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Il “corpo della voce” in mostra a Roma

Al Palazzo delle Esposizioni una mostra ripercorre gli eventi che hanno infranto il legame indissolubile tra il significato della parola e la sua dimensione sonora.

Cathy Berberian posa con il vestito di scena di Stripsody | Collezione Cathy Berberian, Fondazione Paul Sacher, Basilea

Di certo è un’operazione originale quella di rendere protagonista di una mostra in una galleria d’arte la voce. Il corpo della voce. Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos, fino al 30 giugno al Palazzo delle Esposizioni di Roma, rende omaggio a questa essenziale caratteristica umana attraverso le sperimentazioni vocali di tre mostri sacri della seconda metà del Novecento: il musicista di origini greche Demetrio Stratos, cantante degli Area negli anni Settanta, la mezzosoprano e compositrice americana di origine armena Cathy Berberian e l’attore e regista Carmelo Bene, che sono stati, oltre che artisti, veri e propri ricercatori dello strumento vocale, spingendone ai limiti le potenzialità sonore.

Tra foto, video, materiali di repertorio, partiture originali, corrispondenze, documenti e aree di ascolto, troviamo due sezioni scientifiche. La prima, introduttiva, curata dal foniatra e otorinolaringoiatra Franco Fussi, riguarda il funzionamento fisiologico dell’apparato fonatorio – con diversi video che riprendono le corde vocali in azione – e le tecnologie disponibili per studiare la voce e individuare possibili patologie, dalla laringostroboscopia alla spettrografia; si sottolinea qui come la voce sia, più che qualcosa che abbiamo, qualcosa che facciamo, “un comportamento motorio che lascia trapelare i nostri stati d’animo e le nostre intenzioni comunicative fino alla sua sublimazione estetica da cui scaturisce l’arte vocale”, come spiega lo stesso Fussi.

La seconda sezione scientifica, curata da Graziano Tisato, ricercatore dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC–CNR) di Padova, è legata alla figura di Stratos e include postazioni interattive per approfondire gli effetti vocali prodotti dall’artista. Stratos, nel 1976, aveva collaborato con il Centro di Studio per le ricerche di fonetica del CNR di Padova, dove erano state analizzate le sue vocalizzazioni, incluse quelle prodotte da tecniche vocali extraeuropee, come quelle orientali di produzione di più suoni contemporaneamente (diplofonie, triplofonie, quadrifonie). In mostra è possibile ascoltarne alcune e vedere i relativi sonogrammi animati in 3D, in presenza delle apparecchiature utilizzate per le analisi.

Tra gli aspetti più interessanti della mostra, la possibilità di accedere ad audio e filmati d’archivio, di un periodo in cui anche la RAI aveva aperto un proprio studio di fonologia; di sentire per esempio Stratos che interpreta opere del compositore statunitense John Cage come Sixty-Two Mesostics re Merce Cunningham; Cathy Berberian che interpreta Stripsody (opera con partitura a fumetti da lei stessa composta nel 1966, nata dalla collaborazione con Umberto Eco e il pittore Eugenio Carmi) e alterna con disinvoltura stili di canto diversi; o assistere a l’Adelchi e altri eventi scenici in cui Carmelo Bene aveva sperimentato le possibilità espressive dei mezzi di campionatura, amplificazione e restituzione del suono.

Nel periodo della mostra sono previsti numerose iniziative dedicate: conferenze, laboratori – incluse sessioni di riscaldamento vocale di gruppo con il metodo Linklater ogni sabato e domenica – e una rassegna cinematografica. Qui e qui il programma nel dettaglio.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Valentina Tudisca
Mi occupo di relazioni tra scienza e società per l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, ho un dottorato in fisica e scrivo di scienza per diverse testate, tra cui National Geographic, Sapere e OggiScienza