STRANIMONDI

“Climate change”, un gioco da tavolo sul cambiamento climatico

Un gioco per parlare di evoluzione e riscaldamento globale, realizzato da una ricercatrice per un progetto di divulgazione museale.

Abbiamo spesso parlato di giochi, qui su Stranimondi. Giochi a tema scientifico, ovviamente, grazie ai quali è possibile esplorare lo spazio, riscoprire le storie di grandi scienziate oppure immergersi nelle problematiche di chi soffre di disturbi psicotici. Giochi che nascono per coinvolgere e divertire, ma che riescono comunque a trasmettere concetti grazie alle meccaniche ludiche; si impara non leggendo o ascoltando spiegazioni ma “vivendo” situazioni, sperimentandole tramite le dinamiche del gioco che ci costringono ad analizzare un problema e a sviluppare strategie in base alle regole di cui disponiamo. L’efficacia di questi metodi è tale che cominciano a emergere casi in cui lo sviluppo di un gioco – educativo, ma progettato per divertire – rientra negli obiettivi di comunicazione di progetti di ricerca europei.

In questo filone si inserisce anche Climate Change – the board game, un gioco incentrato sull’effetto dei cambiamenti climatici sulle specie animali realizzato da Michela Leonardi, ricercatrice all’Università di Cambridge. Laureata in archeologia preistorica all’Università di Ferrara, Leonardi lavora in un ambito interdisciplinare dove si incontrano genetica di popolazioni, modelli ecologici, archeologia ed evoluzione. In particolare, dal 2015 – prima a Copenaghen e ora in Inghilterra, nel gruppo del professor Andrea Manica – studia l’evoluzione e la distribuzione delle specie nel tempo in relazione al clima.

Da dove nasce il progetto

«Volevo partecipare a una serie di attività divulgative nelle scuole e gli organizzatori consigliavano di fare qualcosa di pratico, che risulta più interessante di una presentazione e ha più probabilità di far passare un contenuto scientifico. Ma la mia attività di ricerca si svolge al computer, cosa potevo fargli vedere?», ci racconta Leonardi. «Allora ho provato a individuare i concetti più importanti del mio lavoro e a costruirci intorno un gioco da tavolo, per cercare di spiegare come funziona l’evoluzione in relazione al cambiamento climatico».

Leonardi era già appassionata di giochi da tavolo: fra i preferiti cita Ricochet Robots, Ticket to ride, Nome in codice e soprattutto Evolution (di cui abbiamo parlato qui, insieme ad altri titoli sullo stesso tema). «Ma il mio sogno è imparare a giocare di ruolo per diventare una brava master e dedicarmi a Würm, ambientato nell’ultima fase dell’Era Glaciale», ci confessa. «Per ora sto facendo pratica con Dungeons & Dragons».

Così, nelle vacanze di Natale del 2019 Leonardi inizia a lavorare al suo prototipo, lo fa provare agli amici e finalmente a febbraio arriva la prima sessione di gioco con le scuole, nell’ambito del progetto Meet the expert del Museo di Zoologia dell’Università di Cambridge.

«Avevo bisogno di un gioco che si spiegasse in pochi minuti e che durasse non più di mezz’ora, per lasciare un po’ di tempo alla fine da dedicare alla discussione dei contenuti scientifici. Chiaramente, quindi, non poteva avere una componente strategica profonda come altri prodotti in commercio, però per me era importante che fosse divertente». La prova sul campo, al museo, è molto incoraggiante. «Il riscontro che ho avuto da studenti, insegnanti e anche dalla direttrice delle attività è stato positivo. Per me non è stato semplice integrare le spiegazioni scientifiche nel flusso del gioco, cosa su cui sto lavorando per migliorare, però ho fatto domande prima e dopo, e ho visto che i concetti che volevo far passare erano passati».

Il gioco ha un regolamento molto semplice

C’è un tabellone con quattro diversi tipi di habitat – savana, foresta tropicale, foresta temperata e tundra – sul quale si muovono i segnalini dei giocatori, che rappresentano specie diverse. Ognuna di esse ha tre fenotipi – dimensione, colore e metabolismo – i cui geni sono presenti in quattro varianti, ciascuna delle quali facilita l’adattamento a uno degli habitat. Giocando apposite carte mutazioni (che possono essere adattative, neutrali o deleterie), pescate a caso da un mazzo comune, i giocatori possono cambiare le varianti geniche e quindi facilitare l’adattamento della loro specie a un diverso habitat. Il primo che riesce ad adattarsi a tutti e quattro gli habitat, vince la partita. Attenzione però, perché a ogni turno il lancio di un dado può provocare un cambiamento del clima, che implica l’utilizzo di un tabellone diverso, dove la frequenza dei quattro habitat è diversa a seconda che la temperatura sia aumentata o diminuita.

«Il mio obiettivo era far passare l’idea che i fenomeni biologici ed ecologici non possono essere ridotti a un semplice meccanismo di azione e reazione ma che, al contrario, sono il risultato dell’interazione complessa di tante variabili», spiega Leonardi. «Semplificare è utile nella divulgazione, ma spesso si corre il rischio di non far vedere la grande complessità che caratterizza questi sistemi, finendo quindi per rappresentarli in maniera sbagliata».

La giovane ricercatrice ha dovuto affrontare questo problema nello stabilire le regole e l’obiettivo del gioco. «I giocatori devono adattare la loro specie a tutti gli ambienti, il che è senz’altro poco scientifico perché l’evoluzione non ha una direzione e uno scopo. Però dovevo dar loro un obiettivo e quindi ho deciso di accettare questa forzatura», commenta Leonardi. «Un altro punto debole, che sto cercando di correggere, è che il gioco può dar l’idea che l’evoluzione vada avanti e indietro seguendo sempre gli stessi percorsi, mentre nella realtà non è così. Per dire, quando alcuni mammiferi si sono adattati all’ambiente acquatico nel quale si erano evoluti i loro progenitori, non sono “tornati pesci” ma hanno utilizzato delle nuove strategie adattative».

L’arrivo della pandemia e le relative restrizioni hanno impedito di fare altre prove dal vivo al museo, ma Climate Change – the board game può essere scaricato e stampato, ed è disponibile in italiano, inglese e, presto, anche in portoghese. E, soprattutto, è stato apprezzato anche dai colleghi ricercatori di Leonardi, data la grande sovrapposizione delle tematiche del gioco con quelle analizzate dal gruppo. Incluso il professor Manica, coordinatore del laboratorio, che ha deciso di metterlo fra i risultati del finanziamento ERC ottenuto nel 2015.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Michele Bellone
Sono un giornalista e mi occupo di comunicazione della scienza in diversi ambiti. I principali sono la dissemination di progetti europei, in collaborazione con Zadig, e il rapporto fra scienza e narrativa, argomento su cui tengo anche un corso al Master di comunicazione della scienza Franco Prattico della SISSA di Trieste. Ho scritto e scrivo per Focus, Micron, OggiScienza, Oxygen, Pagina 99, Pikaia, Le Scienze, Scienzainrete, La Stampa, Il Tascabile, Wired.it.