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Il fantasy e l’ecologia. Gli eroi perduti di Simone Laudiero

Passando da un fantasy realistico a un high fantasy, Laudiero racconta molti problemi della modernità come lo sfruttamento delle risorse naturali.

Un mondo pre-industriale oppresso da un regno autoritario ed espansionista; una minaccia ancestrale; un manipolo di eroi destinati ad affrontarla. Sono alcuni fra i più classici cliché di molti romanzi fantasy e li si ritrova anche nel ciclo degli Eroi Perduti, di cui è recentemente uscito il secondo episodio, Il ritorno del mare (Edizioni Piemme 2019, 352 pagine, 16 €). Ma l’autore, Simone Laudiero, non si accontenta di questi stereotipi e va ben oltre. Tanto per cominciare, il suo mondo non nasce dall’ennesimo riciclo delle idee e atmosfere tolkieniane ma è molto più influenzato dalle culture mediterranee – non a caso il fulcro dell’ambientazione è un mare, la Croce Azzurra. Ma soprattutto, questo secondo romanzo esplicita in maniera chiara la metafora di una situazione di grande attualità nel nostro mondo, su cui è imperniata la saga.

Sarmora è un impero potente che sta espandendo il suo controllo su gran parte degli stati che si affacciano sulla Croce Azzurra. La conquista del braccio meridionale di questo mare è centrale dal punto di vista strategico vista l’abbondanza di giacimenti della chiave della possente macchina bellica sarmoriana: l’itri.

Una volta estratto, questo elemento può essere trattato per ottenere itri rosso, una sostanza che potenzia le capacità fisiche di un essere umano ma che lo rende anche molto aggressivo, ne annebbia la lucidità e, soprattutto, ne consuma il corpo. Perfetto per i soldati scelti di quella che venne chiamata Guardia Itri – determinante nell’espansione militare di Sarmora – un po’ meno per i sovrani dell’impero. Per loro fortuna, è stata scoperta un’ulteriore procedura di raffinazione che consente di ottenere una variante purissima, l’itri bianco, che tempra il fisico senza offuscare la mente e accorciare la vita, e che diventa un’esclusiva della famiglia reale e di pochi altri privilegiati. Dagli scarti di produzione dell’itri rosso si ottiene l’itri nero, che può essere usato per i cannoni, per le lampade che illuminano le strade di Sarmora e per l’imponente nave da guerra grazie al quale il regno mantiene il suo predominio sui mari.

Dal realistico all’high fantasy

Sarmora dipende dall’itri in tutte le sue forme – per il potere della sua classe dirigente, per il sostentamento del suo esercito e per diverse applicazioni civili – e combatte per ottenerne nuove fonti. Un bisogno che si autoalimenta, più itri si consuma, più ce n’è bisogno. E se già qui il parallelo con il nostro mondo contemporaneo è evidente, lo diventa ancora di più in seguito alla rivelazione che emerge ne Il ritorno del mare (attenzione, c’è un piccolo spoiler): l’estrazione sempre più massiccia di itri potrebbe avere conseguenze catastrofiche su scala globale.

Se il primo romanzo, Le mura di Cartavel, si inseriva nel solco del fantasy realistico – alla Trono di Spade, per intenderci – questo secondo romanzo è caratterizzato da una netta svolta high fantasy, fra eroi, armi magiche, profezie e scontri epici. Una svolta che Laudiero gestisce molto bene, senza forzature e stonature, grazie a una trama ricca di sfumature, nella quale si intrecciano diverse linee narrative e diversi punti di vista, e a un ritmo coinvolgente, dove azione, riflessione e dialoghi si alternano in maniera efficace.

La naturalezza con cui si passa da un’atmosfera “realistica” a una più sovrannaturale è merito anche della metafora eco-politica, nella quale convergono due elementi chiave: da un lato, il parallelo con la nostra dipendenza dai combustibili fossili e le guerre per il controllo dei giacimenti, che rendono più verosimile l’ambientazione facilitando quindi il nostro coinvolgimento; dall’altro, l’incombente catastrofe che – così come la minaccia del riscaldamento globale – porta la sfida a un livello epico, stimolando il nostro sense of wonder ma restando comunque coerente con la verosimiglianza del contesto.

Le metafore eco-politiche nella narrazione

Un’operazione non molto diversa da quella sviluppata da George R. R. Martin (che infatti Laudiero annovera fra i suoi autori di riferimento) nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco, dove le guerre e gli intrighi fra casate nobiliari distolgono l’attenzione da un problema ben più importante: la devastante minaccia degli Estranei, indifferenti alle piccole trame degli uomini proprio come una catastrofe naturale. E se la serie tv ha liquidato in maniera un po’ semplicistica questa metafora, rimane la speranza che i romanzi, quando usciranno, sapranno restituire le tante sfaccettature di una sfida al tempo stesso epica e complessa.

Prima ancora di Martin (e di Laudiero) diversi grandi autori del fantasy hanno saputo inserire con grande abilità queste metafore eco-politiche nei loro mondi inventati. Basti pensare a Tolkien, critico dell’industrializzazione forzata e della guerra che sconvolgono gli ecosistemi, ma al tempo stesso capace di raccontare una “tecnologia” rispettosa della natura come quella degli elfi. Oppure a Hayako Myazaki, che in molte sue opere come Nausicaä della Valle del Vento e La principessa Mononoke ha saputo intrecciare temi ambientali e pacifismo senza scadere nelle facili banalizzazioni dell’uomo cattivo contro la natura buona e materna.

«Non è che possiamo convivere con la natura fintanto che viviamo in modo rispettoso, e che la distruggiamo perché diventiamo avidi. Quando ci accorgiamo che anche vivere in modo rispettoso distrugge la natura, non sappiamo che fare. E credo che se non ci mettiamo nella posizione di non sapere cosa fare e partire da lì, non possiamo risolvere i problemi ambientali o i problemi che coinvolgono la natura», ha dichiarato il regista giapponese in un’intervista.

Con la saga degli Eroi Perduti, Laudiero si inserisce quindi in un solco tracciato da grandi autori fantasy che hanno saputo raccontare il rapporto dell’uomo con la natura in maniera efficace e simbolica, riuscendo al tempo stesso a restituirne almeno in parte la grande complessità.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.    Immagini: Piemme

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Michele Bellone
Sono un giornalista e mi occupo di comunicazione della scienza in diversi ambiti. I principali sono la dissemination di progetti europei, in collaborazione con Zadig, e il rapporto fra scienza e narrativa, argomento su cui tengo anche un corso al Master di comunicazione della scienza Franco Prattico della SISSA di Trieste. Ho scritto e scrivo per Focus, Micron, OggiScienza, Oxygen, Pagina 99, Pikaia, Le Scienze, Scienzainrete, La Stampa, Il Tascabile, Wired.it.