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Non solo vischio e agrifoglio: le piante tossiche per i pet

Alcune specie vegetali possono avere effetti gravi sulla salute di cani e gatti, per ingestione o semplice contatto. Molte sono tipiche delle festività natalizie, durante le quali è bene stare ancor più attenti.

Avere delle piante in case è certamente un buon modo per rallegrare l’ambiente, ma se con noi vivono degli animali allora bisogna fare attenzione: diverse specie vegetali sono tossiche per cani, gatti e altri animali domestici – spesso anche per l’essere umano, sebbene a un adulto venga difficilmente in mente di sgranocchiare qualche fiore o foglia. E se la tossicità di alcuni alimenti comuni per i nostri animali è di solito nota ai proprietari, non sempre si può dire altrettanto delle piante, che spesso teniamo in casa senza sapere granché della specie cui appartengono.

Vediamo quindi alcune delle piante da interni più comunemente presenti nelle nostre case e che, per ingestione o anche solo contatto, possono essere tossiche per gli animali.

Piante natalizie…

C’è una pianta che è quasi emblematica di questo periodo dell’anno: è la stella di Natale (Euphorbia pulcherrima) con la sua fioritura  e le grandi foglie modificate di colore rosso (o rosa, in alcune varianti). Perfetta per ricordarci anche in casa che ci avviciniamo alle feste natalizie, è spesso indicata come una pianta da evitare con attenzione se viviamo con cani, gatti o altri animali a causa della sua tossicità. Ma quest’ultima è tutto sommato blanda. La linfa lattiginosa della stella di Natale contiene diterpeni e saponine con effetto irritante: «Può dare problemi da contatto, come dermatiti, cheratiniti o congiuntiviti; se ingerita, irrita la bocca, lo stomaco e il tratto gastroenterico, provocando vomito e diarrea», spiega a OggiScienza Andrea Parodi, direttore dello studio veterinario S. Eusebio di Genova.

Come per qualsiasi sostanza tossica, gli effetti dipendano in gran parte dalla quantità ingerita, dal peso dell’animale e da altri fattori (ad esempio se ha consumato altro cibo in precedenza, che può influire sull’assorbimento delle sostanze tossiche, o se ha patologie pre-esistenti o allergie). Comunque la stella di Natale non è la “sorvegliata speciale” tra le piante d’appartamento: altre specie possono avere effetti più gravi. Per restare tra quelle che frequentemente ornano le case in periodo natalizio, possiamo citare l’agrifoglio e il vischio. Per entrambi risultano tossiche tanto le foglie quanto le bacche, anche se secche.

L’agrifoglio, che raccoglie in realtà diverse specie del genere Ilex, contiene saponine, triterpeni, polifenoli, metilxantine (caffeina, teobromina e teofillina che, come abbiamo raccontato qui, rappresentano il principio attivo anche di molti alimenti tossici per cani e gatti) e cianogeni. Sono soprattutto le prime le responsabili degli effetti tossici, i cui sintomi sono vomito e diarrea, eccessiva salivazione e dolori addominali, cui si aggiungono ovviamente le ferite meccaniche che le spine della pianta possono produrre.

Il vischio (quello con cui si decorano di solito le case è il Viscum album, ma esiste anche la specie americana, anch’essa tossica, del genere Phoradendron) causa sintomi simili, ma se consumato in grandi quantità può arrivare a provocare anomalie cardiache, ipotensione e convulsioni e portare alla morte l’animale. L’effetto del vischio è dovuto a diverse tossine presenti nella pianta: tra queste sono state studiate ad esempio le lectine glicoproteiche che, presenti sia nella specie americana sia nell’europea, agiscono come inibitrici della sintesi proteica (inattivano la subunità maggiore dei ribosomi eucariotici): il meccanismo è simile a quello della ricina, la proteina tossica del ricino, e sono anche impiegate nella terapia di alcune forme di cancro.

… ma non solo

Non sono solo le piante “natalizie” a essere pericolose per i pet, anzi. «Sono svariate le specie vegetali che possono dare origine a intossicazione», spiega Parodi. «Tra le più pericolose di quelle che si possono ritrovare in casa, vale la pena ricordare la Cycas revoluta, una pianta di origine giapponese che nell’aspetto ricorda una piccola palma e che viene tenute come ornamentale anche all’interno delle case; i ciclamini, i giacinti e i gigli». La prima, in particolare, contiene una tossina detta “cicasina” che, una volta assunta dall’animale (e vale anche per l’essere umano!) viene convertita nell’aglicone metilazoxi-metanolo e causa necrosi cellulare, soprattutto a livello epatico. La pianta contiene inoltre e β-metilamino-L-alanina, un aminoacido neurotossico, e una tossina ancora sconosciuta, un composto ad alto peso molecolare. Queste molecole possono causare, oltre ai sintomi gastro-intestinali, depressioni del sistema nervoso centrale, convulsioni e insufficienza epatica. Si concentrano nei semi che, purtroppo, sembrano essere particolarmente appetibili per i cani.

Per quanto riguarda i fiori, che possono facilmente arrivare a casa sotto forma di un bel bouquet, alcune specie di giglio sono estremamente tossiche per i gatti, cui possono causare insufficienza renale, sebbene l’esatto meccanismo d’azione non sia noto. I terpenoidi del ciclamino e gli alcaloidi del giacinto causano invece vomito e diarrea.

Una prevenzione semplice

Sebbene non vi siano dati epidemiologici aggiornati per l’Italia, un articolo del 2013 e basato sui dati raccolti dal Centro Antiveleni di Milano tra il 2000 e il 2011 riporta che le richieste per casi di intossicazione da piante rappresentavano il 5,7 per cento del totale. Prevalentemente riguardavano cani (61, 8 per cento), seguiti dai gatti (26 per cento) e con ben poche informazioni per altre specie. Dei casi per i quali era disponibile l’esito, il 10,6 per cento aveva portato l’animale alla morte.

«Non esiste una cura per i casi s’intossicazione; non diversamente da quando avviene nei casi d’intossicazione alimentare, il veterinario può fare una lavanda gastrica per eliminare quanto più possibile la sostanza dall’apparato gastroenterico e poi somministrare carbone attivo che aiuta a ridurre l’assorbimento. La terapia sarà sostanzialmente di supporto e sintomatologia», spiega Parodi. «Non sono intossicazioni frequenti, ma sono sottovalutate, perché spesso il proprietario non conosce esattamente le specie vegetali che ha in casa, e al momento dell’anamnesi è difficile stabilire se i sintomi possono dipendere dall’ingestione di una pianta tossica; ancora più complicato se l’intossicazione è avvenuta all’esterno».

Certo la lista delle piante tossiche è davvero lunghissima ed è difficile pensare di tenerle tutte a mente. Tuttavia, esistono diversi database che elencano le piante più pericolose per gli animali domestici, aiutando i proprietari a capire se è il caso o meno di tenerle in casa (qui e qui solo per fare un paio di esempi).

Perché in effetti, una volta sicuri che il vasetto comprato al vivaio o che ci hanno regalato sia potenzialmente pericoloso per gli animali con cui viviamo, la prevenzione è decisamente semplice. «Ben sapendo che non possiamo controllare i nostri animali ventiquattr’ore su ventiquattro, è ovvio che la miglior soluzione sia banalmente di non tenere in casa le piante velenose», commenta Parodi. «Cani e gatti che non hanno normalmente accesso all’erba possono per varie ragioni rivolgere la propria attenzione alle piante di casa (e non solo per “pulirsi” lo stomaco, come OggiScienza ha ricordato qui), e dunque non è proprio il caso di rischiare».


Leggi anche: Regalare un animale a Natale è una buona idea?

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Fotografia: Pixabay

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.