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Troppo lavoro e sintomi depressivi: una connessione reale, soprattutto per le donne

Le donne che lavorano più di 55 ore settimanali hanno maggior prevalenza di sintomi depressivi. Forse perché al lavoro retribuito si aggiunge l'onere di quello domestico.

Si discute se sia corretta o no la logica di tenere aperti i negozi 24 ore su 24, sette giorni su sette, in relazione alla necessità per gli addetti di lavorare la sera e nei fine settimana. Ma la ricerca sugli effetti sulla salute mentale di questi schemi di lavoro intensivi è scarsa, contraddittoria e non considera le differenze di genere.

Una ricerca pubblicata sul British Medical Journal (BMJ) ha esaminato la relazione tra questi schemi di lavoro e i sintomi depressivi in campione di 24 mila persone fra uomini e donne. Risultato: schemi di lavoro non equilibrato incidono negativamente sulla salute mentale, in particolare fra le lavoratrici. Nel campione, le donne che hanno dovuto lavorare per oltre 55 ore settimanali fuori casa hanno mostrato una maggior prevalenza di sintomi depressivi rispetto alle donne che lavoravano 40 ore settimanali. Fra gli uomini invece i sintomi depressivi erano associati a scarse condizioni di lavoro psicosociale e al lavoro nei fine settimana. Il lavoro nel weekend è risultato correlato in entrambi i sessi con una maggiore prevalenza di sintomi depressivi.

Cosa accade se lavoriamo più di 55 ore a settimana

Secondo quanto emerso, gli uomini tendono a lavorare più ore settimanali rispetto alle donne: la metà degli uomini intervistati lavorava più delle 35-40 ore settimanali canoniche, mentre fra le donne solo un quarto viveva questa situazione. Anche perché quasi la metà delle donne del campione lavora part-time, ovvero meno di 35 ore a settimana, contro il 15% degli uomini.

Il lavoro familiare incide molto in questo trend. Avere figli ed essere sposate è un deterrente per gli straordinari delle lavoratrici donne, mentre per gli uomini si osserva il contrario.

Lavorare nei fine settimana

Sono anche di più gli uomini che lavoravano nei fine settimana: oltre i due terzi del campione maschile e metà di quello femminile. Tuttavia, sebbene sia emerso che gli uomini sposati lavorano più ore, non erano più propensi a lavorare nei fine settimana. In generale, tra uomini e donne, con l’aumentare dell’età, del reddito e del livello di istruzione diminuisce la propensione a lavorare nei weekend. In altre parole, solo chi ha meno opzioni accetta queste condizioni, mettendo maggiormente a rischio la propria salute mentale.

Il peso del lavoro domestico aggiuntivo

Gli autori precisano due ulteriori aspetti. In primo luogo, c’è una spiegazione per le le differenze riscontrate per uomini e donne, che potrebbe riguardare la natura di genere di alcune mansioni: le donne lavorano molte ore la settimana in occupazioni dominate numericamente dagli uomini, mentre quelle che lavorano nei fine settimana tendono a ricoprire posizioni a basso reddito nel settore dei servizi.

In secondo luogo la maggiore prevalenza di sintomi depressivi tra le donne che lavorano oltre 55 ore settimanali potrebbe anche essere spiegata dal potenziale doppio onere che le donne devono gestire quando – alle molte ore di lavoro retribuito – si aggiungono quelle non retribuite del lavoro domestico svolto tra le mura di casa. Come hanno mostrato diversi studi, una volta contabilizzate le mansioni domestiche non retribuite e le cure, le donne lavorano in media più a lungo degli uomini, un fattore che è stato collegato a una salute fisica peggiore.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.