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Le 10 tecnologie emergenti del 2019 secondo il World Economic Forum

Perché il WEF stila questa "lista"? Per informare il grande pubblico su trasformazioni importanti in corso, che potrebbero arrivare presto nelle nostre case e città.

Tra le tecnologie emergenti identificate dal WEF ci sono le bioplastiche: in foto, un prototipo di bioplastica basato sul dydimo, un’alga diatomea. Fotografia: Thepursuitofknowledge, CC BY-SA 4.0

Il network di esperti internazionali del World Economic Forum ha reso noto quali sono le 10 tecnologie emergenti di quest’anno. Si tratta di una rosa delle più promettenti innovazioni tecnologiche per far fronte alle sfide della contemporaneità e del futuro imminente delle nostre società. Sono insomma le tecnologie capaci di migliorarci la vita, svecchiare gli apparati produttivi e salvaguardare il pianeta in sofferenza. La lista dei più importanti trend tecnologici dell’anno in corso viene compilata da un network che comprende più di 5000 esperti di primo piano del mondo accademico, economico-industriale, politico, artistico, della società civile e delle organizzazioni no-profit.

L’obiettivo è quello di informare il grande pubblico su quelle che, auspicabilmente, potranno essere a breve delle trasformazioni importanti e concrete nelle nostre case, nelle nostre città, nella nostra società in generale, facilitando quindi un processo di comprensione e quindi di adattamento alle nuove, veloci, rivoluzioni tecnologiche. Non prima di aver pungolato gli investimenti necessari per l’introduzione su larga scala dei prodotti e le relative regolamentazione, processo senza il quale non può partire nessun cambiamento in questo senso.

Nell’ultima fase della selezione, l’ultimo team di giudici, guidati da Mariette DiChristina, direttore di Scientific American, ha stretto il cerchio sui candidati che attirano di più l’attenzione dei laboratori, che hanno più chance di farcela nei prossimi anni e che portano contributi sostanziale a un’innovazione tecnologica più sostenibile. Il report del WEF è consultabile qui. Vediamo in sintesi cosa comprende la Top 10 Emerging Technologies 2019:

Bioplastiche per aiutare l’economia circolare

Le bioplastiche sono tra le possibili, principali soluzioni al problema dell’accumulo di rifiuti in plastica che minaccia vari ecosistemi del nostro Pianeta. Così come la plastica vecchio stile, derivata dai prodotti petrolchimici, anche la versione biodegradabile consiste in polimeri modellabili allo stato fuso. Attualmente, le bioplastiche si producono in genere dal mais, dalla canna da zucchero o da oli di scarto. Uno degli ostacoli alla loro diffusione è la resistenza meccanica. Nuovi prodotti ottenuti dalla cellulosa potrebbero ovviare a questo problema. 

I robot “sociali”

Una rivoluzione della robotica è attesa ormai da tempo. Per il momento, la maggior parte dei robot effettivamente attivi nelle nostre società, sono quelli impegnati nel sistema produttivo, dalla produzione al trasporto delle merci. La capacità di interazione con l’ambiente esterno di queste macchine sono sempre più sofisticate, non è lontano il giorno in cui i robot avranno finalmente un ruolo “sociale” vero e proprio, dal riconoscimento della voce, dei gesti e delle emozioni, per poter rispondere appopritamente a un interlocutore umano, fino all’assistenza ai malati.

“Metalenti”: nano-ottiche per nano-dispositivi

Una metalente è una lente sottilissima, nell’ordine dei micron (1 milionesimo di metro), generalmente ricoperta – “funzionalizzata” – da strati ancora più sottili di sostanze nanometriche (1 miliardesimo di metro) che le forniscono ulteriori, eccezionali proprietà ottiche. Si tratta di performance utilissime per miniaturizzare i dispositivi e le strumentazioni elettroniche, altrimenti impossibili lavorando le lenti solo alla vecchia maniera. Le metalenti non sono prive di difetti, ma lo scorso anno sembra sia stato risolto il problema dell’aberrazione cromatica, e c’è almeno una start-up che si dice pronta a produrre e imettere nel mercato le metalenti a breve.

IDP, le poteine-target per combattere cancro e Alzhaimer

Le “proteine intrinsecamente disordinate” (IDP, Intrinsically Disordered Proteins) sono un po’ diverse dalle proteine che impariamo a conoscere fin dai banchi di scuola. Le IDP sono meno rigide, e tendono a legarsi con più molecole, a differenza delle proteine normali. Quando le IDP funzionano male, possono nascere malattie. Studiando le IDP, si può quindi sperare di fare prevenzione, ma finora si sono rivalete troppo “sfuggenti” per i test anti cancro. Qualcosa però è cambiato, ricercatori spagnoli e francesi hanno usato con successo il farmaco trifluoperazina su target di IDP nei test per una cura del cancro al pancreas.

Fertilizzanti smart per ridurre l’inquinamento in agricoltura

La popolazione mondiale continua ad aumentare, c’è bisogno di sempre più cibo. I fertilizzanti sono di grande aiuto per aumentare i raccolti, ma, come noto, hanno il greve effetto collaterale di un pesante impatto sull’ambiente, come il rilascio di azoto, un gas serra, in atmosfera. La nuova classe di “fertilizzanti a lento rilascio” sta facendo passi enormi nella fertilizzazione controllata a basso impatto: si tratta di minuscole capsule che dosano gradualmente i nutrienti e controllano il rilascio di sostanze tossiche. Quasi delle “pillole intelligenti”, un po’ come nella nano-medicina.

Tele-conferenze o teletrasporto?

Siamo ormai già abituati a riunioni di lavoro o a saluti a distanza via Skype o Facetime. Questo nostro modo di comunicare potrà fare un ulteriore balzo in avanti, con una nuova generazione di teleconferenze, grazie alle tecnologie di realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) potremmo infatti avere anche la sensazione di stringere la mano ai nostri colleghi, o i medici potranno visitare a distanza i pazienti, come se fossero presenti nella stessa stanza.

Cibo sempre più monitorato

Secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno circa 600 milioni di persone sono vittima di intossicazione alimentare. Risalire alla fonte di queste intossicazioni può essere un lavoro lungo e in alcuni casi inconcludente. Due nuove tecnologie “premiate” dal World Economic Forum possono risolvere sia il problema della tracciabilità che dell’intossicazione da rifiuti alimentari. Si tratta di sistemi basati sul blockchain e piattaforme cloud, per non perdere di vista un attimo gli alimenti e il packaging che li contiene, individuando subito qualcosa che non va, per esempio contaminazioni o cattiva qualità in generale.

Una nuova generazione di reattori nucleari

Nell’approvigionamento energetico del futuro, i reattori nucleari dovranno quasi sicuramente avere un ruolo. Bisogna però risolvere in qualche modo gli ostacoli legati alla sicurezza, che hanno causato quei gravi incidenti quando si è incrinata la fiducia che riponiamo in queste tecnologie (l’ultimo più grave in ordine cronologico, quello di Fukushima, 2011). Compagnie private come Westinghouse Electric Company stanno lavorando su barre di materiali combustibili più resistenti, che hanno meno probabilità di surriscaldarsi dello zirconio, tra le cause principali di incidente come avvenuto proprio a Fukushima, in Giappone.  

DNA per immagazzinamento dati

Ogni giorno produciamo una quantità sterminata di dati, che viaggiano in rete o vengono stipati in unità fisse di stoccaggio. Presto i comuni hard disk o i sistemi cloud potrebbero non essere più sufficienti. Come fare? L’idea di un sistema di stoccaggio basato sulla struttura del DNA non è più così fantascientifica come sembra. Uno studio pubblicato su Nature Materials stima che i dati prodotti in un anno in tutto il mondo potrebbero essere archiviati in un “cubo di DNA” di appena un metro per lato.

Ripensare l’accumulo di energia per le rinnovabili

Senza efficienti sistemi di stoccaggio dell’energia, le rinnovabili hanno un futuro incerto, così come, di conseguenza, il contenimento delle emissioni di gas serra e la lotta al riscaldamento globale. Le batterie agli ioni litio – già usate in diverse centrali, oltre che nei dispositivi elettronici e auto elettriche – da sole non bastano. La top ten segnala progressi incoraggianti in altre, nuove opzioni hight-tech, come i sistemi a idrogeno, lo stoccaggio per gravità o le batterie a flusso, soprattutto negli Stati Uniti.


Leggi anche: Il sequenziatore genomico, una tecnologia a portata di mano

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia. 

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Marco Milano
Dopo gli studi in Scienza dei Materiali si è specializzato in diagnostica, fonti rinnovabili e comunicazione della scienza. Da diversi anni si occupa di editoria scolastica e divulgazione scientifica. Ha collaborato, tra gli altri, con l’Ufficio Stampa Cnr e l’agenzia Zadig.