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Marsupi e bamboccioni: le curiose cure parentali di ragni, insetti e rane

Le cure parentali non sono appannaggio di uccelli e mammiferi, ma presenti anche in molti invertebrati dai ragni agli scorpioni, dalle vespe alle rane.

Ci sono due strategie nel regno animale per assicurarsi la discendenza: puntare sul numero o puntare sulle cure. Nel primo caso, si parla in ecologia di specie a selezione r: si sceglie di fare un alto numero di figli ai quali non si presta attenzione, consci che nella grande quantità almeno qualcuno sopravvivrà. Nell’altro caso, ossia nelle cosiddette specie a selezione K, la strategia è “pochi ma buoni”: i genitori per aumentare le chances di sopravvivenza spendono molte energie per i propri piccoli, dalla protezione del nido allo svezzamento: si tratta delle “cure parentali”.

Francesco Tomasinelli – divulgatore scientifico e fotografo di fama internazionale – nei suoi reportage in giro per il mondo si è occupato tra le tante cose di cure parentali, in particolare, di quelle messe in campo da animali curiosi, mostrando come, anche per questo aspetto, la fantasia della natura non manchi mai di stupire.

“Viene proprio da dire che cosa non si fa per i propri figli – racconta a OggiScienza Tomasinelli – e bisogna tener presente che le cure parentali non sono solo appannaggio degli uccelli o dei mammiferi, ma sono presenti anche in molti invertebrati, dai ragni agli insetti. Io ed Emanuele Biggi abbiamo raccontato alcune di queste storie nel libro Predatori del Microcosmo, e recentemente le ho anche presentate all’interno del ciclo di conferenze organizzato dell’associazione Amici dell’Acquario di Genova”.

Scene da film horror per nutrire i figli

Per nutrire i loro figli certi animali diventano dei veri killer. La vespa della tarantola (genere Pepsis) coi suoi cinque cm di taglia e con il suo veleno tra i più forti e dolorosi al mondo riesce a paralizzare una migale e trascinarla nella sua tana. “Se ne guarda bene dall’ucciderla, la immobilizza e vi depone nell’addome un uovo che quando si schiuderà comincerà a nutrirsi del ragno, e che a sua volta farà attenzione a non mangiarsi gli organi vitali, così da tenerla in vita e avere sempre disponibile della carne fresca e non in putrefazione; solo quando farà la metamorfosi e diventerà una vespa, completerà tutto il pasto”.

Anche la vespa gioiello del genere Ampulex è la regista di un film horror. La sua vittima è una blatta, generalmente una Periplaneta americana, ma dato le sue piccole dimensioni, intorno ai 2 cm e quelle ben più grandi dello scarafaggio, circa 5 cm, l’evoluzione ha dovuto trovare un’alternativa all’impossibilità di trasportare la blatta in volo. “La vespa infligge alla blatta una doppia puntura, la prima, propedeutica alla seconda, immobilizza le zampe anteriori così da rendere facile il secondo colpo che mira al sistema nervoso centrale. L’iniezione finale è qualcosa di sorprendente: la blatta viene intontita e le viene inibito l’istinto alla fuga, così che la vespa possa trascinarla con disinvoltura per le antenne senza che essa opponga resistenza ma anzi ne asseconda il movimento. Sul corpo vivo della blatta viene deposto l’uovo la cui larva si accrescerà per un mese prima di spiccare il volo come vespa alla ricerca di nettare”.

Sempre una scena impressionabile ma che mostra una straordinaria premura materna può essere l’incontro con lo scorpione della Malesia (genere Heterometrus): “È un animale viviparo e non appena partorisce la sua cinquantina di larve li adagia sulla schiena. La mamma li porta in giro facendo attenzione che non cadano, proteggendoli e nutrendoli per diverse settimane. Stessa cosa fanno in Italia i ragni lupo, come la tarantola Lycosa tarentula, che ospita tutti i suoi piccoli sull’addome”.

Bamboccioni e “fake news”

Ci sono dei ragni che possono restare con i genitori fino a tre anni, “convivendo nello stesso covo senza conflittualità e senza cannibalismo”. È il caso di una migale del Sud America del genere Pamphobeteus. Ma oltre a questa sua lodevole attenzione per i figli, che generalmente si riscontra nei mammiferi, la migale è famosa perché instaura una curiosa alleanza con una rana, Chiasmocleis ventrimaculata, molto utile per la crescita dei suoi piccoli. “Non si tratta di una simbiosi obbligata ma di un mutualismo che può verificarsi o no, nel quale la rana in questione fa da baby sitter predando le formiche o i piccoli parassiti – come le larve di ditteri – che potrebbero danneggiare i giovani ragni e le sue uova. In cambio essa riceve a sua volta protezione: il ragno le fa da guardia del corpo contro altri ragni e serpenti”.

La femmina del ragno Pisaura mirabilis ha anche lei impegnative cure parentali: deve costruire un grosso involucro idrorepellente per le uova e con la seta filare una vasta tela-lenzuolo con la quale racchiudere le centinaia di uova e dopo la schiusa anche i piccoli che rimarranno parecchio tempo con lei. “Per fare tutto questo le occorre molta energia, così diventa indispensabile il dono nuziale del maschio. Ma purtroppo capita che il padre non sempre sia onesto e tenti di riprendersi il regalo per riciclarlo nell’accoppiamento con un’altra femmina o addirittura avviene che, ben avvolto tra la seta, si celi una fake news e al posto di un ricco nutrimento vi siano pezzetti di vegetali o terra”.

I marsupi e le piscine delle rane

Se si pensa ai marsupi vengono in mente i canguri, al massimo i più appassionati di animali potranno citare i cavallucci marini, in cui esiste il mammo: la femmina, infatti, depone le uova in una tasca addominale del maschio per tenerle al sicuro. Ma anche tra gli anfibi non mancano esempi.  Nel Centro e Sud America vivono le raganelle marsupiali (genere Gastrotheca) che proprio alla base del dorso hanno una tasca cutanea in cui “trovano riparo le uova che ricevono l’ossigeno necessario grazie al tessuto vascolare della madre”.

Curioso è anche il comportamento della rana Oophaga histrionica. Vive tra le piovose foreste colombiane del Pacifico e per evitare che le costanti piogge che battono al suolo le portino via le uova, ha individuato un posto sicuro di deposizione al centro delle piante di bromelia, dove si formano delle accoglienti piccole piscine. “Il fatto singolare è che per sopperire alla mancanza di cibo in cui si troveranno i girini, essendo isolati tra le foglie di una pianta, la mamma nel periodo prima della schiusa depone ogni giorno un uovo non fertile, che costituirà il nutrimento dei suoi piccoli una volta nati. Ed è anche uno di quei casi in natura in cui abbiamo le pari opportunità e i papà non si limitano all’accoppiamento, ma selezionano e sorvegliano le pozzette assieme alla madre”, conclude Tomasinelli.


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Gabriele Vallarino
Giornalista e laureato in Biologia (Biodiversità ed Evoluzione biologica) all'Università di Milano. Su OggiScienza ha modo di unire le sue due grandi passioni: scrivere per trasmettere la bellezza della natura!