le cozze.


Segui Giulia Negri su Twitter

Leggi anche: Giornata Mondiale per l’Ambiente: l’attenzione è sulle microplastiche

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.