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L’iridologia non ha alcun senso

Il medico ungherese Ignaz von Peczely, considerato il fondatore di questa pseudoscienza, ha avuto la sua prima intuizione curando un gufo. Ma le sue teorie e quelle seguenti non hanno alcuna base scientifica.

«La natura ci ha fornito uno schermo televisivo in miniatura che mostra le parti più remote del corpo attraverso risposte nervose riflesse»

Bernard Jensen, D.C. (1908-2001), Iridiology Simplified

I nostri occhi sono una mappa del nostro corpo. A precisi punti dell’iride dell’occhio, l’area colorata che circonda la pupilla, corrispondono altrettante aree del corpo. Di conseguenza è possibile comprendere lo stato di salute e di malattia di un individuo grazie all’osservazione della struttura, della posizione e del colore che caratterizzano l’iride. Non solo. L’iride è anche una cartella clinica completa, che tiene traccia di malattie contratte e traumi subiti nel corso della vita. Sono queste le basi dell’iridologia, una disciplina di medicina alternativa in cui il paziente si sottopone a un esame eseguito con strumenti ottici e che ha l’obiettivo di individuare le caratteristiche specifiche o eventuali variazioni nella pigmentazione dell’iride. Per compiere la diagnosi, gli iridologi si servono di una suddivisione topografica dell’iride, di solito organizzata in settori circolari e radiali.

Seguendo una logica basata sui cerchi concentrici, ci sono sette o nove (a seconda del livello di approfondimento diagnostico) settori circolari dove si possono ricavare preziose informazioni sulle nostre funzioni intestinali e gastriche, oppure sul sistema circolatorio e linfatico. I settori radiali, invece, suddividono l’iride in quattro quadranti, ognuno scomposto a sua volta in tre sottosettori. Ognuna di queste dodici porzioni viene indicata con le ore del quadrante di un orologio. Il quadrante superiore è indicatore di ciò che avviene nella parte superiore del corpo mentre quello inferiore è in relazione con la parte più bassa. I due settori di sinistra e destra, invece, rappresentano gli arti superiori e gli organi della cavità toracica.

La lettura dei settori circolari permette di valutare la condizione generale dell’individuo mentre la lettura dei settori radiali è quella che permette di individuare le singole patologie che affliggono l’organismo. Particolare attenzione, in fase d’esame, va prestata alla dimensione della pupilla e al colore di base dell’iride. In genere, alla diagnosi segue una terapia basata su prodotti naturali e rivolta a riequilibrare l’organismo e a sconfiggere la malattia. L’iridologia è praticata ancora oggi da un discreto numero di naturopati in tutto il mondo.

«L’esperienza ci dimostra che gli occhi, come i lineamenti, hanno un significato e indicano la salute o le malattie e sono i segni infallibili della gioia oppure della malinconia presente in una persona. (…) Quando si vuole sapere in quale parte del corpo si trova la debolezza bisogna dividere gli occhi in quattro parti…»

Phylippus Meyens, La Chiromancie Medicinale, La Haie, 1665

I riferimenti ad alcuni dei concetti sviluppati dall’iridologia moderna si ritrovano già in antichità; in alcuni testi di carattere medico dell’antico Egitto e nella medicina tradizionale cinese, ad esempio. Le prime descrizioni dei principali principi di diagnosi tramite l’osservazione dell’occhio risalgono al 1665 e sono contenute nell’opera pubblicata dal medico Phylippus Meyens dal titolo Chiromatica Medica. L’opera ebbe un discreto successo e fu ristampata più volte, contribuendo a diffondere gradualmente ma inesorabilmente il concetto, semplificato di “occhi come specchio dell’anima” o, meglio, della salute.

La nascita della disciplina a fine ‘800

Ignaz von Peczely, medico ungherese, è considerato il vero padre fondatore della disciplina. Peczely fu il primo a usare il termine Augendiagnostik (diagnosi oculare) nei suoi testi, pubblicati a partire dal 1873. Peczely ebbe l’intuizione che l’osservazione dell’iride potesse essere un metodo di diagnosi quando, da ragazzo, rinvenne un gufo con una zampa spezzata. Osservandone gli occhi, notò che sull’iride era comparsa una striscia nera ben marcata. Poco tempo dopo, una volta che il gufo era tornato in salute, la striscia nera era del tutto sparita. È questo l’episodio aneddotico che portò alla nascita di una pseudoscienza. Peczely prendeva in considerazione non soltanto l’iride ma l’occhio nella sua interezza, suddiviso in quadranti, ognuno dei quali rappresentava una finestra rivolta verso una parte del corpo. Le sue teorie erano il frutto dell’immaginazione ed erano prive di qualsiasi spiegazione di come l’occhio potesse essere in grado di riflettere con precisione un “malfunzionamento” di qualsiasi componente dell’organismo.

Nonostante ciò il concetto dell’occhio come monitor della salute è sopravvissuto nel corso dei decenni, fino a raggiungere una nuova popolarità a partire dalla metà del XX° secolo grazie al lavoro del chiropratico statunitense Bernard Jensen e al suo libro The Science and Practice of Iridology, pubblicato nel 1952. Jensen diede un ordine all’accozzaglia di teorie supportate da una serie di intuizioni affascinanti e fantasiose e produsse quella che è la più nota mappa dell’iride a uso diagnostico. L’assunto è che esistano e siano osservabili delle risposte riflesse dei nervi impresse sull’iride.

Da allora l’iridologia si è diffusa sempre più e si è evoluta in un buon numero di correnti; tutte basate su interpretazioni arbitrarie. Non esiste alcun collegamento tra specifiche zone dell’iride e altrettante parti del corpo e le corrispondenze segnalate sulle mappe diagnostiche iridologiche sono ingiustificate e aleatorie.

Nel 1979 Bernard Jensen e due suoi collaboratori si sono sottoposti a un test in cui hanno esaminato le fotografie degli occhi di 143 persone tra cui avrebbero dovuto individuare le 48 che erano affette da una patologia renale. I tre iridologi hanno fallito miseramente il test, rendendo evidente che tra una diagnosi iridologica e un meccanismo di scelta casuale c’era ben poca differenza. Nel corso degli anni molti studi hanno indagato – e smantellato – le basi teoriche dell’iridologia. Secondo una revisione pubblicata nel 2000 da Edzard Ernst su JAMA Ophthalmology, l’iridologia non ha alcuna validità e i pazienti dovrebbero essere dissuasi dal farne uso dato che “ha il potenziale per provocare danni personali ed economici”.

L’iridologia è seguita e praticata da molti naturopati (1.000 solo negli Stati Uniti, secondo Ernst) e anche in Italia si possono trovare con facilità studi che effettuano questo tipo di diagnosi o negozi che propongono di prenotare un consulto con un naturopata iridologo. Il rischio perenne è quello di incorrere in un risultato falso positivo o negativo. In sostanza, le probabilità che una diagnosi iridologica sia corretta sono inferiori a quelle di una vincita secca alla roulette.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.    Mappe iridologiche degli occhi: Dr Akilah El

 

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.