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Riconoscere e reagire al pericolo: uno scambio bidirezionale d’informazioni

Anticipare possibili pericoli, e prepararsi di conseguenza, è una delle basi della sopravvivenza degli animali. E in questo, la capacità di percepire gli stati d'animo altrui è molto utile.

I ratti si sono dimostrati essere un buon esempio: se vedono un compagno spaventato, anche loro andranno in freezing. Ora, uno studio pubblicato su PLOS Biology suggerisce che il meccanismo non sia unidirezionale, ma vi sia invece uno scambio reciproco d’informazioni, e che a essere coinvolta in questo processo sia la corteccia anteriore cingolata del cervello.

 

Se ti spaventi, mi blocco

Diversi studi hanno dimostrato che i roditori come i ratti e i topi hanno sviluppato un meccanismo nel quale, basandosi sul comportamento di un conspecifico, mettono in atto una risposta al pericolo. Quella tipica è il freezing, ossia rimangono completamente immobili. L’aspetto interessante è che i ratti non vanno in freezing solo dopo uno stimolo subito da loro stessi, ma anche se vedono un compagno mettere in atto lo stesso comportamento; allo stesso tempo, reagiscono meno se sono insieme ad altri ratti che non hanno subito lo stimolo.

I ricercatori hanno generalmente considerato questo meccanismo come unidirezionale, per cui solo il ratto che assiste al freezing di un compagno riceve informazioni. Il nuovo lavoro, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto olandese di neuroscienze e dell’Università di Amsterdam, suggerisce invece che lo scambio d’informazioni avvenga in entrambe le direzioni, per cui anche la reazione dell'”osservatore” influenza quella del ratto che fa da “dimostratore”. Per stabilirlo, hanno eseguito una serie di esperimenti in cui due ratti erano posti l’uno di fronte all’altro; quindi, a uno dei due veniva data una breve e leggera scossa elettrica alle zampe. In questo contesto, utilizzando apposite tecniche analitiche, hanno quantificato in modo sistematico il passaggio d’informazioni tra i due individui.

Uno scambio reciproco

«La prima cosa che si osserva è che, dopo aver assistito al salto del compagno, anche il ratto che fa da osservatore appare improvvisamente impaurito: coglie la paura del dimostratore», spiega in un comunicato Rune Bruls, co-autore dello studio. Ma allo stesso tempo, anche la reazione degli osservatori influenza il comportamento dei dimostratori: quando i primi si mostravano meno spaventati, diminuiva anche lo spavento dei secondi.

Questo scambio d’informazioni avviene anche tra individui non imparentati tra loro, ed è più forte nei ratti che hanno già subito lo shock, suggerendo che non sia completamente innato, bensì risulti da qualche forma di apprendimento. Per quanto riguarda i meccanismi neurali coinvolti in questo processo, Christian Keysers, coordinatore dello studio, aveva già dimostrato che la corteccia anteriore cingolata del cervello si attiva quando un ratto ne osserva un altro sottoposto alla leggera scossa elettrica. Studi di brain imaging nella nostra specie avevano evidenziato che questa stessa area si attiva nell’essere umano quando osserviamo qualcuno che soffre o sperimentiamo il dolore in prima persona. Nel lavoro appena pubblicato, i ricercatori hanno osservato che una temporanea disattivazione di quest’area determina la riduzione del trasferimento d’informazioni. E in aggiunta, a sostenere ulteriormente l’ipotesi di uno scambio bidirezionale, hanno osservato che tale inattivazione influenza anche la reazione del ratto la cui corteccia anteriore cingolata è rimasta inalterata.

«Ciò che abbiamo osservato è impressionante: senza la regione cerebrale che negli umani è coinvolta nell’empatia, i ratti non erano più sensibili allo stress di un compagno», commenta Keysers. «La nostra sensibilità alle emozioni altrui potrebbe quindi essere più simile a quella di un ratto di quanto pensassimo».


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.