LIBRI

La mente del corvo

Il libro del biologo Bernd Heinrich è un testo scientifico, ma anche una raccolta di racconti. Che parla di, ed è dedicata a, corvi che l'autore ha conosciuto molto bene.

Mangiatore di carcasse e simbolo di malaugurio, ma anche il Pensiero e la Memoria che accompagnano il dio Odino della mitologia norrena e il primo animale a uscire dall’arca di Noè nel libro della Genesi. Ben più di recente, il corvo con tre occhi è il veggente nella serie tv Il trono di spade. La figura del corvo ha accompagnato e continua ad accompagnare la nostra cultura e stimolare la nostra immaginazione: ma perché ci affascina così tanto?

A meravigliare Bernd Heinrich, biologo dell’Università del Vermont, sono le loro “bizzarre e apparentemente contraddittorie reazioni”. Corvi che hanno paura dei topi, ma non esitano a tirare la coda a lupi e aquile, che amano le patatine al formaggio ma ne scappano se le vedono in mucchio, corvi che cooperano per rubare il cibo ad altri uccelli (gazze, aquile, gabbiani) per non avvicinarsi a una carcassa. Questi sono solo alcuni degli esempi che Heinrich racconta nel suo libro La mente del corvo (Adelphi 2019, 556 pagine, 35 €) per spiegare cosa lo ha portato a dedicare a questi uccelli una vita (o mezza: i suoi primi lavori sono incentrati sugli insetti) di studi.

Non solo laboratorio

Eppure dire studi è riduttivo, perché per Heinrich lo “studio” non è solo un’attività da svolgere tranquillamente alla propria scrivania. Semmai, studio significa compiere le arrampicate più estreme per arrampicarsi fino ai nidi dei corvi, significa far loro da papà, sfamandoli una volta all’ora, quando, a scopo di ricerca, li si prende nidiacei. E significa anche raccogliere dalla strada carcasse di ogni genere di animale (scoiattoli, rane, marmotte, lepri, puzzole…) per nutrirli e studiare le loro reazioni alle diverse proposte, appostarsi per ore e giorni sotto la neve per osservarne il comportamento. Significa perfino travestirsi da orso o indossare un kimono per indagare le capacità dei corvi di riconoscere i diversi individui e capire su quali elementi siano basati.

Il frutto di anni di ricerca, unito a osservazioni o studi di altri ricercatori o semplici appassionati, è raccolto in un’opera di etologia dettagliata, per quanto un po’ datata: l’edizione originale è del 1999, e da allora gli studi sui corvi non si sono fermati. D’altronde, le abilità cognitive dei corvi sono da tempo di grande interesse per i ricercatori. Già Konrad Lorentz, ne “L’anello di re Salomone”, racconta di come il corvo Roa cercasse di allontanarlo da luoghi associati a esperienze spiacevoli richiamando l’etologo con voce umana; studi più recenti hanno poi suggerito la capacità dei corvi di compiere pianificazioni per il futuro (come OggiScienza ha raccontato qui, e come già Heinrich ipotizza nel suo libro, in riferimento a un corvo che aveva scavato una scanalatura intorno a un pezzo di grasso ghiacciato per poterne staccare un pezzo da mangiare) o di riconoscere le quantità più abbondanti di cibo.

Anche Heinrich ha dedicato degli esperimenti all’indagine delle abilità cognitive dei corvi, testando ad esempio la loro capacità di recuperare del cibo saldamente legato a un filo, così che non potesse cadere o essere preso in volo. Per arrivare al boccone, il corvo deve quindi avvicinarlo, compiendo una serie di operazioni che gli consentano di arrotolare il filo: un compito che gli adulti compiono senza troppe esitazioni, dimostrando una certa attitudine al problem solving.

Tutta la mente dei corvi

Sul campo o in voliera, Heinrich ha analizzato però non solo le capacità cognitive dei corvi, ma quasi ogni possibile aspetto di questi animali, dal gioco alle capacità d’ingannare altri individui, dalla cooperazione ai legami di coppia, fino al rapporto con altre specie, come i lupi nel parco di Yellowstone.

A emergere da questo ampio quadro non è comunque solo un testo scientifico. Questo è, per molti aspetti, anche un libro di racconti. Un po’ per quelle che è difficile non leggere come imprese del ricercatore (che all’inizio degli anni Novanta, quando ha già superato la cinquantina, non esita ad arrampicarsi su un “pino enorme dove si trovava uno dei due nidi su cui avevo messo gli occhi”); un po’ perché questo libro parla di, ed è dedicato a, corvi che Heinrich ha conosciuto molto bene.

Ciuffo, Houdi, Pennabianca e gli altri sono corvi che Heinrich ha prelevato dal nido quand’erano ancora pulcini, oppure tenuto in cattività per determinati periodi di tempo, per ovviare alle difficoltà dell’osservazione in natura (conscio comunque di come sia necessario osservare gli animali nel loro ambiente naturale per comprendere appieno le ragioni dei loro comportamenti). Ma questi animali non sono freddi oggetti di studio: le ore passate ad allevarli e a osservarli li rendono compagni di vita del biologo che, alla fine del libro, non esita a definirli amici.

Così, le osservazioni che fanno da base a rigorosi esperimenti scientifici diventano anche la cornice di piccoli racconti. Dalla lotta gerarchica per fare il bagno alla sfida della riproduzione, fino al volo per tornare in natura, i corvi sono i protagonisti attivi, e spesso anche molto divertenti, di queste storie.


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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.