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Il potere confortante degli smartphone

Gli smartphone possono alterare la propensione a parlare di noi stessi agli altri? Un recente studio sembra suggerire che ci sentiamo più a nostro agio quando comunichiamo con i device mobili

A tu per tu con il nostro smartphone ci viene immediato, quasi spontaneo, comunicare online le nostre informazioni personali o le nostre opinioni. Più di quanto non facciamo seduti, di fronte al nostro computer fisso o portatile. È ciò che hanno pubblicato i ricercatori della University of Pennsylvania sul Journal of Marketing con il titolo “Full Disclosure: How Smartphones Enhance Consumer Self-disclosure”.

I ricercatori hanno analizzato le reazioni degli utenti provenienti da più di 300 mila tweet e da circa 10 mila recensioni su Tripadvisor, da sondaggi online e da annunci web e da call to action. La tendenza è comune a tutte le piattaforme. Se scritti dallo smartphone, i post sui social media e le recensioni tendono ad avere uno stile linguistico più personale e intimo e raccontano di più della propria famiglia o degli amici. Inoltre, sempre dai dispositivi mobili, gli utenti sono più propensi a fornire informazioni personali, come il numero di telefono e il reddito, e sono più disposti a valutare le esperienze relative all’acquisto di prodotti o di servizi.

Questa maggior predisposizione a rivelare dati e opinioni personali produce importanti ricadute sulle dinamiche del marketing online. La recensione di un ristorante, per esempio, percepita come persuasiva e convincente da un lettore, potrebbe invogliarlo a scegliere proprio quel ristorante. E questo, di conseguenza, potrebbe influenzare le scelte di marketing e le decisioni della tecnologia da sfruttare.

La nostra presenza online

Quando siamo online siamo potenzialmente tutti clienti e consumatori. La nostra presenza in rete, quotidiana e prolungata, ha contribuito a cambiare le dinamiche del mercato dei beni di consumo. Da anni il marketing si plasma su due elementi essenziali: la comunicazione online, che permette l’interazione tra clienti e aziende, e l’affermazione dello smartphone come strumento preferenziale con il quale stare in rete. La combinazione di questi fattori ha prodotto una enorme quantità di dati testuali con cui le aziende riescono ad avere, in tempo reale, una visione delle idee e delle opinioni dei clienti. Basti pensare ai post e alle preferenze sui social media, alle recensioni online e alle chat. In più, poter stare online, con uno strumento agile e tendenzialmente economico, come lo smartphone, ha dilatato il tempo che si passa in rete. L’attività online non è più confinata alle ore che si trascorrono per lavoro di fronte a un computer, a casa o in ufficio. Essere online è possibile sempre e in qualsiasi luogo.

Parlare di sé in rete

Il self-disclosure, cioè la rivelazione di alcune informazioni su di sé, come si legge dalla ricerca, è più immediato quando si interagisce in rete con lo smartphone piuttosto che con il PC. Self-disclosure in italiano si traduce “autorivelazione” ed è un termine che appartiene al campo semantico della psicologia e della psicoanalisi. Gli autori della ricerca lo definiscono come la rivelazione di sé, intesa come la comunicazione volontaria di sentimenti, pensieri o altre informazioni ritenute private, che potrebbero far sentire vulnerabile chi le divulga. Per esempio, la comunicazione di queste informazioni potrebbe rendere esplicite l’esperienza di un servizio o le proprie abitudini di consumo. 

Ci sono poi fattori situazionali che favoriscono il self-disclosure. Tendenzialmente le persone sono portate a proteggere i loro sentimenti e i pensieri privati, ma sono più disposte a condividere informazioni personali, se sentono un maggior senso di privacy nel loro ambiente o se percepiscono di rivolgersi a un pubblico anonimo. Inoltre, si è più predisposti a parlare di sé, se il contesto in cui ci si trova offre un conforto psicologico. I terapeuti, per esempio, sostengono che i pazienti si trovano maggiormente a loro agio in ambienti che promuovono sentimenti di sicurezza e familiarità. 

Il potere dello smartphone

Tutti questi elementi, capaci di ridurre le barriere della nostra riservatezza, sembrano risiedere in uno degli oggetti che abbiamo spesso tra le mani, il nostro smartphone. Gli autori dello studio spiegano che il potere di questo oggetto risiede nella sua dimensione e nelle associazioni emotive che il dispositivo evoca in ognuno di noi. Uno degli elementi di successo degli smartphone è sicuramente il vantaggio delle dimensioni ridotte, se paragonati a strumenti che hanno funzionalità analoghe, come i PC o i laptop. La loro forma rende la visualizzazione e la creazione di contenuti più difficile rispetto ai computer. Per questo motivo, quando si scrive o si risponde su uno smartphone, si tende a focalizzare la concentrazione sul completamento dell’azione (che sia la scrittura di un post o di una recensione). Questo atteggiamento rende l’utente meno attento ai fattori esterni, che normalmente inibiscono il self-disclosure, come le preoccupazioni su ciò che gli altri farebbero con le informazioni prodotte. 

Inoltre, lo smartphone, ormai estensione del nostro corpo, tende a ispirare un sentimento di comodità e familiarità. “Poiché i nostri smartphone sono sempre con noi e svolgono tantissime funzioni nella nostra vita” – spiega Shiri Melumad, autore della ricerca –  “spesso fungono da “ciucci per adulti” per confortare i loro proprietari”. Così come siamo più disposti a rivelare i nostri sentimenti a un amico intimo piuttosto che a uno sconosciuto, allo stesso modo quando scriviamo sul cellulare, ci sentiamo nella nostra comfort zone e siamo più disposti ad aprirci a noi stessi.

I risultati di questa ricerca hanno importanti implicazioni sia per le aziende sia per i consumatori. Se un’azienda vuole capire meglio le reali preferenze e le esigenze dei consumatori, può ottenere migliori risultati raccogliendo i dati generati da smartphone piuttosto che da computer. Inoltre, proprio in virtù del potere di self-disclosure generato dallo smartphone, sinonimo di una percezione di maggiore onestà, le aziende potrebbero incoraggiare i consumatori a pubblicare recensioni dai loro dispositivi mobili. Dal punto di vista del consumatore, invece, i risultati suggeriscono che il dispositivo che usiamo per comunicare può influenzare ciò che vogliamo comunicare. E questo dovrebbe essere ricordato sempre, quando parliamo di noi stessi o delle nostre esperienze alle aziende o agli altri.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Giulia Rocco
Pensa e produce oggetti multimediali per il giornalismo e l’editoria. L’hanno definita “sperimentatrice seriale”.