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Maria Dalle Donne, la prima medica di Bologna

Con la vita accademica sotto la luce di Laura Bassi, Maria Dalle Donne è diventata essa stessa un role model per donne venute dopo di lei.

Per chi vuole leggere alcuni fatti della storia sotto la luce del Caso, nel 1778 c’è stato un passaggio di testimone tra le Dotte di Bologna: il 18 febbraio morì Laura Bassi e il 12 luglio nacque Maria Dalle Donne. Se Laura Bassi ha aperto la strada alle donne nello Studio bolognese allora possiamo dire senza troppi giri di parole che Maria Dalle Donne l’ha percorsa con tenacia, eguagliando la fisica che fu per lei sempre un punto di riferimento.

La scoperta di una enfant prodige

Maria Nanni nacque a Roncastaldo, un borgo di 600 anime arroccato sugli Appennini bolognesi, da una famiglia di umilissime origini. Poco si sa della sua infanzia ma si sa che suoi genitori, Carlo e Caterina, erano contadini. La piccola, sofferente di una non ben nota patologia, non potendo essere di aiuto alla famiglia nel lavoro nei campi, fu affidata alle cure di un parente paterno, don Giacomo Dalle Donne – di cui assumerà il cognome da adulta, diacono della parrocchia di Medicina, una frazione di Bologna. Anche qui, chi vuole leggere un segno del Caso faccia pure.

Don Giacomo cominciò a istruire la bambina e si accorse immediatamente che la piccola aveva doti non comuni di intelligenza e capacità di apprendimento. Questa vivacità intellettuale lo spinse a presentare l’alunna a Luigi Rodati, medico e botanico di Bologna. Anche Rodati rimase colpito dall’intelligenza di Maria e soprattutto della sua velocità a imparare il greco e il latino e convinto di poter fare della sua giovane allieva la nuova Laura Bassi, cominciò a curare esclusivamente l’istruzione di Maria impartendole lezioni di scienze e materie umanistiche. 

Una nuova Laura Bassi

Quando nel 1792 Rodati fu chiamato dall’Università di Bologna a insegnare patologia e medicina legale, Maria lo seguì e Rodari affidò la sua educazione ai migliori maestri dello Studio. Con il matematico Sebastiano Canterzani seguì lezioni di filosofia e poi fisica con Giovanni Aldini, anatomia e patologia con Gaetano Uttini ma soprattutto chirurgia ostetrica con Tarsizio Riviera. Maria assorbiva dai suoi maestri tutto e molto in fretta, l’eccitazione per avere tra le fila bolognesi una giovane di talento pari a Laura Bassi era forte. Fu Riviera a spingere Maria a pensare sempre più seriamente alla laurea in medicina e filosofia, com’era uso all’epoca, sia per il riconoscimento del suo sapere sia perché potesse provvedere a se stessa con il lavoro di dottoressa.

Prima di poter ottenere la toga d’ermellino, Maria dovette sostenere nella chiesa di San Domenico, nell’agosto 1799, una disputa pubblica per dimostrare il proprio valore. Per tre giorni tenne testa a medici e filosofi, forte della sua preparazione scientifica. Il suo successo fu tale per cui, confortata dall’esultanza dei suoi maestri, chiese al Collegio di essere ulteriormente esaminata, questa volta per ottenere il la laurea e il titolo di Dottore(ssa) in medicina e filosofia.

La prima medica laureata a Bologna

Il 19 dicembre 1799 Maria doveva sostenere il suo esame di laurea. Quattro ore prima della discussione le vennero presentate le due tesi che avrebbe dovuto difendere. Accompagnata non dai suoi maestri ma da Clotilde Tambroni, filologa e grecista e unica docente di lingua e letteratura greca nell’ateneo bolognese, Maria estasiò l’intero collegio convocato nel teatro anatomico dell’Archiginnasio con la sua padronanza delle materie, la sua eloquenza in latino e la sua sicurezza. Discusse di diversi argomenti, chirurgia, dietetica, farmaceutica, ma quello che le stava più a cuore – e che poi diventò la sua occupazione – era l’ostetricia e la cura del neonato. Approfondì temi ancora poco trattati all’epoca, come la circolazione placentare e le malformazioni fetali e cominciò a gettare le basi della moderna neonatologia.

La laurea le fu assegnata per acclamazione e a consegnargliela fu il suo maestro Riviera. Maria Dalle Donne era la prima donna a laurearsi in medicina nell’ateneo bolognese e a ricevere il permesso di poter esercitare liberamente la professione medica.

Una vita per l’insegnamento

Dopo le insigne dottorali, Maria chiese di essere esaminata per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Nuovamente nella Chiesa di San Domenico, nel corso del maggio 1800 Maria sostenne tre tesi di carattere storico-medico sulla funzione dei diversi organi e sui vari metodi terapeutici (Ex Anatomia et Physiologia ed Ex Universa Medicina, la terza purtroppo è andata perduta) richieste per ottenere l’abilitazione. L’attenzione delle tre dissertazioni era tutta per la salute femminile in fase di gestazione, sulla circolazione del sangue nell’utero e, ovviamente, l’ostetricia. Il 31 maggio Maria venne iscritta in soprannumero all’Accademia dei Benedettini e ottenne così l’abilitazione, come accadde a Laura Bassi nel 1745.

La fama di Maria a questo punto non aveva più limiti. Il conte Prospero Ranuzzi, filantropo bolognese e protettore delle scienze, estasiato dalla professionalità della dottoressa decise di assegnarle una rendita annua per finanziarle ulteriori studi e le fece dono di una preziosa raccolta di strumenti per lo studio della fisica. Ma soprattutto, quando nel 1804 venne aperta a Bologna la Scuola per levatrici, a Maria ne venne affidata la direzione.

Con alcune difficoltà, le lezioni si svolgevano a casa di Maria, in centro a Bologna. Il corso aveva la durata di un anno: i primi sei mesi erano esclusivamente teorici e solo dopo si poteva iniziare la pratica, affiancata da una levatrice pubblica esperta. Maria era molto rigorosa nella selezione delle allieve, alle quali chiedeva applicazione e dedizione. Nonostante fosse esperta di latino e greco, non disdegnava di esprimersi in dialetto con le sue alunne pur di essere capita. Se capitava che qualche sua allieva meritevole si trovava in difficoltà, Maria pagava ogni sua spesa pur di farla continuare negli studi. Rigorosa con tutti, non promuoveva nessuna se non se lo meritava, per prevenire morte in fasce evitabili con l’aiuto di una brava levatrice. A quanto si legge nelle memorie di alcune sue allieve era molto severa e rigorosa quando doveva formare le levatrici che avrebbero operato in campagna e in zone isolate, conscia della mancanza del supporto ospedaliero.

Da enfant prodige a role model

Maria Dalle Donne portò avanti l’insegnamento fino alla sua morte, il 9 gennaio 1842, quando venne colpita improvvisamente da una sincope. Il suo epigrafo sulla lapide alla Certosa di Bologna recita: «donna di grande dottrina – illustre per ogni genere di virtù – dottoressa in filosofia e medicina». Come Laura Bassi fu un riferimento per lei, Maria Dalle Donne è diventata con il tempo un esempio di dottoressa e insegnante. Nel 1964 Edmea Pirami ebbe a ricordarla alla Società medico chirurgica di Bologna: 

«Noi, donne medico di oggi, riconosciamo nella sua vocazione la medesima nostra vocazione. A noi, questa dottoressa del primissimo ‘800, appare come l’anticipatrice della nostra vita professionale odierna. In lei vediamo, ancora una volta, come l’umiltà delle origini non impedisca affatto l’ascesa a chi adopera i propri talenti con disciplina e buona volontà. In lei, infine, ammiriamo la dedizione completa alla medicina».


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Serena Fabbrini
Storica della scienza di formazione, dopo un volo pindarico nel mondo della filosofia, decido per una planata in picchiata nella comunicazione della scienza. Raccontare storie è la cosa che mi piace di più. Mi occupo principalmente di storie di donne di scienza, una carica di ispirazione e passione che arriva da più lontano di quanto pensiamo. Ora dedico la maggior parte del mio tempo ai progetti di ricerca europei e alla comunicazione istituzionale.