IPAZIA

La cacciatrice di fossili – Mary Anning si racconta

La cacciatrice di fossili è un libro per ragazzi dedicato a Mary Anning, grande paleontologa autodidatta che ha riportato alla luce straordinari scheletri completi di animali preistorici come l’ittiosauro e il plesiosauro.

È l’inizio del XIX secolo, Mary ha 12 anni e vive con la madre e il fratello a Lyme Regis, piccolo paese nel Sud dell’Inghilterra, lungo le coste del Dorset. Il padre e altri otto fratelli sono morti di stenti o malattie. Nata e cresciuta in un ambiente chiuso e conservatore, in un’epoca in cui alle donne non è concesso nulla, in una famiglia povera e senza avere studi alle spalle, cosa potrà mai riservare la vita alla piccola Mary? Forse, se sarà fortunata, sposerà un uomo del luogo, avrà dei figli e condurrà un’esistenza dignitosa e anonima, priva di emozioni, destinata a essere dimenticata. Difficile immaginare un destino diverso. E invece no. Mary non è una bambina qualunque. Nel corso della sua vita compirà scoperte sensazionali e riporterà alla luce i resti di creature incredibili, vissute milioni di anni fa. Mary è una cacciatrice di fossili.

Oggi Mary Anning è ricordata per aver compiuto ritrovamenti di enorme valore paleontologico. È stata lei a scoprire e ricostruire i primi scheletri completi di animali preistorici come l’ittiosauro e il plesiosauro, enormi rettili marini vissuti fra il Triassico e il Cretaceo. Ed è anche grazie al suo lavoro se, all’inizio dell’Ottocento, è stato possibile rivedere in profondità le vecchie concezioni riguardo la storia geologica del nostro pianeta.

Il libro

La sua storia è raccontata in La cacciatrice di fossili – Mary Anning si racconta, libro per ragazzi appena pubblicato per Editoriale Scienza. Scritto da Annalisa Strada e illustrato da Daniela Tieni, il volume fa parte della collana Donne nella scienza, dedicata alle grandi figure femminili che hanno contribuito al progresso scientifico dell’umanità (ricordate Lise Meitner?).

La cacciatrice di fossili ripercorre le tappe principali della vita di Mary Anning, dalla nascita sino al compimento dei trent’anni. Figlia di un falegname e di una casalinga, Mary ha la fortuna di nascere in una zona ricca di fossili antichissimi, oggi conosciuta come Jurassic Coast, dal 2001 patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Spinta da un insopprimibile desiderio di conoscere e scoprire, inizia la sua attività di cercatrice di fossili da piccolissima, poco dopo aver imparato a camminare. All’inizio dell’Ottocento quasi tutti gli abitanti del luogo raccolgono quelle strane pietre a causa delle loro presunte proprietà curative, ma alcuni scienziati e curiosi provenienti da fuori mostrano un interesse di tipo diverso. Il padre di Mary si diletta a raccogliere i reperti lungo la scogliera, li ripulisce nella sua bottega da falegname e, dopo aver fatto emergere le figure nascoste nella roccia, li rivende alle persone interessate. Mary non si stacca mai da lui e impara presto a distinguere le rocce comuni da quelle che nascondono tracce di esseri antichissimi.

Narrato in prima persona, il racconto ha una potenza evocativa che non ci si aspetterebbe di trovare in una storia per ragazzi. Scritto in uno stile scorrevole e coinvolgente, mai sciatto o banale, spinge la lettrice e il lettore, indipendentemente dall’età, a identificarsi nella protagonista, bambina e poi giovane donna capace di farsi strada in un mondo che la vorrebbe relegata ai margini. L’autrice riesce a trasformare un personaggio vissuto in un lontano passato in una persona in carne e ossa, a tre dimensioni, in grado di comunicare in modo semplice ma intenso i suoi pensieri e le sue emozioni: le conquiste, i passi falsi, la voglia di imparare, l’adrenalina della scoperta.

“Stavo toccando un reperto che nessuno aveva mai sfiorato. Sotto i miei occhi prendeva forma qualcosa che forse nessuno aveva mai visto”.

La narrazione scorre fluida, inframezzata dalle splendide illustrazioni di Daniela Tieni. Parole e disegni vanno di pari passo, pulsano all’unisono e restituiscono la figura di una ragazza che ricorda molto l’Alice di Lewis Carroll. Il Paese delle Meraviglie è il mondo perduto e lontano che riemerge dalle scogliere del Dorset, e ittiosauri e plesiosauri non hanno nulla da invidiare allo Stregatto o al Bianconiglio.

 “Mi avvicinai e feci scorrere lo sguardo e le dita contemporaneamente. Mi scosse un brivido, come se ci fosse dell’elettricità tra me e quell’essere antico imprigionato tra i detriti da centinaia di migliaia di anni, se non di più”.

Mary Anning, una persona speciale

Ad appena cinque anni Mary trascorre già le sue giornate girovagando lungo la scogliera con il padre, che le trasmette la passione per quelle pietre antiche da cui riemergono forme di esseri vissuti in un tempo remotissimo. Ha una sorta di sesto senso, uno speciale intuito nel percepire i resti fossili presenti nella roccia. Spinta da autentica curiosità scientifica sin da piccolissima, si pone domande su domande e non si accontenta mai delle risposte che riceve, tanto da mettere in difficoltà il padre e tutte le persone che la circondano.

“Ma più sapevo e più mi incuriosivo, più capivo quanto ancora ci fosse da scoprire: era una specie di circolo che alimentava se stesso e mi spingeva a una vera e propria caccia su un duplice fronte: la ricerca di fossili e la ricerca di informazioni”.

Crescendo, Mary mostra di avere risorse insospettabili e un’energia che pare inesauribile, alimentata dalla curiosità e dalla sete di conoscenza. Non si piega a una società che vorrebbe le ragazze sempre remissive, senza grilli per la testa, con l’unico obiettivo possibile di sposarsi e fare figli. Preferisce trascorrere le domeniche andando in cerca di fossili, prima col padre e poi da sola, piuttosto che andare alle funzioni della chiesa congregazionale. Per molti è “poco più che una selvaggia bizzarra”, solo perché ha il coraggio di andare controcorrente, di essere se stessa, di vivere in modo diverso.

Come un plesiosauro

La giovane si trova nella strana condizione di essere fuori posto ovunque: nel suo paesino, dove vive gente ignorante e superstiziosa, convinta che la Terra abbia poco più di 5000 anni e che quelle strane rocce che emergono dalla scogliere abbiano misteriose proprietà medicamentose; tra i ricchi uomini d’affari, come Lord Henley, che non la ritengono degna di nessuna attenzione perché appartenente a una classe sociale inferiore; e tra i colti scienziati di Londra, che non la ammettono alle conferenze della Geological Society perché donna ed evitano accuratamente di evidenziarne i meriti.

Si sente come un plesiosauro, animale così strano – ha un collo lunghissimo e un corpo molto tozzo – da essere ritenuto “impossibile”, tanto che in principio il celebre paleontologo Georges Cuvier la accuserà di aver confezionato un falso.

“La sua particolarità, che oltre la porta della bottega  era considerata una mostruosità, me lo rendeva più caro: in qualche modo c’era un’affinità tra la sua eccezionalità che lo rendeva spaventoso e il mio talento che mi faceva respingere dai miei concittadini”.

Una doppia pagina dal libro La cacciatrice di fossili – Editoriale Scienza

Eppure, in questo quadro apparentemente desolante, quella tratteggiata da Annalisa Strada è una figura in grado di andare avanti a testa alta, spinta solo dal desiderio di compiere nuove scoperte e capace di resistere alle pressioni della società grazie alla sua tenacia e alla vicinanza di poche, fondamentali persone: innanzitutto il padre, destinato a morire quando lei è ancora una bambina, e poi Elizabeth Philpot – anche lei ricercatrice appassionata e soprattutto amica, una sorta di sorella maggiore che sosterrà Mary e la sua famiglia nei momenti di maggior difficoltà – e alcuni scienziati illuminati, tra cui Henry Thomas De la Beche e William Buckland, tra i pochi a credere davvero in lei, tanto che De la Beche, dopo la morte della donna – avvenuta per un tumore ad appena 47 anni –  pronuncerà un accorato elogio funebre proprio durante un’assemblea della Geological Society.

Leggendo il libro si resta colpiti dalla cura editoriale e dall’attenzione per i piccoli dettagli, come la scelta di impreziosire ogni pagina con disegni che cambiano di capitolo in capitolo, o i riferimenti scientifici, puntuali e precisi, sparsi all’interno del racconto e raccolti in modo sistematico nelle pagine di approfondimento alla fine del volume. Non è un caso che Donne nella scienza si sia aggiudicata il Premio Andersen 2018 come miglior collana di divulgazione per ragazzi.

La cacciatrice di fossili – Mary Anning si racconta è un libro in grado di aprire la mente. Pur essendo stato pensato per i lettori più giovani, ci sentiamo di consigliarne la lettura a tutti coloro che, indipendentemente dall’età, sentano il bisogno di riportare alla luce, come un antico e prezioso reperto, la Mary Anning nascosta dentro di loro.


Leggi anche: Henrietta Swan Leavitt, la “calcolatrice” di Harvard che ha capito come misurare l’universo

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.