WHAAAT?

Gli studi più strani di febbraio

Sembrano bizzarri o dalle conclusioni controintuitive, ma non sorprendetevi troppo: la ricerca di base è anche questa e i risultati inconsueti sono all'ordine del giorno.

Anche questo mese vi proponiamo una veloce rassegna di notizie scientifiche legate a ricerche non comuni, pionieristiche, di frontiera o semplicemente un po’ “anticonformiste”. In questo numero parliamo di pianeta extrasolari velocissimi, del gatto di Schrödinger, di libero arbitrio e di ricerca di vita extraterrestre.  

1) Un Giove caldissimo e velocissimo

18 ore. Un tempo record, quello di un esopianeta da poco scoperto, se paragonato alle 8765 ore, 48 minuti e 36 secondi che servono alla Terra a fare la stessa cosa, ovvero fare un giro completo intorno alla sua stella. Il pianeta si chiama NGTS-10b ed è stato scoperto con il metodo del transito. Si troverebbe a circa 1000 anni luce di distanza dalla Terra. Questo pianeta, il cui anno dura meno di un giorno terrestre, è stato osservato dagli astronomi della Università di Warwick e l’osservazione di questo corpo celeste è pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Il pianeta è un gigante gassoso come Giove, e il suo tempo di rivoluzione record è il più veloce mai registrato per un pianeta di questo tipo. Ed è proprio l’essere un “caldissimo” Giove così rapido nella rivoluzione a renderlo praticamente unico: secondo i ricercatori, “delle centinaia di hot Jupiter conosciuti, solo 7 hanno un periodo di rivoluzione inferiore a un anno terrestre”. 

2) Scacco matto al paradosso?

Parliamo di uno dei simboli delle bizzarrie della meccanica quantistica. Il paradosso del gatto vivo e contemporaneamente morto elaborato dal fisico tedesco Erwin Schrödinger in un esperimento mentale del 1935.L’idea di tradurre con qualcosa di macroscopico un fatto che avviene nel mondo subatomico ha contribuito a rendere molto più tangibile l’idea di quanto controintuitive fossero le interpretazioni della meccanica quantistica. A distanza di più di ottant’anni, un paper di un fisico teorico francese, Franck Laloë, cerca di reinterpretare l’esperimento mentale di Schrödinger e dimostrare una volta per tutte che il gatto non è sia vivo e sia morto nell’equazione che descrive il sistema fisico. Laloë ha ipotizzato una soluzione al famoso paradosso che potrebbe chiudere definitivamente la questione. Basterebbe infatti inserire nell’equazione d’onda un piccolo termine extra-casuale che consente al vettore dello stato quantico di “collassare”, garantendo che il risultato della misurazione sia sempre univoco. Questo termine sarebbe collegato alla gravità, sviluppando un’idea già proposta da Roger Penrose ma mai tradotta in una vera e propria teoria. Laloë ha dichiarato che la sua proposta di collegare la gravità al paradosso di Schrödinger potrebbe avere implicazioni non solo per quanto riguarda la fisica atomica, ma anche in ambito astrofisico.

3) Fai un bel respiro, espira e agisci

Una ricerca dell’EFPL di Losanna, in Svizzera, avrebbe individuato una connessione tra il respiro e l’arbitrio, ovvero la capacità di un essere umano di effettuare un’azione a seguito di una libera decisione. Al centro della ricerca c’è un segnale prodotto dal cervello, la readiness potential (d’ora in poi RP, in italiano “potenziale pre-motorio”) che verrebbe prodotto dall’encefalo prima del verificarsi di un movimento volontario. C’è chi ha interpretato questo segnale come un duro colpo al libero arbitrio, che sarebbe – secondo alcuni scienziati e filosofi – solo un’illusione. Come dire: mangeremo o no quel cioccolatino? Quando ci rendiamo conto che sì, faremo questa azione, in realtà – semplificando – con la RP il cervello aveva già preso questa decisione prima che noi ne fossimo coscienti. C’è chi invece non considera così importante la RP, interpretandola come una “perturbazione” dovuta alle misurazioni. Quello che hanno scoperto i ricercatori svizzeri mostrerebbe invece che la RP non solo esiste ma anche che è connessa a parametri fisiologici involontari. L’azione volontaria verrebbe decisa e iniziata non solo in base ad attività corticale, ma anche in base a meccanismi legati ad azioni involontarie, proprio come il respiro e in particolare l’espirazione, le cui regolazioni andrebbero a legarsi a quelle delle azioni volontarie. 

4) Il SETI rilancia

Ricordate il film Contact del 1997 con Jody Foster e Matthew McConaughey? In quel film – basato sull’omonimo romanzo di Carl Sagan – si stabiliva un contatto con intelligenze aliene tramite un segnale radiotelevisivo “rimandato” sulla Terra da una civiltà extraterrestre. Nel film viene citato anche il SETI, Search for Extra-Terrestrial Intelligence, che di recente ha siglato una partnership con NRAO, National Radio Astronomy Observatory, per cercare di mettere a punto nuove strategie per la ricerca di segnali extraterrestri. Questi segnali hanno un carattere tecnologico: ovvero, si cercano prove che possano testimoniare che non solo esistono civiltà extraterrestri, ma che esse siano anche avanzate sul piano scientifico, culturale e tecnico. Ad alimentare questo tipo di ricerca c’è anche la straordinaria vitalità della ricerca astronomica legata ai pianeti extrasolari (vedi primo WHAAAT di questo numero). Le nuove tecnologie di SETI renderanno possibile il concentrarsi su altre forme tecnologiche oltre ai “classici segnali radio, tra cui i raggi laser, le strutture costruite nei pressi di una stella per sfruttarne l’energia, i segnali chimici atmosferici, le costruzioni satellitari artificiali in orbita intorno a un pianeta. Insomma, il SETI rilancia e affina le sue strategie per rispondere una volta per tutte alla fatidica domanda: “Siamo soli nell’Universo?”.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Enrico Bergianti
Giornalista pubblicista. Scrive di scienza, sport e serie televisive. Adora l'estate e la bicicletta.