IPAZIA

Elisabeth Mann Borgese, la madre degli oceani

Figlia di Thomas Mann, non ha mai vissuto all’ombra del padre. “La madre degli oceani”, come è stata definita, ha dedicato gran parte della sua vita a promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso la cooperazione internazionale nella gestione delle risorse marittime.

Fotografia: International Ocean Institute

 

Se vogliamo salvare noi stessi, dobbiamo salvare gli oceani”.

Sono parole di Elisabeth Mann Borgese. Musicista di formazione, politologa, femminista, scrittrice di fantascienza, Mann Borgese è stata una donna dai molteplici interessi, oggi ricordata soprattutto come una grande ambientalista. “La madre degli oceani”, come è stata definita, ha dedicato gran parte della sua vita a portare avanti iniziative volte a promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso la cooperazione internazionale nella gestione delle risorse marittime.

Figlia di Thomas Mann, premio Nobel per la letteratura nel 1929, non ha mai vissuto all’ombra del padre. “È stata davvero una pioniera, in un certo senso un’utopista”, ha dichiarato Herbert Pils, curatore di una mostra in sua memoria, “ma ha collegato questi obiettivi con la vera politica e il duro lavoro. E ha portato avanti questo processo per 30 anni. Ha vissuto una vita straordinaria.”

Musica, politica e fantascienza tra Svizzera, Stati Uniti e Italia

Elisabeth Veronika Mann nasce a Monaco di Baviera nel 1918. Penultima di cinque figli, trascorre l’infanzia in Germania, ma poco dopo l’ascesa al potere di Hitler, nel 1933, si trasferisce in Svizzera con la famiglia. Elisabeth sogna di diventare una musicista; studia pianoforte e violoncello al conservatorio di musica di Zurigo, dove si diploma nel 1938. Quello stesso anno, con la guerra ormai alle porte, i Mann decidono di lasciare l’Europa per gli Stati Uniti. Poco dopo, nel 1939, Elisabeth sposa Giuseppe Antonio Borgese, scrittore e professore di letteratura italiana all’Università di Chicago.

Ormai cittadina statunitense, nel 1945 entra a far parte del Chicago Committee to Frame a World Constitution, gruppo universitario interdisciplinare nato con lo scopo di redigere una costituzione mondiale contro le divisioni nazionalistiche e per la gestione collettiva di terra, acqua, aria ed energia, “proprietà comune del genere umano”. In questo periodo inizia a fare attivismo politico, prendendo parte a incontri e convegni su vari temi, tra cui la politica europea e il futuro delle donne.

Nel 1952 i coniugi Borgese si trasferiscono a Fiesole, in Italia, ma il marito muore pochi mesi dopo. Rimasta vedova, nei dieci anni successivi Elisabeth si dedica alle sue due figlie e alla scrittura di racconti di fantascienza. Nel 1960 esce la raccolta To Whom It May Concern. In apparente contrapposizione al coraggio e all’ottimismo che avevano contraddistinto il suo attivismo politico fino a quel momento, nei suoi racconti dipinge una realtà distopica, dai contorni oscuri e inquietanti, in cui in un futuro non poi così lontano gli esseri umani sono succubi delle loro stesse innovazioni tecnologiche, ormai fuori controllo. Una sorta di Black Mirror ante litteram. Nel saggio femminista The Ascent of Woman, pubblicato nel 1963, la scrittrice immagina una società in cui le differenze tra i generi non esistono più e le donne hanno la possibilità di essere “davvero uguali agli uomini”.

La “scoperta” degli oceani

Mann Borgese torna negli Stati Uniti nel 1964, anno in cui ottiene un posto come ricercatrice presso il Center for the Study of Democratic Institutions di Santa Barbara, in California. Qui conduce ricerche sulle politiche per il disarmo e i diritti umani. A partire dal 1967, collaborando con il giurista Wolfgang Friedmann e con Arvid Pardo, ambasciatore di Malta negli Stati Uniti, inizia a occuparsi di diritto marittimo.

Nel 1968 pubblica The Ocean Regime, una prima proposta per la creazione di un’agenzia internazionale incaricata della gestione e della cura delle risorse oceaniche. Quello stesso anno fonda – assieme al chimico scozzese Alexander King e all’imprenditore italiano Aurelio Peccei –  il Club di Roma, associazione non governativa aperta a economisti, attivisti, scienziati, intellettuali e capi di Stato di tutto il mondo. L’obiettivo primario del Club è quello di analizzare e comprendere i cambiamenti di una società in rapida evoluzione, suggerendo soluzioni per uno sviluppo equo e sostenibile.

Pacem in Maribus

Ormai conosciuta e apprezzata come una delle massime esperte mondiali di diritto marittimo, alla fine degli anni Sessanta Mann Borgese assume la guida di un progetto internazionale che culmina nell’organizzazione della conferenza Pacem in Maribus, tenutasi a Malta nel 1970. Durante l’evento, il primo di una lunga serie, viene affrontato il tema degli oceani intesi come luoghi in grado di connettere l’umanità intera e veicolare la pace e la collaborazione tra i popoli. Due anni dopo, presso la Royal University of Malta, viene fondato l’International Ocean Institute (IOI). Attivo ancora oggi, l’IOI è formato da una rete di centri, oltre venti in tutto il mondo, che forniscono consulenza e supporto su questioni relative all’uso sostenibile delle risorse oceaniche.

Tra gli anni Settanta e Ottanta, Mann Borgese contribuisce alla stesura della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e all’istituzione del Tribunale internazionale del diritto del mare, organo indipendente dell’ONU, con sede ad Amburgo. Nel 1975 pubblica The Drama of the Oceans, il primo di una serie di saggi sulla gestione degli oceani per lo sviluppo sostenibile del pianeta.

Il trasferimento in Canada

Nel 1979 accetta una borsa di studio di un anno presso la Dalhousie University di Halifax, in Canada. Invitata a rimanere, nel 1980 ottiene la cattedra di scienze politiche e nel 1996 quella di diritto marittimo. Nel frattempo le viene concessa la cittadinanza canadese.

Durante la sua carriera riceve numerosi premi e riconoscimenti internazionali; la più importante onorificenza risale al 1988, anno in cui il governatore del Canada le conferisce il titolo di membro dell’Ordine del Canada in quanto “autorità del diritto marittimo, rispettata per le sue indiscusse conoscenze, le sue eccezionali capacità di leadership e il suo impegno per un migliore futuro per tutti”.

Non smette mai di collaborare con organizzazioni internazionali, tra cui UNESCO e UNIDO, e anche in età avanzata continua a occuparsi di distribuzione delle risorse marine e sviluppo di programmi per la gestione e la protezione degli oceani. Muore nel 2002, all’età di 83 anni.

Donna eclettica e instancabile, in eredità lascia un’enorme mole di documenti: articoli, poesie, libri, opere teatrali e racconti scritti nel corso di una vita, custoditi nella Killam Memorial Library della Dalhousie University.


Leggi anche: Sylvia Earle, “siamo ancora in tempo per salvare gli oceani”

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.