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Sushi Drop, un drone per la pesca sostenibile nell’Adriatico

Da un progetto di ricerca italo-croato nascerà un drone per monitorare la salute dei mari e sostenere politiche di pesca sostenibile.

Siamo andati sulla Luna, ma di luoghi inesplorati ce ne sono ancora tanti sulla Terra. Non solo sotto le acque gelide dei poli o tra le fitte foreste pluviali, ma anche nel vicino blu del mare Adriatico non mancano segreti da scoprire. Per questo è nato il progetto di ricerca italo-croato Sushi Drop (SUstainable fiSHeries wIth DROnes data Processing ), il cui obiettivo è la realizzazione di un drone sottomarino che esplorerà i fondali oltre 200 metri di profondità.

Con oltre 1,7 milioni di euro è la Commissione Europea a finanziare Sushi Drop nell’ambito del Programma Interreg Italia-Croazia. Coordinatrice del progetto è l’Università di Bologna e assieme ad essa vi sono altri cinque partner: la regione Marche, il FLAG Costa dei Trabocchi e infine tre partner croati, tutti con base a Spalato; l’Institute of Oceanography and Fisheries (IOF), l’Association For Nature, Environment And Sustainable Development (SUNCE) e la Contea di Split e Dalmazia (SDC).

“Il progetto ha durata due anni e mezzo e nel primo anno e mezzo ci dedicheremo alla realizzazione di un drone ad hoc per questa missione, così che per l’estate 2020 contiamo di effettuare la prima campagna di monitoraggio – spiega a OggiScienza Luca De Marchi, ingegnere elettronico dell’Università di Bologna e coordinatore di Sushi Drop – questo progetto mette insieme tanti team di ricerca, gli esperti di robotica dell’istituto CNR-ISSIA di Genova e qui nell’ateneo bolognese riunisce gruppi di biologi, topografi e ingegneri elettronici, afferenti a ben tre dipartimenti”.

La prima campagna sarà un banco di prova. “Non possiamo prevedere cosa succederà nel dettaglio, ma sulla base delle difficoltà che il nostro drone riscontrerà, interverremo con modifiche allo strumento, per poi procedere a una seconda campagna subacquea”.

Il team di ricerca al lavoro sul drone.

Sonar multibeam e innovazione

Sushi-drop è un progetto innovativo. A oggi la tecnologia dei droni è molto sviluppata in campo militare, così come non mancano droni per le esplorazioni geologiche, per i rilievi archeologici o per ispezionare l’integrità di condutture, tuttavia risultano ancora allo stadio iniziale i droni per la ricerca scientifica marina.

Il drone di Sushi sarà capace di raccogliere dati preziosi sui parametri chimico-fisici dei mari e sarà dotato di fotocamere e di un sonar con tecnologia multibeam. “Si tratta di un sonar multifascio, niente a che vedere con il tradizionale ecoscandaglio che rilevava i segnali in una sola direzione, qui la possibilità di intercettare i segnali è pluridirezionale”. Per il momento non si pensa di inserire degli idrofoni perché “generalmente sono strumenti che funzionano bene quando installati su delle boe, mentre coi motori del drone in azione che producono rumore c’è il rischio che le misurazioni degli idrofoni risultino inquinate”.

Il drone avrà autonomia di qualche ora e tra i luoghi in cui si avventurerà ci sono “gli ecosistemi del mar Adriatico Centro-Settentrionale, zone di interesse per la loro alta biodiversità”. Per cominciare sarà condotto al largo di Pedaso, a circa 30 miglia dalla costa, in un habitat a 80 metri di profondità, nel quale, essendo difficoltosa la pesca, i biologi si attendono una ricchezza di specie e aree ben conservate.

Poi “nuoterà” in zone ben più in profondità, come nella fossa di Pomo: una depressione di 270 metri, situata in acque internazionali e considerata la nursery più importante dell’Adriatico per lo scampo e il nasello. Quest’area in passato è stata fortemente sfruttata dalla pesca a strascico e soltanto da pochi anni è sottoposta a severe restrizioni: sarà interessante documentarne le criticità e gli effetti di ripresa. Ovviamente non mancheranno, infine, delle esplorazioni nei tanti Siti Natura 2000 croati.

Informazioni aperte sui mari

Una particolarità del progetto è che le informazioni raccolte non resteranno rinchiuse tra le porte delle università, ma saranno condivise online su una piattaforma digitale aperta. “In questo modo le associazioni ambientaliste, le imprese del settore ittico e le comunità di tutti i territori interessati potranno utilizzare i dati per mettere a punto strategie di protezione dei mari o per attività di pesca sostenibile”.

Se il progetto darà buoni risultati, il drone di Sushi-drop potrà diventare un ottimo metodo per controllare la salute del mare sia per quanto riguarda le analisi chimico-fisiche sia perché potrà servire a definire degli indici di abbondanza: indici che misurano la ricchezza biologica dei fondali.

Il drone, infatti, è uno strumento che offre diversi vantaggi per il monitoraggio biologico. “Rispetto ai vascelli oceanografici o alle campagne di pesca è di sicuro più economico e più ecologico”. E anche confronto ai ROV (remotely operated vehicle, sottomarino a comando remoto) vince la partita. “Il drone opera in autonomia e può raggiungere profondità elevate, mentre il ROV essendo un veicolo che trasmette i segnali a navi o piattaforme restando collegato ad esse via cavo, ha possibilità molto più limitate”, conclude De Marchi.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Gabriele Vallarino
Giornalista e laureato in Biologia (Biodiversità ed Evoluzione biologica) all'Università di Milano. Su OggiScienza ha modo di unire le sue due grandi passioni: scrivere per trasmettere la bellezza della natura!