STRANIMONDI

Il ragazzo che catturò il vento

Un film racconta la storia vera di William Kamkwamba: a quindici anni salvò la sua famiglia e il suo villaggio grazie alla costruzione di una pala eolica.

The Boy Who Harnessed the Wind

Il ragazzo che catturò il vento: il film, uscito su Netflix il 1 marzo, racconta la storia vera di William Kamkwamba che nel 2001, quando aveva quindici anni, salvò la sua famiglia e il suo villaggio grazie alla costruzione di una pala eolica.

Siamo nel 2001 nel villaggio di Wimbe, in Malawi. William Kamkwamba, studente, è il figlio maggiore di Trywell e Agnes Kamkwamba, agricoltori. Vive con un fratellino piccolo e la sorella minore. È appassionato di tecnologia: insieme agli amici frequenta assiduamente una discarica dove cerca radio da riparare, pile, cavi, generatori.

A causa di eventi climatici estremi – prima un’alluvione, poi la siccità – i raccolti vanno perduti e la famiglia Kamkwamba si ritrova a dover affrontare un’estrema povertà. La crisi economica costringe il padre di William, Trywell, a non pagare la retta della scuola dove studia il figlio, che viene ben presto minacciato di essere espulso. Nel frattempo, ad aggravare la situazione ci sono anche crescenti tensioni politiche a loro volta inasprite dagli eventi dell’11 settembre.

La storia di William è raccontata attraverso cinque capitoli, i cui titoli sono “Semina”, “Crescita”, “Raccolto”, “Fame” e “Vento”. William, studente brillante, ben presto capisce che la soluzione per sopravvivere alla carestia è catturare il vento per trasformarlo in energia elettrica. In questo modo sarà possibile alimentare un sistema di irrigazione che libererà gli agricoltori dall’attesa della pioggia.

Uomo di scienza, uomo di fede

Il ragazzo che catturò il vento è un film che parla di carestia, di povertà, di fame, e nel farlo mette in scena i complessi rapporti familiari dei Kamkwamba. Il padre Trywell, che ha il volto dell’attore e in questo caso regista esordiente Chiwetel Ejiofor, è un uomo buono, che cerca di agire sempre per il bene della sua famiglia, ma che è legato a una visione tradizionalista e superstiziosa del mondo. “Pregheremo per la pioggia” dice in uno dei momenti più intensi del film, ma la moglie Agnes lo redarguisce: “Ci eravamo promessi che non avremmo mai più pregato per la pioggia!”. Con queste parole Agnes esprime tutta la sua vicinanza al punto di vista del figlio William, che grazie allo studio prova a salvare la sua famiglia e la sua comunità.

Queste differenze di vedute tra padre e figlio si acuiscono quando William ha finalmente pronto un piccolo prototipo della sua pala eolica per alimentare la pompa che dovrà irrigare i campi. Il padre, seppur ammirato dalla capacità di William di alimentare una piccola radio con la piccola pala eolica, risponde duramente quando il figlio gli dice che il suo vero obiettivo è costruire una grande pala eolica per l’irrigazione.

La reazione rabbiosa di Trywell è dettata dal grande sacrificio che gli chiede William: per costruire la pala eolica serve la sua bicicletta. Essa verrà smontata e resa inutilizzabile, perché la ruota e il telaio saranno parti determinanti dell’impianto. Non è una richiesta da poco: la bicicletta è un bene molto prezioso per la famiglia e infatti la domanda di William scatena l’ira del padre. Affidarsi a William, ai suoi studi e ai suoi libri, non è allo stesso tempo un atto di fede? Ecco allora che Trywell lo esorta a riscoprire la fede, quella vera: preghi e coltivi la terra, non perda tempo in fantasie e superbi vaneggiamenti.

La scienza è libertà

Seppure con passaggi un po’ prevedibili, personaggi un po’ schematici e dialoghi a volte didascalici, il film riesce a raccontare una storia intensa e commovente, per nulla consolatoria. In parte è anche un riuscito saggio sui valori più profondi della scienza. Lo sguardo curioso e intelligente di William, tra libri e discariche alla ricerca di oggetti in disuso, è quello dello scienziato moderno che attraverso il ragionamento, lo studio e le “sensate esperienze” riesce a leggere il libro della Natura per piegare gli elementi a proprio piacimento, al fine di garantire la sua sopravvivenza. È questa l’essenza del sapere: il fuoco rapito da Prometeo agli dei, che affranca l’uomo dalla fede cieca e inattiva. La nascita della scienza moderna faceva lo stesso, liberando il pensiero occidentale dall’accettazione fideistica dell’autorità e delle teorie non confermate da calcoli, osservazioni, esperienze.

La storia di William ribadisce anche il cruciale tema dell’accesso al sapere e all’istruzione, uno degli elementi chiave che ha contraddistinto anche la ricerca del recente premio Nobel per l’economia Paul Romer. Secondo Romer, una delle sfide più urgenti del prossimo futuro è garantire anche ai paesi emergenti una diffusione dell’istruzione il più capillare possibile. Il film non si sottrae su questo tema. Ciò non significa solo permettere a ragazze e ragazzi di andare a scuola, ma banalmente anche quello di poter studiare nelle ore serali. In un dialogo, William rimpiange quando poteva leggere e studiare dopo il tramonto, in quanto la famiglia poteva permettersi la corrente elettrica.

Il libro di scienze che aiuta William è il simbolo concreto di una scienza condivisibile. In altre parole, democratica. Non c’entra nulla il fatto che le leggi della scienza non si dimostrano per alzata di mano: quando si parla di democraticità della scienza si parla proprio del valore della condivisione delle conoscenze. Nella storia di William – raccontata anche in un TED talk – questo valore è pienamente rappresentato, anche perché utile per la collettività. Grazie alla scienza William libera la sua famiglia e i suoi concittadini dai vincoli del meteo, dai riti propiziatori e dalle superstizioni, consentendo a tutti gli abitanti di Wimbe di sopravvivere alla carestia.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia. 

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Enrico Bergianti
Giornalista pubblicista. Scrive di scienza, sport e serie televisive. Adora l'estate e la bicicletta.