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Il potere dell’individuo: studiare la personalità negli invertebrati

Polpi, formiche, attinie e altri invertebrati possono avere una personalità proprio come i vertebrati, più spesso protagonisti della ricerca in questo senso.

 

È possibile riconoscere e studiare la personalità di un polpo? E quella di un ragno, o di una formica?
Le personalità nel regno animale possono essere intese come differenze individuali in tratti del comportamento che perdurano nel tempo e sono coerenti in differenti situazioni, e che sono indipendenti da fattori quali il sesso o l’età. Questo aspetto del comportamento, spesso trascurato nel passato, ha attirato moltissimo interesse tra i ricercatori negli ultimi anni, producendo un fiorente filone di letteratura scientifica al riguardo. Come ha raccontato su OggiScienza Eleonora Degano, la personalità è stata investigata ad esempio nel grado di socialità dei lemuri, o anche per capire come la nostra personalità può influenzare gli animali con cui conviviamo e viceversa.

La gran parte degli studi si è concentrata sui vertebrati, un subphylum che pure conta molte meno specie rispetto a quelle annoverate tra gli invertebrati. Ma recentemente le ricerche anche su questi ultimi stanno aumentano significativamente. E possono prendere direzioni che non potrebbero mai essere percorse lavorando sui vertebrati.

Anche le formiche, nel loro piccolo… hanno una personalità

«Ci viene quasi spontaneo dire che un cane ha la sua personalità. Chiunque abbia mai avuto a che fare con un cane in maniera continuativa sa che ciascuno presenta tratti comportamentali che ne delineano un profilo definito, diverso da quello di altri individui della stessa specie. Ma, per un essere umano, ben più difficile è riconoscere dei tratti distintivi, ad esempio, in una formica, perché è un animale da cui siamo molto distanti sotto diversi aspetti», commenta a OggiScienza Claudio Carere, ricercatore all’Università della Tuscia che da anni si occupa dello studio delle personalità animali.

Secondo un articolo pubblicato su Animal Behaviour nel 2014, la scarsità di studi sulle personalità degli invertebrati può essere dovuta alla nostra tendenza a vederli come dei “minirobot che rispondono in modo stereotipato agli stimoli e dunque dovrebbero presentare poche, se non nessuna, differenze nel comportamento tra individui”. «Eppure, perché dovremmo trovare strano che un insetto possa avere una personalità definita quanto un cane, o un gatto?», si chiede Carere.

«In fondo, la personalità emerge soprattutto nella risposta allo stress, inteso come quell’insieme di sfide sociali e ambientali che tutti gli animali devono affrontare quotidianamente, e che è basata su meccanismi fisiologici che sono simili tra vertebrati e invertebrati e molto conservati dall’evoluzione. Ad esempio, l’esplorazione di un nuovo ambiente o la conoscenza di un nuovo individuo richiedono di alzare la soglia di attenzione, e gli individui di tutte le specie rispondono in maniera differente a seconda della loro personalità: ci sarà chi si dimostra curioso e si avventura nell’esplorazione, chi è più cauto e non vi si arrischia».

Tra seppie e anemoni

Pur essendo ancora in numero minore rispetto a quelli condotti sui vertebrati, gli studi sulla personalità degli animali invertebrati sono in aumento. La maggior parte riguarda gli artropodi e in particolare gli insetti, seguiti da lavori su cnidari e molluschi. Ma come s’indaga la personalità di un polpo o di insetto? «Il paradigma classico impiegato nei lavori sulla personalità, tanto nei vertebrati quanto negli invertebrati, è il cosiddetto test della boldness, l’audacia, in cui si osserva come un animale prende le decisioni in una situazione di rischio. Un esperimento tipico consiste nel valutare la reazione di fronte a un nuovo ambiente, un nuovo oggetto o un nuovo individuo», spiega Carere.

Ad esempio, uno studio condotto proprio da Carere e dai suoi colleghi e pubblicato nel 2015 ha adattato un test usato per la prima volta nei polpi (nel primo lavoro, in effetti, a usare il termine “personalità” in riferimento ad animali non umani) per valutare le personalità della seppia (Sepia officinalis).
I ricercatori hanno sottoposto alcuni animali prelevati in natura e temporaneamente tenuti in cattività a test “di allerta” (alerting test), nel quale un operatore rimuoveva il coperchio della vasca; test “di pericolo” (threat test), toccando gli individui con un bastoncino, e test “di predazione” (feeding test), osservando le reazioni dell’animale di fronte a una preda viva. Ciò ha consentito di distinguere alcune dimensioni comportamentali che restavano coerenti, nel corso dei tre test, fra i singoli individui, ad esempio nel mostrarsi rilassati o reagire fuggendo impauriti, magari con un getto di inchiostro – il ben noto “nero di seppia”.

Un altro esempio di studio delle personalità negli invertebrati riguarda animali che, spesso, ci dimentichiamo perfino essere tali: gli anemoni di mare. Il pomodoro di mare (Actinia equina) è, come gli altri anemoni, un predatore che si nutre di molluschi, crostacei e piccoli pesci. Quando disturbato, l’anemone ritrae i suoi tentacoli, e proprio su questo comportamento si è basato uno studio del 2011, nel quale i ricercatori hanno “spaventato” alcuni anemoni svuotando loro di contro una siringa d’acqua. Hanno così notato che il tempo durante il quale l’anemone tiene i tentacoli ritratti varia molto da un individuo all’altro: gli individui bold sono coloro che estendono i tentacoli dopo breve tempo dall’episodio di disturbo.

Personalità e apprendimento

Ma lo studio della personalità offre la possibilità d’indagare anche aspetti che vi sono trasversalmente collegati. «Un campo affascinante e controverso è lo studio delle personalità animali in relazione agli “stili” cognitivi», spiega Carere. Ciascun individuo, infatti, apprende in modi e a velocità diverse, e questo potrebbe essere, almeno in parte, legato alla sua personalità perché, ad esempio, un animale timido, poco portato all’esplorazione o alla curiosità, potrebbe avere minori occasioni di apprendimento. Ricerche in questo campo sono state condotte non solo su alcune specie di pesci e di uccelli, ma anche sulle formiche.

In particolare, in uno studio su Camponotus aethiops sono state stabilite le personalità per caratteristiche quali la tendenza all’esplorazione, l’aggressività e la socialità. Quindi, i ricercatori ne hanno valutato la performance d’apprendimento con un compito d’associazione differenziale, nel quale le formiche dovevano imparare a rispondere in modo diverso a due tipi di stimoli olfattivi.

I risultati mostravano che il compito è svolto meglio dalle formiche caratterizzate da una personalità meno esploratrice, probabilmente perché nell’ambiente naturale sono questi gli individui che dedicano più tempo a controllare ciò che sta loro intorno, imparando a fare associazioni, ad esempio tra l’odore di una determinata pianta e la presenza di nettare. Allo stesso tempo, avvertono però gli autori, altre forme di apprendimento, ad esempio basate sulla proattività per svolgere un nuovo compito, potrebbero essere svolte meglio dagli individui più attivi nell’esplorazione.

«Al momento, comunque, le informazioni sulla correlazione tra apprendimento e personalità hanno prodotto risultati controversi. Gli studi sono ancora all’inizio, e saranno necessarie altre ricerche per capire come e in che circostanze i due elementi sono correlati», spiega Carere.

Perché la personalità, e perché quelle degli invertebrati

Studiare la personalità degli animali ha diverse applicazioni importanti. Una di esse è la possibilità di programmare gli interventi di conservazione delle specie sugli individui che, in base alla loro personalità, hanno maggiori probabilità di successo (come OggiScienza ha raccontato qui); inoltre, le ricerche sulla personalità animale possono consentire di studiare il meccanismo di risposta allo stress e altri aspetti biologici anche nella nostra specie. Questi studi forniscono anche informazioni importanti su come le forze evolutive abbiano portato alla selezione di determinate personalità in specifiche circostanze. Secondo molti ricercatori, inoltre, la personalità dovrebbe diventare un aspetto da tenere attentamente in considerazione quando si considera il benessere animale, compreso quello degli invertebrati, sia che siano tenuti in laboratorio sia che vivano in uno zoo o presso un privato.

Altri aspetti influenzati dalla personalità, che aprono la strada a nuovi filoni di ricerca, sono meno immediati da intuire: oltre alla correlazione con gli stili di apprendimento, le personalità possono influenzare anche il ruolo ecologico di un animale. Un recentissimo studio pubblicato su Ecology Letters, ad esempio, ha indagato il ruolo ecologico degli animali sulla base dei loro fenotipi dispersivi, ossia su come la personalità degli animali (in questo caso, piccoli mammiferi) influenzi la scelta di raccogliere determinati tipi di semi e dove e quanto distanti questi vengano poi nascosti. Inoltre, diversi gruppi di ricercatori stanno indagando come le diverse personalità degli individui si combinino e influenzino il gruppo animale.

«Nei gruppi animali, compresi quelli della nostra specie, la personalità rimane in qualche modo compressa, ma una maggiore o minore conformità può avere impatti diversi sulla prestazione del gruppo. È un campo di studi particolarmente interessante se si pensa agli insetti eusociali come le formiche e le api, dove la personalità dei singoli individui si deve conciliare con l’essere parte di un unico superorganismo», spiega Carere. «L’ipotesi di partenza è che la personalità delle colonie sia il risultato della media dei singoli individui che la compongono. Tuttavia molti studi stanno rivelando la presenza di individui detti keystone, che hanno un effetto maggiore di altri sul comportamento del gruppo pur non essendo “leader” o dominanti nel senso classico del termine».

La personalità negli insetti eusociali non è l’unico campo su cui gli invertebrati permettono ricerche uniche che non sarebbero possibili nei vertebrati. Parassitismo, metamorfosi, riproduzione asessuale o altri comportamenti associati alla riproduzione come il cannibalismo sessuale: sono tutti elementi rari, se non assenti, nel subphylum dei vertebrati. E sono quindi gli invertebrati a rappresentare una splendida occasione d’indagine su come le personalità li influenzino.

Nel caso di caratteristiche condivise, è possibile anche un confronto tra i due gruppi di animali: ne è un esempio la metamorfosi, presente tipicamente negli anfibi (un taxon di vertebrati) e negli insetti. La personalità di un girino corrisponde a quella della rana dopo la metamorfosi? E quella di un bruco, corrisponde a quella della farfalla? La ricerca in questo campo è ancora agli esordi, ma alcuni lavori cominciano a fornire i primi dati. Nel 2012, gli ecologi Alexander Wilson e Jens Krause hanno osservato che la personalità dei diversi girini, caratterizzata dai livelli di attività, esplorazione e aggressività, si riscontra anche nello stadio adulto. Da un punto di vista adattativo, si tratta di un dato inaspettato, perché il girino e la rana presentano significative differenze ecologiche.

Una rassegna pubblicata l’anno scorso ripercorre invece gli studi sulla relazione tra personalità e metamorfosi negli insetti, che hanno portato a risultati contrastanti. Ad esempio, boldness e livelli di attività sembrano conservarsi nel passaggio da uno stadio all’altro nella libellula Lestes congener, ma non nelle tre specie di coleotteri studiate finora, e nemmeno nell’organismo modello Drosophila melanogaster.


Leggi anche: L’interazione sociale a misura di formica

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.    Fotografia – Pixabay

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.