SALUTE

A non accendere la sigaretta si impara a scuola

Il fumo è ancora molto diffuso tra giovani e giovanissimi. Ecco perché puntare sulla prevenzione è importante, anche (e soprattutto) nelle scuole.

prevenzione-fumo-scuole
“No smoking be happy” di Fondazione Veronesi è uno dei progetti per la prevenzione del tabagismo rivolti ai più giovani.

Il fumo, come spiegano le ricerche, è un problema che anche in Italia riguarda spesso i giovani. Per questo è importante agire attraverso l’informazione a partire dalle scuole, in cui i nostri ragazzi – volenti o, purtroppo spesso, nolenti – trascorrono molte ore delle loro giornate.

Educare alla salute

La promozione di sane abitudini di vita (corretta alimentazione, contrasto delle dipendenze di varia natura, attenzione al benessere fisico e psicologico… ) fa parte di quelle attività che rientrano nel campo dell’educazione alla salute, che è da tempo oggetto della riflessione del Ministero dell’Istruzione come di quello della Salute. Nel tempo è emersa con forza l’esigenza di partire dalla scuola, inclusi gli anni della primaria, visto che i dati ci dicono che le prime sigarette si accendono tra i 12 e i 15 anni.

«La scuola è un luogo privilegiato per ridurre le disuguaglianze di salute. Sostenere i giovani a evitare l’iniziazione al fumo rappresenta un obiettivo cruciale di salute pubblica», ha detto a OggiScienza Roberta Pacifici, che dirige l’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità. «L’approccio alla promozione della salute nelle scuole, attraverso l’integrazione dell’aspetto informativo con quello dello sviluppo di competenze personali e sociali, favorisce lo sviluppo di risorse che facilitino l’adozione di sani stili di vita».

Una funzione di coordinamento delle attività che riguardano la prevenzione dell’abitudine al fumo è ricoperta dal programma “Guadagnare Salute. Rendere facili le scelte salutari”, approvato dal governo in accordo con regioni e province autonome, che ha una sezione dedicata alla lotta al tabagismo. Nell’ambito del programma si sottolinea l’importanza della collaborazione con le scuole, perché la promozione di uno stile di vita salutare sia attuata fin dai primi anni d’età.

Formare e riflettere sui diritti

Si rivolge alle scuole anche il progetto “No Smoking Be Happy”, promosso dalla Fondazione Veronesi e attivo dal 2008. Tra gli scopi del progetto vi è quello di informare bambini e ragazzi sui reali effetti, a breve e a lungo termine, del fumo di tabacco e sui concreti benefici per la salute che si ricavano dal fatto di smettere di fumare. Le attività per le scuole sono di diverso tipo: dal classico incontro formativo al laboratorio interattivo. La fondazione ha anche prodotto materiale formativo multimediale per attività didattiche sulla lotta al tabagismo e ha, inoltre, elaborato utili guide operative, destinate agli insegnanti, con le diverse proposte per tutti i gradi di scuola.

Un interessante stimolo per la riflessione in classe può venire dalla “Carta dei diritti dei non fumatori”, un poster pensato proprio per le scuole che riassume in dieci punti l’importante questione della tutela della salute dai danni del fumo passivo, per stimolare il senso di responsabilità.

Le iniziative regionali

Diversi progetti di lotta al tabagismo sono stati avviati in ambito regionale. L’AUSL Romagna ha attivato le iniziative “Scuole libere dal fumo” e “Liberi di scegliere”, destinate rispettivamente agli studenti delle prime classi delle scuole superiori e a quelli delle seconde classi delle medie. La particolarità dei progetti sta nel fatto che coinvolgono attivamente le diverse componenti che interagiscono a livello scolastico: alunni e docenti, chiaramente, ma anche personale non docente, genitori, enti sanitari locali e altri. Apprezzabile anche il fatto che i progetti prevedano un’attività di formazione destinata agli insegnanti, per evitare che le buone intenzioni si scontrino con l’improvvisazione.

In particolar modo, per le scuole superiori, è previsto che si segua il paradigma della “peer education” (educazione tra pari), perché nell’età dell’adolescenza il messaggio proveniente da un coetaneo ha certamente maggiore efficacia di quello che viene dall’adulto, che viene facilmente archiviato sotto la voce “predica”.

In Puglia è avviato il progetto “Questa non me la fumo”, destinato alla scuola primaria. L’iniziativa prevede una serie di attività (che riguardano anche la formazione dei docenti), tra le quali, per esempio, l’uso del kit contenente il “grande libro delle storie”, che affronta i temi della tossicità del fumo, dell’alimentazione, dello sport, della realizzazione di sé e della relazione con gli altri e comprende un taccuino con informazioni e riflessioni destinate ad alunni e genitori, una guida per l’insegnante e un gioco finale da fare in classe per consolidare le nozioni apprese.

Gli esempi citati, che sono solo alcune tra le iniziative di formazione presenti sul territorio nazionale, mettono in evidenza come, nel complesso, non manchino gli spunti positivi per fare attivamente formazione nel campo dell’educazione alla salute e della prevenzione del tabagismo. Mancano ancora, però, una sistematicità e una capillarità di questa formazione, che la renderebbero certamente più efficace.


Leggi anche: Rapporto genitori-figli: l’effetto sulla salute mentale degli adolescenti

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Anna Rita Longo
Insegnante, dottoressa di ricerca e science writer. Membro del board di SWIM - Science Writers in Italy e socia effettiva del CICAP - Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze