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La perdita di gusto e olfatto in Covid-19

In risposta alla casistica aneddotica sulla perdita di olfatto e gusto in persone positive, un gruppo di ricercatori si è riunito per studiare l’impatto delle malattie respiratorie sui sensi chimici.

I tre principali sintomi di COVID-19 ormai li conosciamo bene e sono ampiamente citati come campanello di allarme di malattia: febbre alta, tosse secca e stanchezza.

Con il diffondersi dell’infezione in tutto il mondo, però, è emersa con sempre più frequenza un’altra manifestazione della malattia, sicuramente meno comune, che consiste in disturbi a carico di gusto e olfatto. Diversi pazienti hanno riferito, infatti, di aver perso il senso del gusto e dell’olfatto e di essere poi risultati positivi per SARS-CoV-2, anche in assenza dei più comuni sintomi di febbre, tosse e stanchezza. I primi dati scientifici sembrano supportare questi racconti aneddotici, tuttavia non ci sono ancora ricerche sistematiche e verificate che valutino specificamente la funzione del gusto e dell’olfatto in relazione a COVID-19.

L’olfatto nelle infezioni virali

L’anosmia, cioè la perdita della capacità di percepire gli odori, non è un fenomeno così insolito nei casi di infezioni virali: per esempio i rhinovirus del raffreddore, alcuni virus parainfluenzali e quelli influenzali portano spesso a disfunzioni a livello olfattivo, caratterizzate da una reazione infiammatoria della mucosa nasale e da rinorrea (cioè naso che cola). Però i disturbi olfattivi e gustativi legati a COVID-19 sembrano essere diversi ed è possibile che il meccanismo d’azione di SARS-CoV-2 renda in qualche modo speciale questo virus.

“Accade spesso che persone con influenza e raffreddore non sentano gli odori”, commenta Valentina Parma, ricercatrice di Philadelphia (Stati Uniti) esperta di scienza dell’olfatto, “ma in genere ciò succede perché il naso è bloccato e le molecole olfattive non riescono ad arrivare al punto in cui inizia la comunicazione neurale”. E coloro che riportano una perdita del gusto, in realtà quello che perdono è l’olfatto, quindi continuano a sentire il salato, il dolce, l’acido e l’amaro ma non sono in grado di caratterizzarli. Senza l’olfatto è come se non riuscissero a distinguere il dolce di una banana dal dolce di una fragola, entrambi saranno semplicemente cibi dolci.

La perdita di gusto e olfatto in COVID-19 è diversa

“In COVID-19, la cosa davvero speciale” continua Kathrin Ohla dell’Institute of Neuroscience and Medicine di Jülich (Germania) “è che i pazienti sono molto consapevoli dei loro problemi con gli odori e i sapori, anche in apparente assenza di altri sintomi e con le vie aeree libere. Questi deficit sembrano verificarsi improvvisamente e molti ricordano con precisione il giorno in cui hanno iniziato a notare alterazioni al gusto e nelle sensazioni del trigemino, come la piccantezza del peperoncino”.

Per capire da cosa deriva esattamente questo problema, Parma, Ohla e altri sette ricercatori hanno creato un consorzio internazionale di scienziati per valutare le possibili relazioni tra malattie respiratorie, gusto e olfatto. Il Global Consortium for Chemosensory Research (GCCR) oggi coinvolge più di 52 Paesi e 639 partecipanti, uniti per cercare di capire meglio in quali condizioni (come, quando e perché) si ha questa alterazione di gusto e olfatto a seguito di infezioni virali. Per fare ciò, il GCCR ha messo a punto un questionario, tradotto finora in 11 lingue, con una serie di domande basate su evidenze scientifiche rispetto alla percezione gustativa e olfattiva.

Uno studio di open science su sapori e odori

“La nostra call for action”, spiega Parma, a capo del GCCR, “è chiedere a tutte le persone che nelle ultime due settimane hanno avuto un qualsiasi tipo di problema respiratorio (tosse, raffreddore, allergia) delle informazioni rispetto alle loro condizioni fisiche, di gusto, olfatto e tatto chimico. Non importa che questi siano o meno alterati ma è fondamentale ci sia stata una patologia respiratoria, incluso COVID-19”.
Il senso del tatto chimico riguarda l’esperienza percettiva provocata dal contatto fisico tra un tessuto orale (per esempio la punta della lingua o la gola) e un altro materiale, come un alimento, un dente. Per esempio, quando mangiamo il peperoncino o una caramella al mentolo o beviamo una bevanda gasata, la sensazione di caldo o freddo o frizzante che proviamo è legata proprio alla nostra esperienza tattile.

“È importante avere una fotografia il più precisa possibile di come funzionano questi sensi nelle malattie respiratorie” continua Parma. “Purtroppo molti studi scientifici non differenziano tra gusto, olfatto e tatto chimico. Noi vogliamo cercare di analizzare i tre sensi in modo separato, perché i pazienti con COVID-19 sembrano diversi da quelli che riportano disturbi olfattivi per altre cause”.

Si tratta di una collaborazione a livello globale

Il questionario del GCCR è stato pubblicato una decina di giorni fa e ha già raggiunto Africa, Asia, Sudamerica, Europa, Nord America, Australia: finora, al consorzio sono arrivate più di 10 mila risposte da tutto il mondo.

“È molto importante avere una dimensione globale del problema”, conclude Ohla, “perché ci consentirà di trarre conclusioni molto più forti e sostanziali grazie al gran numero di partecipanti. Il coinvolgimento di diversi Paesi ci permetterà anche di individuare differenze culturali e locali e, soprattutto, di caratterizzare gli effetti della malattia e il suo decorso del tempo. In alcune parti del mondo l’infezione sta appena iniziando mentre in altre ha già superato il suo picco”. Una ricerca così ampia ha anche l’altro vantaggio di permettere di mitigare i bias inevitabilmente legati al processo di autovalutazione su cui si basa il questionario.

Le informazioni raccolte dal GCCR, una volta rielaborate, contribuiranno alla definizione delle caratteristiche delle alterazioni olfattive e gustative di SARS-CoV-2 e potrebbero aiutare le autorità a capire se le alterazioni dei sensi chimici debbano essere inserite tra i sintomi ufficiali di COVID-19.


Leggi anche: “Il senso perfetto”: cosa ci racconta l’olfatto

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Foto di copertina: Dennis Wong, Flickr

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Luisa Alessio
Biotecnologa di formazione, ho lasciato la ricerca quando mi sono innamorata della comunicazione e divulgazione scientifica. Ho un master in comunicazione della scienza e sono convinta che la conoscenza passi attraverso la sperimentazione in prima persona. Scrivo articoli, intervisto ricercatori, mi occupo della dissemination di progetti europei, metto a punto attività hands-on, faccio formazione nelle scuole. E adoro perdermi nei musei scientifici.