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La danza delle rane: in un giallo la vita di Lazzaro Spallanzani

Qual è lo sguardo di un "uomo di scienza"? In un libro per ragazzi la storia del biologo di Scandiano e del suo metodo scientifico.

Quando a metà del 1700 Lazzaro Spallanzani iniziò i suoi esperimenti sulla fecondazione artificiale delle uova di rana, il mondo pensava che la vita – dai vermi ai girini fino ai pulcini – nascesse per “generazione spontanea”. Si pensava infatti che ogni elemento naturale possedesse dei non meglio definiti “influssi vitali” che davano origine alla vita a partire dal fango o da cadaveri in putrefazione. Non era per nulla presente nell’immaginario comune che fossero necessarie una componente femminile e una maschile per originare un nuovo essere vivente. Persino il noto Lamarck, che visse appena prima di Spallanzani, pur proponendo un’ “evoluzione” del concetto di generazione spontanea a partire dall’idea che fossero precisi processi fisico-chimici a dare origine alla vita, non mise mai in discussione per intero questo paradigma.

Fu Lazzaro Spallanzani, nelle sue campagne di Scandiano, vicino a Reggio Emilia, a fare la rivoluzione, deviando per sempre il percorso della nascente scienza biologica. Sono gli anni Sessanta del 1700, Spallanzani è sulla quarantina ed è già un nome fra gli scienziati dell’epoca. A quindici anni era diventato allievo del collegio dei gesuiti di Reggio Emilia, per poi spostarsi a Bologna a studiare diritto e poi biologia, disciplina in cui si laurea. Nel 1792 diventa presbitero.

Lo troviamo in questi anni nel racconto che ne fanno Guido Quarzo e Anna Vivarelli con le illustrazioni di Silvia Mauri ne “La danza delle rane” (Editoriale Scienza 2019 – 9,90 € – dai 9 anni), un giallo ben costruito che con la “scusa” dell’enigma da risolvere regala uno spaccato della vita di Spallanzani e del suo metodo scientifico, visto con gli occhi del suo giovane aiutante Antonio.

La danza delle rane

Antonio ha 13 anni ed è l’umile figlio di un mugnaio quando un giorno si imbatte in questo strano personaggio con le gambe a mollo tutto intento a raccogliere rane in uno stagno. Grazie alla lungimiranza del padre che pur non appartenendo al mondo degli “studi alti” ne intuisce l’importanza, Antonio diventa subito l’aiutante dell’Abate, imparando giorno dopo giorno grazie ai piccoli compiti, talvolta apparentemente inutili, che gli vengono affidati, qual è lo sguardo dell’uomo di scienza.

Che cosa significa dubitare, osservare, dimostrare attraverso l’esperienza. Nonostante siano passati oltre cento anni dagli esperimenti di Galileo Galilei appena oltre l’Appennino, il panorama è ancora quello della “filosofia naturale”. Anche davanti al risultato incontrovertibile dell’esperimento dell’abate. Spallanzani è visto di cattivo occhio prima di tutto dal prevosto del paese, don Liborio, e poi dal giardiniere Domenico, che finiscono per mettere i bastoni fra le ruote agli scienziati

Antonio scoprirà un mondo pieno di libri, ricerche, esperimenti, lontanissimo dalla strada che la sua nascita al mulino gli ha segnato. E, infine, compirà un scelta che cambierà la sua vita… La danza delle rane è un libro adatto a un pubblico anche più maturo, per capire meglio che cosa significa pensare lateralmente e, perché no, per organizzare una gita diversa dal solito!

A Scandiano è attivo dal 1992 il Centro Studi “Lazzaro Spallanzani” che pubblica libri e studi sul tema e che ogni anno a ottobre organizza i “Seminari di storia della scienza del Settecento”.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.    Immagini: gentile concessione di Editoriale Scienza 2019
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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.