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Cani con problemi di salute: una moda nata per restare?

Uno studio indaga la cosiddetta "fedeltà alla razza" per i cani brachicefali, molto vulnerabili a problemi di salute: anche se il cane ha avuto patologie e non sta bene, i proprietari riacquisterebbero la stessa razza.

Da una parte, problemi di salute ampiamente noti; dall’altra, una popolarità cresciuta in modo incredibile negli ultimi dieci anni: è questa la situazione ambivalente per molti cani brachicefali, quelli “con il muso schiacciato”. Anche se alcuni studi hanno già provato a indagare i fattori che influenzano l’acquisto di questi cani, poco si sa al momento della “fedeltà alla razza”, ossia di quanto un proprietario è propenso a riacquistarla e consigliarla ad altri. Uno studio recentemente pubblicato su PLOS ONE ha provato a indagare quest’aspetto usando approcci sia qualitativi che quantitativi. Dai risultati emerge che gran parte degli attuali proprietari sono propensi a scegliere nuovamente la razza e anche a consigliarla ad altri: forse, quindi, quella dei bouldogue francesi e altri cani brachicefali non è una moda passeggera.

Tra salute e popolarità

Problemi alla spina dorsale e di respirazione, malattie agli occhi, problemi al parto, maggior rischio di polmonite, sono solo alcune delle patologie cui i cani brachicefali come i carlini e i bouledogue francesi sono predisposti a causa della loro conformazione. Come OggiScienza aveva spiegato qui, il maltrattamento genetico non riguarda certo solo i cani brachicefali; tuttavia, il problema diventa particolarmente inquietante se si considera l’enorme popolarità che hanno oggi queste razze. Per esempio, nel 2018 il bouledogue francese è stato il cane più popolare in Gran Bretagna, ed era al quarto posto negli Stati Uniti (dove nel 2014 era al nono posto), seguito a ruota dal bulldog.

Una scelta che può apparire davvero paradossale, se si considera quanto impegno economico ma anche emotivo sia necessario per convivere con un cane che non sta bene. Perché, allora, questi cani continuano a essere così popolari? Cosa influenza le scelte dei futuri o attuali proprietari? Alcuni studi hanno già cominciato a dare delle risposte. Per esempio, le caratteristiche fisiche che rientrano nel baby schema (quei tratti che richiamano all’aspetto infantile e che sembrano essere alla base dell’attrazione che proviamo per i cani) sono particolarmente marcati nei cani brachicefali. Uno studio di pochi anni fa aveva mostrato come proprio l’aspetto fisico sia particolarmente importante per chi sceglie cani brachicefali, perfino più importante rispetto a longevità e salute. Un altro lavoro (OggiScienza l’ha raccontato qui), condotto in Danimarca, almeno per la scelta di bouldogue francesi, un fattore importante sarebbe il carattere.

Fedeltà alla razza

Se le motivazioni che portano a scegliere una determinata razza sono state indagate in letteratura, comunque, molto resta da capire su quanto i proprietari siano propensi a fare la stessa scelta in futuro e ancora meno quanto la consiglierebbero.  Gli autori del nuovo articolo usano un termine particolare per indicare questa propensione: la “fedeltà alla razza”. E il rischio, scrivono, è che l’attuale boom di acquisti non diminuisca, come avvenuto in passato per altre razze, ma si stabilizzi a livelli alti – pesando sul benessere dei cani e dei loro umani – se chi oggi possiede un cane brachicefalo sviluppa la fedeltà per quella determinata razza.

I ricercatori hanno quindi cercato di capire innanzitutto se i proprietari di cani brachicefali (bulldog, bouldogue francese e carlino sono le razze indagate) li sceglierebbero nuovamente e se li consiglierebbero ad altri. Questa prima parte del lavoro si è basata su ben 2.168 questionari somministrati a proprietari in Gran Bretagna: la stragrande maggioranza (il 93%) ha risposto che avrebbe ricomprato la stessa razza, e quasi due terzi che la consiglierebbe – un dato che supporterebbe la presenza di “fedeltà alla razza”.

Criteri di scelta

Successivamente, i ricercatori hanno usato un metodo statistico per evidenziare quali fattori influenzassero i proprietari a consigliare, o a sconsigliare, un cane di quella razza. Tra gli elementi che entrano in gioco vi sono il comportamento (lo standard delle tre razze studiate le indica come affezionate e di natura gioiosa, ma alcuni studi le indicano anche come più propense ad abbaiare in modo persistente e meno addestrabili) e lo stile di vita dello stesso proprietario (che tende a consigliarli per il loro stile di vita “sedentario” e l’essere adatti a un appartamento, anche con conseguenza negative), nonché la vicinanza emotiva che stabilisce con il cane. Anche l’essere alla prima esperienza sembra avere un ruolo: in questo caso, cresce la probabilità che il proprietario desideri riacquistare la razza e la suggerisca ad altri.

Non da ultimi, ovviamente, hanno un peso i problemi di salute: per chi si è confrontato con la malattia o la necessità d’interventi chirurgici per il proprio cane, diminuisce la probabilità che desideri nuovamente o consigli la razza. E se questo può apparire poco sorprendente, gli autori sottolineano però anche come la netta maggioranza di chi ha partecipato al questionario resti propenso per la stessa razza, nonostante in molti casi i cani avessero una o più patologie. L’influenza dello stato di salute, scrivono quindi gli autori, resta meno forte di quanto ci si potrebbe aspettare.

Nonostante alcuni limiti, come la scelta del campione (la grande popolarità di bouldougue francese e carlino fa sì che vi fosse un bias verso i cani giovani e siano meno rappresentati, invece, i più anziani), i risultati di questo lavoro mettono bene in evidenza quanto sia complesso il processo decisionale che porta all’acquisto di determinate razze. E suggeriscono che la grande popolarità dei cani brachicefali possa non essere un fenomeno passeggero: «Anche se la popolarità di una determinata razza canina di solito ha un boom e poi decresce, i nostri risultati sono particolarmente preoccupanti, perché indicano che il “boom dei brachicefali” è qui per restare. I proprietari si stanno affezionando all’amabilità di questi cani, ma stanno anche rendendo normali i loro terribili problemi di salute», commentano gli autori in un comunicato.

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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.